Sara Tonello, un’artista che insegue la leggerezza

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In una conversazione che ho avuto con Sara Tonello, ad una mia domanda su cosa era per lei l’arte,  mi ha spiegato che per lei l’arte è una condizione mentale.
Con la sua esuberante voglia di vivere e sempre col sorriso sulle labbra mi ha confessato che:«È un fatto di capa non puoi diventare artista o lo so sei o non lo sei, come non puoi capire l’arte perché qualcuno te la spiega».
Per lei l’arte è una manifestazione della natura, più di quanto si dice essere un dono naturale. Per lei l’arte si vive. È una vera e propria epifania della più potente delle energie naturali, che come disse Erri De Luca, partendo dal centro della terra e vincendo la forza di gravità, si espande verso tutti i punti dell’universo attraversando ogni cosa, animata e non, la bellezza.
La bellezza, che nonostante attraversi ogni cosa animata e non, si manifesta fuori solo da alcune persone,  di solito artisti o gente che vive nell’umiltà (da umus, terra, quindi quando dico umiltà mi riferisco a quella gente che vive a contatto stretto con la terra, come un contadino o un pescatore).
Quella bellezza attraversa  anche Sara Tonello, e dall’artista è manifestata dalla sua opera e dal suo modo di essere. È Leggera.
Sara Tonello. Un’artista  che insegue la leggerezza.
La leggerezza che non è mai superficialità.
Non ama classificare l’arte in categorie, in generi, in stili, ma la distingue  in due livelli: un livello alto, subliminale, ed un livello mediocre, che, come afferma l’artista: «È quello della massa. Dove si spendono tante parole  solo per collocare, vendere».
Per lei l’Arte, quella del livello subliminale, è essenzialità, empatia e aggiunge: «Ma questo è un mio pensiero. Mica la verità».
È dissacrante, superficiale e allo stesso tempo profonda, affrontando temi di grandissimo spessore emozionali e sociali, come quelli della solitudine, della violenza sulle donne, dell’infibulazione. Non persegue verità assolute, dice di sé, con una vena ironica che sempre accompagna i suoi discorsi: «Sono io l’assoluto».
E basta solo questa semplice battuta per delineare i confini della personalità eclettica di un’artista postmoderna che, superando i dogmi, le verità assolute che i vari ismi del secolo scorso hanno caratterizzato la produzione artistica, spesso con una presunzione tale da impantanare il linguaggio dell’arte all’interno di categorie astratte e comprensibili a pochi eletti,  mi lascia intendere che per lei è tutto relativo: se è lei l’assoluto vuol dire che ognuno di noi è l’assoluto; per cui l’universo intero è abitato, nella sua visione frammentaria e visionaria, da infiniti assoluti.
Il linguaggio di Sara è immediato, forte, dissacrante, emozionante, divertente, sofferente, semplice, leggero. Rosso, come la paura, come lo stupore. Acqua, che prende la forma di ogni forma inventandone sempre una nuova.
La malinconia, motore per lo slancio, lo scatto che le permette di vivere la leggerezza assoluta nei suoi universi, abitati da suoi fantasmi, dagli incubi che riesce ad esorcizzare  e rendere poesia.
Sono felice di aver conosciuto questa artista, sono sempre felice di conoscere ogni volta chi sente e sa riproporre con i propri strumenti, quella energia potente che la sta attraversando, con una forma, con un colore, con una parola, con un suono. Con Poesia.
(Foto: santiFICAzione, di Sara Tonello)

Mario Scippa