Sia la luce

downloadNAPOLI – Nei suggestivi saloni di Castel dell’Ovo, sabato 18 ottobre alle ore 18, sarà inaugurata “Sia la luce”, la prima mostra d’arte internazionale di pittura e scultura italo-brasiliana, in cui gli artisti di grande fama Silvana Galeone e Carlos Araujo esporranno le loro opere.
L’esposizione, aperta fino al 28 ottobre, rappresenta la prima tappa di un percorso che porterà le opere degli artisti nelle più prestigiose location espositive italiane.
La rassegna segna l’incontro di due mondi creativi: il brasiliano e l’europeo, uniti dal fil rouge della bellezza del Sacro e del mistero del Profano. La mostra giova del Patrocinio Morale dell’Arcidiocesi, della Regione Campania e del Comune e della Camera di Commercio di Napoli ed è realizzata in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli.
Il Cardinale Crescenzo Sepe così ha espresso il suo pensiero in merito alla rassegna: «Mi è particolarmente gradito concedere il Patrocinio Morale dell’Arcidiocesi alla Mostra Sacra che si terrà a Napoli, in considerazione del suo indiscusso valore e dell’ autorevolezza degli Artisti ospiti della nostra amata città».

Silvana Galeone e Carlos Araujo con il cardinale Sepe
Silvana Galeone e Carlos Araujo con il cardinale Sepe

L’evento è stato illustrato lo scorso 7 ottobre all’Istituto di Cultura Meridionale di via Chiatamone, con la coordinazione del giornalista Ermanno Corsi, alla presenza di: Gennaro Famiglietti, Presidente dell’Istituto di Cultura Meridionale e Coordinatore della Federazione Nazionale dei Consoli, nonché promotore della mostra; Padre Giovanni Mancino, presidente dell’Associazione Eurocivitas; Nicola Barbatelli, curatore della rassegna; gli Assessori alla Cultura del Comune di Napoli e della Regione Campania Nino Daniele e Caterina Miraglia; Don Adolfo Russo, Vicario Episcopale per la Cultura Arcidiocesi di Napoli e gli artisti Silvana Galeone e Carlos Araujo.
Parallelamente a “Sia la luce” sarà presentata in anteprima – come tributo al mito della bella e infelice sirena Parthenope il cui corpo privo di vita giunse sulle sponde dell’isolotto di Megaride corrispondente al luogo dove sorge Castel dell’Ovo – la mostra dal titolo “Partenope – omaggio alla più bella leggenda del golfo” curata da Vincenzo Di Vaio, con l’esposizione di due meravigliose sculture.
La prima, realizzata dal giovane napoletano Vincenzo De Vito, rappresenta la sirena letta in chiave contemporanea: scarna e priva di colore, simbolo del contesto artistico odierno caratterizzato da una vacuità culturale.
L’opera realizzata da Silvana Galeone, invece, rappresenta Partenope aderendo al mito classico, ma rivisitato con un’interpretazione “materna”. La sirena, infatti, è accompagnata da un figlio a cui l’artista ha voluto dare il nome di Neapolis.
«Parthenope non è morta, Parthenope non ha tomba, Ella vive, splendida giovane e bella, da cinquemila anni; corre sui poggi, sulla spiaggia. È lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori, è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene (…) quando vediamo comparire un’ombra bianca allacciata ad un’altra ombra, è lei col suo amante, quando sentiamo nell’aria un suono di parole innamorate è la sua voce che le pronunzia, quando un rumore di baci indistinto, sommesso, ci fa trasalire, sono i baci suoi, quando un fruscio di abiti ci fa fremere è il suo peplo che striscia sull’arena, è lei che fa contorcere di passione, languire ed impallidire d’amore la città. Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non muore, non ha tomba, è immortale … è l’amore”. (Matilde Serao).

Tiziana Muselli