Palazzo Sogliano al Museo del Corallo

Sveva Casati ModignaniNAPOLI – La scrittrice milanese Sveva Casati Modignani martedì dicembre ha presentato al Museo del Corallo di piazzetta Serao nell’angiporto della galleria Umberto I il suo ultimo libro Palazzo Sogliano, ed. Sperling & Kupfer,.
All’incontro, insieme all’autrice, è intervenuta la scrittrice Santa Di Salvo; nel corso dell’evento l’attore Arturo Muselli, accompagnato dal flauto di Filippo Staiano, ha letto alcune pagine del libro.parole e musica
Il Museo del Corallo della famiglia Ascione rappresenta la più antica produzione di Torre del Greco nella lavorazione di questo materiale, come della madreperla, delle pietre dure e dei metalli preziosi; nella piccola ma squisita esposizione è possibile ripercorrere la lunga storia dell’amore per il corallo di questa dinastia, oltre che attraverso le significative creazioni dell’azienda, anche ammirando una ricca collezione di documenti originali, fotografie e strumenti di lavoro.
Questa realtà nacque nel 1855 dal genio di Giovanni Ascione, figlio dell’armatore di coralline – imbarcazioni attrezzate per la pesca del corallo – e commerciante di corallo grezzo Domenico, che si dedicò a questa manifattura, attività importata a Torre del Greco agli inizi del XIX secolo.
Non è certamente casuale la scelta del luogo in cui la scrittrice ha parlato del suo romanzo; Palazzo Sogliano racconta, infatti, la storia di una famiglia di corallari torresi, che prende spunto dall’episodio drammatico della morte del pater familias Edoardo, dal quale si dipana una vicenda al femminile che vede protagoniste una moglie ed una suocera, impegnate nell’elaborazione del lutto oltre che nella gestione dell’impresa familiare.
Una rivelazione costituisce il vero fulcro della storia: la scoperta dell’esistenza di un altro membro della famiglia Sogliano. È un ragazzo cinese che Edoardo aveva avuto da una relazione occasionale con una donna conosciuta durante un soggiorno a New York.
Quando una donna settentrionale come Sveva casati Modignani incontra la straordinaria realtà manifatturiera del Sud, il fascino che ne subisce può spingere a raccontare storie, in cui situazioni delineate dai luoghi e dalle storie del vissuto quotidiano si fonde col carattere fittizio della narrazione. Palazzo Sogliano non esiste, come al contrario è radicata ormai da duecento anni la tradizione manifatturiera che coinvolge numerose famiglie che lavorano il corallo a Torre del Greco.
Sveva, ha spiegato dunque in maniera approfondita la genesi della sua curiosità nei confronti di questo materiale e della sua storia: «Il corallo lo conosciamo tutti, possedere un braccialetto o una collana di corallo non è una cosa rara e non le si dà infatti molta importanza.
Non è questa la cosa che ha suscitato in me una grande curiosità. La curiosità mi è nata quando ho conosciuto il mondo di questa gente ed ho scoperto che il corallo è un materiale ricchissimo di fascino.
Non è un minerale anche se ha l’aspetto di una pietra, non è un vegetale anche se ha l’aspetto di un ramo, e non è un animale anche e se nasce da milioni di minuscoli organismi colonizzatori.
Questa materia è legata a vicende scaramantiche: si dice che venisse regalato alle balie per aiutarle a procreare. Tutte le gioiellerie anche più modeste hanno oggetti di corallo.
A Torre del Greco conobbi queste famiglie che vivono da sempre di corallo. Mi dicevano di un vecchio corallaro che per tutta la vita dormì tenendo un rametto di corallo sul comodino; quando si addormentava lo stringeva tra le mani».
Sveva ha poi ripercorso ampiamente la storia della lavorazione, appresa precedentemente e durante la gestazione del suo romanzo.
«La produzione di manufatti in corallo nasce per volontà del re di Napoli agli inizi dell’800 per allontanare le donne torresi dal meretricio. Allora Torre era un borgo di poveri pescatori che lasciavano alle moglie un premio d’ingaggio e stavano via molti mesi. Poiché questi soldi finivano presto,  molte donne per guadagnare facevano ricorso alla prostituzione.
Il re di Napoli, per porre un freno a tutto ciò, mandò da Napoli un abate per insegnare alle donne la lavorazione del corallo. Inizialmente le donne, prime artigiane di questo materiale, lo lavoravano in casa, dando vita ad intere generazioni che hanno messo insieme una produzione poi diffusa nel mondo.
C’è un incredibile senso dell’avventura nella storia di queste donne che già a metà ‘800 attraversavano con il treno tutta l’Europa per vendere le loro produzioni. Ancora oggi, affrontano viaggi lunghissimi attraverso l’India, l’Africa, il Giappone, perché è impensabile che una famiglia torrese impianti un laboratorio da un’altra parte del mondo a causa di uno sbalorditivo attaccamento alle sue radici.
Le storie di queste famiglie sono molto affascinanti, persone che non si sono mai fermate davanti alle difficoltà. A mio parere questa realtà dovrebbe essere conosciuta in tutto il nostro Paese perché è una realtà sana e costruttiva oltre che ricca di fascino e di creatività».
Al termine dell’incontro, la signora Modignani ha firmato le copie del suo romanzo e salutato con affetto il pubblico presente.DSCN2168

(Foto by Francesca Mancini)

Francesca Mancini