Un anno senza Peter Pan: quanto manca …

Robin Williams - CopiaL’inferno non esiste. Il vero inferno è una vita andata storta. Così recitava una celebre frase del film “Al di là dei sogni”. E allora cosa deve essere andato così storto nell’esistenza di uno dei più grandi istrioni di Hollywood, Robin Williams, tanto da spingerlo un anno fa a compiere un gesto così estremo? Era l’11 Agosto 2014 alle 12: fu trovato suicida con una corda stretta attorno al collo nella sua casa di Paradise Cay, in California.
Esclusa dall’autopsia l’ipotesi che l’attore avesse assunto droga o alcool prima del decesso, tutt’ora rimane la terribile malattia neurodegenerativa di cui soffriva Williams, la demenza da corpi di Lewy, la causa delle frequenti allucinazioni di cui era preda. L’ultima, quella fatale, probabilmente l’ha indotto a togliersi la vita.
Dunque non è né il primo né l’ultimo caso di personaggio pubblico e famoso su cui incombe il peso enorme del successo, della popolarità, un peso insostenibile aggiunto a quelli che normalmente affliggono la gente comune. Troppo spesso auto, megaville e yacht lussuosi non solo non mettono a riparo, ma addirittura espongono maggiormente le star dello spettacolo al pericolo di quel male oscuro, che divora l’anima fino ad annientarla: la depressione.
Era proprio questo di cui tra alti e bassi era succube da anni Robin Williams, diverse volte ricoverato in clinica per curarsi dalla dipendenza da alcool e droghe. Proprio quando tali problemi sembravano ormai da un po’ di tempo non preoccupare più la salute di Robin, lo sconvolgente epilogo dello scorso agosto …
Eppure a distanza di un anno la morte del dolce Peter Pan del film “Hook- Capitan Uncino” fa ancora male al mondo del cinema e ai suoi innumerevoli fan che hanno vissuto la sua scomparsa come la perdita di un parente o di un amico. Perché è questo che lo straordinario attore trasmetteva al pubblico attraverso i suoi film, sin da quel “Braccio di Ferro” che dopo quello della serie televisiva “Mork e Mindy”segnò il suo primissimo esordio cinematografico nel 1980.
Fu però “Good morning Vietnam” a consacrarlo nella Mecca del Cinema grazie alle sue fantastiche improvvisate nei panni del conduttore radiofonico militare americano. Ed è tutt’oggi quell’immenso capolavoro di Peter Weir che è “L’attimo fuggente”, dove gli studenti si innamorano a prima vista di quel professore tenace e rivoluzionario, così fuori dagli schemi, che è rimasto nel cuore di tutti. Ma anche il folle professore di storia medievale di “La leggenda del re pescatore” non è certo disdegnato dal pubblico dell’eclettico attore di Chicago, mentre dai più piccini è apprezzatissimo quello di “Un professore tra le nuvole” interpretato per la Disney Flubber.
Sempre all’insegna del ruolo comico-drammatico, magistralmente impersonato nel proprietario della fabbrica di giocattoli di “Toys”, o come in “Patch Adams” e nell’irriconoscibile colf in “Mrs Doubtfire”, è sempre e solo stata l’improvvisazione dall’humour ingegnoso e veloce il cavallo di battaglia del grande Robin.
Eppure l’incantatore di platee si sentiva estremamente solo e indifeso nella sua vita privata, proprio come il commesso morbosamente affezionato ai suoi clienti, che perde la testa dopo essere stato licenziato in “One Hour Photo”.
E se “Genio ribelle” gli regala l’Oscar nel 1998 come Miglior attore non protagonista, al di fuori dello schermo non sarà lo stesso. Resta il rimpianto perché Robin forse non ce l’aveva fatta a ribellarsi alle ingiustizie sociali che attanagliano il mondo, quel mondo che faceva tanto soffrire il suo animo sensibile, un mondo in cui, tenero e fragile com’era, non si riconosceva affatto.
Re della comicità, ma anche intenso e misurato in ruoli meno divertenti, Robin Williams non potrà non essere ricordato in questi giorni: le tv americane e internazionali faranno speciali, l’Italia lo celebrerà attraverso Sky Cinema e saranno numerosi coloro che vorranno lasciare un fiore davanti alla sua casa di Paradise Cay.
Ciao Capitano, mio capitano, manchi troppo …

Nina Panariello