Ozpetek racconta la sua vita di lacrime e sorrisi

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Ferzan_OzpetekNAPOLI – In un’atmosfera raffinata e calorosa nel pomeriggio del 24 giugno al Tennis Club in viale Dohrn il regista e scrittore Ferzan Ozpetek ha piacevolmente chiacchierato del suo nuovo libro “Sei la mia Vita”, ed. Mondadori, dove gli appassionati dell’artista turco naturalizzato italiano sono accorsi per conoscere la sua ultima opera, la seconda dopo “Rosso Istanbul”.
Il libro è un viaggio che emoziona sin dal titolo, che racchiude in un sms tutto l’amore del suo compagno e i quarant’anni di vita vissuti in Italia da Ozpetek: da quando nel 1976 si trasferì a Roma per studiare Storia del cinema all’Università Sapienza sino ad oggi.
L’elegante salotto gremito di ospiti è stato illuminato dal sorriso di un puntualissimo Ozpetek che sedutosi a fianco della giornalista Titta Fiore, ha iniziato subito a raccontare aneddoti riguardo alcuni dei tanti personaggi del suo libro-vita. Estremamente reali così come quelli dei fantasmi di un suo famoso film, tutti conosciuti in quel palazzone di via Ostiense dove abitava: mai nessun altro luogo avrebbe potuto fornire migliore materia su cui scrivere.
E allora nella galleria di soggetti c’è spazio per uno dei condomini, un espertissimo imbianchino che tutti chiamano “la stupida”: accompagnato dal regista per un sopralluogo dalla trans Vera, altra condomina, perché pitturi il suo appartamento, esordisce con un : «Però si devono togliere i quadri!…»

Ozpetek e Rosaria Di Cicco
Ozpetek e Rosaria Di Cicco

È la brava attrice partenopea Rosaria De Cicco, che ha recitato in ben tre film di Ozpetek, legata al regista da un grande affetto, a leggere e interpretare magistralmente due emozionanti episodi dal romanzo. Da bere tutto d’un fiato. Così come ha fatto lei stessa, ha dichiarato al pubblico.
Scroscianti gli applausi per l’intensità della De Cicco nel raccontare delle prime esperienze amorose di Ferzan: una sera è invitato da un amico ad andare in discoteca e a bere vodka. Mentre costui gli rivela brillo ma sincero i suoi sentimenti, il regista si ritrova a baciare un altro. Proprio nessuna differenza dunque con quello che accade ad un giovanissimo eterosessuale e a proposito di ciò il Maestro di “Mine vaganti” ha sottolineato al pubblico quanto odi la parola “omosessualità”. «Come se si trattasse solo di sesso, è già il termine discriminante in sé! Loro amano sinceramente, in modo autentico, puro!»
Coerente con il suo pensiero, afferma di non concepire i “Gay Pride” e punta poi dritto alla politica, che non dovrebbe preoccuparsi dei diritti dei gay, ma piuttosto di quelli umani, della società in genere, affinché sia più sana. Perché in fondo la vera preoccupazione di molti genitori non è tanto che i propri figli amino qualcuno dello stesso sesso, ma è proprio per le situazioni di disagio che si vivono in un Paese ancora fortemente omofobico come l’Italia. È questo per Ozpetek il vero male.
Lacrime e sorrisi dunque la vita di Ozpetek, come quella di tutti coloro che hanno una grande sensibilità e una grande capacità di comunicare. Leggendo il suo libro, così come vedendo i suoi film, si provano le sue stesse emozioni.
Ad un certo punto del dibattito la giornalista Fiore ha citato i favolosi Anni ’70 e ’80, sottolineando quanto il controverso Ozpetek, così spudorato nel mettere in scena il discusso bacio tra Argentero e Favino in “Saturno contro”, è al contempo così nostalgico del valore della “telefonata”, quella che ti inchiodava a casa ad aspettare. La sua ansiosa attesa ti faceva tremare ad ogni squillo e piangere se non arrivava. Oggi con i cellulari è tutto più immediato, ma tremendamente freddo. Non lascia emozioni, perché non lascia tempo. Allora invece restavano nella mente e nel cuore dei giovani i racconti dei nonni, prima che Internet li inchiodasse a uno schermo, bombardati da news vecchie già dopo due giorni.
Il regista ha poi parlato di quanto gli italiani abbiano perso sempre più identità, quella che li faceva subito riconoscere all’estero per i valori etici e morali, ma anche del fastidio che prova quando qualcuno storce il naso al solo udire il nome della città di Napoli.
Trasmette allegria gioiosa Ozpetek quando racconta di Troisi e delle sue primissime esperienze da aiuto-regia con il grande Massimo, che sul set di un celebre film gli diede la possibilità di far studiare le battute a un attore anziano. Fu indescrivibile l’emozione provata in quel momento dall’aspirante regista.
Una bella metafora di Ferzan conclude l’incontro così come il giorno finisce con un suggestivo tramonto sul mare di Mergellina: «Napoli è come un gioiello che viene valutato male da chi non è esperto di preziosi».
seilamiavita

Nina Panariello