Paolo Villaggio attacca ancora: "Il Sud è terribile!"

Il ragionier Ugo Fantozzi interpretato dall'attore Paolo Villaggio (foto: web)

“Fracchia contro i fantasmi”, sarebbe questo il titolo più adatto per una nuova sceneggiatura di una comicità irridente targata Paolo Villaggio. L’ex attore, diventato famoso per le pellicole relative ai disastri del ragionier Ugo Fantozzi, da qualche tempo snocciola verità, o pseudo tali, da vero uomo senza peli sulla lingua anche se spesso e volentieri i contenuti delle uscite mediatiche non solo sembrano essere ben lontani dalla realtà, ma perfino sconnesse e talvolta fastidiosamente discriminatorie.
Ultima, in ordine di tempo, la dichiarazione rilasciata al Festival delle Serre di Cesarano definendo il Sud “terribile” avendo intravisto “una cultura di scambio alimentata in tutti questi anni” come primo colpevole del degrado. Inoltre, sempre Villaggio dichiara: “La corruzione è cresciuta indisturbata. Mi è bastato vedere, appena arrivato in Calabria, il vostro litorale rovinato da costruzioni abbandonate, decadenti, obbrobriose. Ma perché… perché?”. Purtroppo la risposta a questi perchè è ben chiara, ma scomoda e spesso derisa proprio per renderla inoffensiva. La realtà dei fatti, invece, propone una chiave di lettura ben diversa da quella snocciolata con sufficienza: Napoli città degradata, ma questo rispecchia solo la Napoli che stampa e tv vogliono mostrare e far credere perchè più piacevole e miracolosamente utile nel nascondere i veri disastri che Napoli è costretta a subire. Facile mostrare, e giudicare, su quei soliti fotogrammi ricchi di immondizia, droga e camorra, senza considerare la stragrande maggioranza dei fotogrammi ignorati e omertosamente omessi. Villaggio, probabilmente, non si sarà soffermato sulle bellezze storiche e naturalistiche evidentemente defraudate da una gestione amministrativa e politica iniziata centosessanta anni fa. E per il resto? La Calabria non è così diversa da buona parte del paese se si escludono le promesse mai mantenute dal tricolore. Infine, ma solo per ora, la generalizzazione del “Sud Terribile” come se il paese dalla cintola in su fosse un paradiso terrestre contornato da bon bon e zucchero filato che nasconde, eroicamente, l’inferno del meridione. Eppure non sembra che avvenimenti come “Tangentopoli” siano nati a Napoli, Palermo o Reggio Calabria così come Genova, città natale di Villaggio, non sembra essere così pura da costruzioni abusive, obbrobbriose e decadenti.
 Ben prima di questa circostanza, però, il buon Villaggio si è reso protagonista di uscite dilettiche non proprio simpatiche con atteggiamenti allusivi ed espliciti. In occasione della drammatica alluvione che colpì Genova, Paolo Villaggio rilasciò una sconcertante e incredibile verità sulla vera natura della tragedia: “Sono colpito ma anche vaghissimamente indignato perchè i liguri hanno la presunzione di essere una cultura anglosassone diversa dalla cultura sudista borbonica che è forse la piaga di tutta l’Italia”. Ora, premettendo che il connubbio tragedia idrologica-cultura borbonica non ha alcun senso, la dichiarazione fantozziana mette in mostra anche determinati limiti storici e culturali dell’attore generati dal sistema italiano volto a sconfessare e omettere la realtà dei fatti. L’assurdo storico viene toccato proprio in questo punto: Villaggio scarica la colpa sulla cultura borbonica, ma la storia, quella vera e non emarginata, parla di ben altro e cioè di una veduta borbonica ben diversa da quella strumentale e retorica di stampo italiano. Furono i Borbone, infatti, ad avanzare le prime opere di prevenzione a riguardo di calamità naturali e gli esempi sono sotto gli occhi di tutti: Regi Lagni, ossia una bonifica nelle campagne del casertano volta ad arginare inondazioni e permettere la dovuta irrigazione attraverso un sistema di canali e diramazioni. Oggi è una sorta di discarica a cielo aperto eppure oggi la cultura non è borbonica, ma italiana! E cosa dire di altri interventi di architettura geologica che portano le acque piovane a sfociare nel Tirreno o del sistema alveare costruito non solo per evitare l’allagamento della città di Napoli e utile in termini di agricoltura?! Dove sono finiti? Chiedetelo a chi ha cercato di “riqualificare” Napoli per i mondiali del 1990 orginazzati in Italia e non nel Regno delle Due Sicilie!
Fatti e non sterili supposizioni discriminatorie. La realtà è spesso lontana dalla cozzaglia mostrata dalla retorica risorgimentale. Infine, ecco il Villaggio pensiero sulle Paraolimpiadi di Londra: “Non fa ridere una partita di pallacanestro di gente seduta in sedia a rotelle, io non le guardo, fa tristezza vedere gente che si trascina sulla sedia con arti artificiali. Mi sembra un po’ fastidioso, non è divertente”. In questo caso la questione è puramente soggettiva, ma la dichiarazione fa intendere come l’attore genovese non sia riuscito a cogliere in pieno il senso di tali manifestazioni. Le Paraolimpiadi non nascono per divertire o per mostrare una finta pietà, bensì veri e propri giochi sportivi riservati a diversamente abili e il fine è intrinseco all’ideologia sportiva di base costituita sulla competizione e sul rispetto. Un modo per far capire a tutti, ma proprio a tutti, che soffermarsi alla superficialità delle cose è segno di eterna ignoranza. Oltretutto, almeno ad oggi, non risultano medaglie di cioccolata riservata ai vincitori ed è inconcepibile, per questioni di integrità culturale e di coscienza, privare a chi già vive con grandi difficoltà la possibilità di sentirsi “normale”. Strimpellano queste dichiarazioni, ma per un momento viene in mente anche la becera figura mostrata da Paolo Villaggio nel riascoltare le parole di Alex Zanardi: “Dall’incidente del 2001 ho ricominciato a vivere e in quasi 11 anni ho vissuto momenti bellissimi”. Zanardi, da quel 2001, non si è mai ripetuto allo specchio “io speriamo che me la cavo”, ma forse dovrebbe farlo Villaggio prima di una prossima dichiarazione…