Panem et circenses

franchetti gladiatoriERCOLANO  (NAPOLI) – Al MAV (Museo Archeologico Virtuale) venerdì 24 luglio si è svolta la presentazione del saggio “Panem et circenses” di Giorgio Franchetti, presidente dell’associazione culturale SPQR, da sempre appassionato di storia romana ed in particolare affascinato dalla figura del gladiatore. Il titolo riprende la celebre invettiva di Giovenale sulla decadenza del popolo romano, che « … un dì l’imperio dava i fasci e le legioni e tutto, inerte or sta, sol di due cose pago: pane e circensi».

L’associazione culturale SPQR è formata da amanti della storia di Roma che desiderano rievocarla mediante ricerche documentate su fonti storiche e immagini iconografiche. Collabora con le maggiori emittenti televisive che realizzano documentari su Roma: come Ulisse di Alberto Angela, The History Channel, The National Geographic Channel. Collabora, inoltre, con Focus Storia e con la rivista Ars Historiae. L’associazione organizza eventi di ricostruzione storica all’interno dei maggiori siti archeologici italiani.

La presentazione è stata moderata dal vicesindaco di Ercolano, Ciro Iengo ed ha previsto in conclusione l’autorevole intervento dell’archeologo Giuseppe Maggi.

Franchetti, con l’ausilio di alcune slides, ha presentato il suo volume come un compendio di fonti storiografiche provenienti da studi classici e recenti acquisizioni intorno all’origine del fenomeno dei combattimenti gladiatori, di cui ha cercato di fornire le più esaustive informazioni ed un’ordinata sistemazione documentale, contravvenendo alla ormai consolidata ma inesatta immagine che ci è stata trasmessa dalla cinematografia.

Nel vagliare le ipotesi che vorrebbero all’origine di questo spettacolo circense i popoli Sanniti ed Etruschi e dimostrando la verosimiglianza tanto dell’una quanto dell’altra teoria, Franchetti ha illustrato come il carattere sacro che era alle origini  – probabilmente all’epoca della seconda repubblica – di queste manifestazioni, fosse poi, con il tempo, scivolato nella pura spettacolarizzazione, destinata al soddifacimento grottesco degli istinti sadici dei monarchi, dell’amministrazione e degli spettatori.

Questo genere di spettacolo, inizialmente concepito come un munus (dal latino arcaico: dono) aveva lo scopo di placare l’ira di una divinità, attraverso il sacrificio umano.

L’autore ha inoltre dimostrato l’inattendibilità di alcuni falsi miti, ritenuti generalmente autentici. La frase «Ave  Caesare, morituri te salutant», ad esempio, entrata nell’immaginario collettivo come una formula fissa che i gladiatori erano obbligati a pronunciare prima di ogni torneo, in realtà sarebbe stata pronunciata una sola volta, in occasione della naumachia – spettacolo che rappresentava una battaglia navale – dell’imperatore Claudio nel 52 d.C.

Gli spettacoli gladiatori assolvevano, talvolta, ad una funzione propagandistica. Il monarca ne faceva un prestigioso sfoggio, obbligatorio e ufficiale quanto i ludi circensi. In seguito ai decreti di Augusto l’impero destinò loro sfarzosi e monumentali edifici, noti come anfiteatri.

maggiIl viaggio nel tempo sul filo conduttore della storia romana intrapreso dal pubblico nell’auditorium del Mav, è proseguito grazie al suggestivo intervento del celebre archeologo napoletano Giuseppe Maggi che si è occupato, dalla fine degli anni Cinquanta, dei siti archeologici di Ercolano e Pompei.

Sollecitato dal vicesindaco, ha evocato con emozione il momento del rinvenimento di corpi umani nelle terme suburbane di Ercolano. Forte di una precisa convinzione, secondo la quale durante l’eruzione che distrusse la città nel 79 d.C., difficilmente gli abitanti di Ercolano avevano potuto trovare scampo in un’area « … in excelso loco proptermare … inter duos fluvios», codiuvato da un’équipe finanziata dalla National Geographic Society di Washington, seguì direttamente gli scavi che portarono alla luce uomini, donne, bambini, e persino un cavallo imbizzarrito.

La sua idea di coinvolgere la Nasa per la creazione di capsule di ibernazione che permettessero di conservare i corpi così come erano stati trovati, non ebbe seguito, a causa della riluttanza degli ambienti politici che non videro di buon occhio il progetto americano, e così le fisionomie dei volti che l’acqua aveva reso cerei ma illesi, si disgregarono rapidamente al contatto degli agenti atmosferici.

L’evento è proseguito con la simulazioni di scontri tra gladiatori e l’esposizione di armature, strumenti chirurgici storici ed attrezzi mirabilmente ricostruiti e con la degustazione di cibi romani, come garum (salsa liquida di interiora di pesce e pesce salato), mulsum (miscela di vino e miele) e libum (focaccia di farina simile al pane).

Francesca Mancini