Riforma elettorale o confusione?

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Il grande ed attualissimo Totò

A me, per dire la verità, la confusione non piace affatto; posso consentirla sulla mia scrivania, ma non nelle regole guida del mio paese. Oggi il capo dello Stato preme perché la legge elettorale venga finalmente formulata e varata. L’ansia del Presidente della Repubblica è giustificata dal tempo abbastanza lungo per l’approvazione ed il breve tempo a disposizione per Lui che fra qualche mese dovrà lasciare il Quirinale.
Credo che sia noto a tutti i miei amici e tutti quelli che mi leggono, che la barba non mi è cresciuta da poco e che di esperienza ne ho, presumo, un pochino più di tanti altri e di elezioni ne ho viste tante, a cominciare dal referendum Monarchia – Repubblica, durante il quale ero stato nominato presidente di seggio. Da allora, acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Con questo voglio significare che un po’ di esperienza in fatto di elezioni ce l’ho, anche perché mi è capitato di essere io stesso candidato a qualche cosa come comune, provincia, regione e, perché no, anche al senato.
Allora i partiti si facevano la propria campagna elettorale e ad elezione avvenuta, con la designazione del presidente del consiglio, cominciava il cosiddetto “mercato delle vacche”: tanti seggi a me, tanti a te e così via. Ma i governi duravano pochissimo rispetto alle esigenze del Paese: forse si arrivava a rattoppare qualche buco, ed il tutto in funzione del clientelismo elettorale favorito certamente dallo statalismo imperante.
Grosso modo le cose sembravano migliorare col bipartitismo in cui le alleanze si dovevano fare prima delle elezioni. Poi, eliminato il mercato post-elettorale per la formazione del consiglio, si accentuò, invece, il mercato interno alle alleanze ed agli stessi partiti.
Purtroppo, occorreva tenere buoni i vari componenti: si aumentava tutto. E lo si poteva fare perché il tempo delle “ vacche grasse” non era finito: aumentavano le commissioni, gli stipendi, i privilegi, le comodità varie e con queste “bazzecole“ aumentava il debito pubblico già elefantiaco. Si faceva, cioè, quello che si voleva, se la Lira non bastava se ne stampava o se ne coniava dell’altra. In effetti era una operazione conveniente perché, riducendo il valore della moneta si acquisiva una sua particolare “ spendibilità “ da parte delle altre nazioni, rendendo il commercio con l’estero più redditizio.
Non solo: il valore della lira oggi basso, domani alto e dopo domami un’altra volta alto, facilitava un giochetto utile ad alcuni ed è presumibile, anche se non assolutamente certo, che le  spese delle elezioni venissero fuori da questo tipo di altalena.
Comunque, le vacche grasse davano buon latte, ma non tutte le cose durano a lungo, specialmente quando subentra la speculazione che rende magro anche il grasso.
Oggi, più di ieri e meno di domani, i giornali parlano di scandali da ogni parte ed il governo tenta di metterci un freno con una legge che, invece di negarla,  ne conferma dolorosamente l’esistenza.
Forse le nuove elezioni potranno ovviare ad inconvenienti di questo genere e  per farlo è assolutamente necessario che nelle norme elettorali non ci siano “spifferi” di aria velenosa, cioè non si dia adito a qualunque tipo di commercializzazione.
I particolari sono molto lunghi per enumerarli tutti, ma vorrei accennarne alcuni che sono la prime mosse che possono raddrizzare il raddrizzabile: elezione diretta del Presidente della Repubblica, più poteri al Presidente del Consiglio, ineleggibilità di chi ha guadagnato penalizzazioni da parte della Giustizia, ritorno alle preferenze per restituire al Popolo la prerogativa della scelta dei candidati, diminuzione drastica del numero dei deputati, dei senatori, dei consiglieri alle Regioni, ai Comuni ed alle Province. È di questi giorni la previsione di una loro diminuzione seguendo la via degli accorpamenti.
Speriamo che sia vero e non, come al solito, fumo da lanciare negli occhi dell’elettorato.
Volevo aggiungere qualche particolare  commento sul timore di una eventuale diserzione degli elettori e sulle alleanze dei partiti, ma non posso dilungarmi più oltre, almeno per il momento.
Vi ringrazio per la vostra disponibilità ad ascoltare le mie esperienze e come sempre vi saluto col massimo rispetto,  vostro

Sante Grillo