Ortolani e le trivellazioni dei Campi Flegrei


Lo Speaker ha incontrato il geologo Franco Ortolani, professore della “Federico II”, per chiedergli lumi sulla situazione delle trivellazioni a Bagnoli, quelle che prima dell’assopirsi del clamore mediatico avevano suscitato tanto scalpore e soprattutto tanto timore. 
Poco più di un anno fa suscitò un certo allarme la notizia delle trivellazioni nella zona dei Campi Flegrei, in quei frangenti, alcuni cittadini, si costituirono in comitati e movimenti, per chiedere ragione alle autorità di quelle operazioni.
Oggi sembra che tutto taccia per cui abbiamo deciso di rispolverare la questione interpellando l’attivo accademico. 
Per quanto riguarda la questione flegrea, allo stato attuale, a che punto sono le trivellazioni e da cosa nasce la necessità di farle e soprattutto, le paure della gente, sono fondate o meno?
L’interesse per le perforazioni per scopi geotermici nasce perché ci sono disposizioni di legge che prevedono contributi sostanziosi, nazionali ed europei, per chi produce energia elettrica con metodi che dovrebbero essere non inquinanti.
Per questo c’è stato uno sviluppo di imprese interessate al guadagno, e questo è un primo problema, perché c’è un aiuto finanziario da parte dello stato per svolgere queste attività, guadagnando, con la vendita dell’elettricità alla rete nazionale a prezzi convenienti …
Sta facendo per caso riferimento al CIP6?
Anche al CIP6, ma c’è di fondo la logica del guadagno e non si è deciso questo pensando alla salute di chicchessia ma solo a quello. Si è anche fatto il ragionamento che se utilizziamo energia pulita consumiamo meno combustibili fossili e inquiniamo meno l’atmosfera, c’è anche questo ma parliamoci chiaro è tutto legato al guadagno imprenditoriale. Ma a questo punto, la sicurezza del cittadino, chi la deve tutelare? Perché un’attività imprenditoriale può comportare dei pericoli. Lo stato dice che il sottosuolo è di sua competenza, dà l’autorizzazione a sfruttare queste risorse ma chi abita in superficie non deve avere problemi! Ma chi garantisce al cittadino che tutto venga fatto in sicurezza e senza incrementare un pericolo già esistente come ad esempio nei Campi Flegrei? Dovrebbe essere un’istituzione pubblica preposta ad esempio alla sorveglianza ma l’anomalia qual è? È che questa struttura di sorveglianza entra nell’affare insieme all’imprenditoria!
Come? 
Facendo una società, tra virgolette!
A partecipazione statale? 
Non so di che tipo ma la proposta parte per i Campi Flegrei da un progetto con a capo l’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ndr.) che dovrebbe tendere a migliorare le conoscenze scientifiche ma poi dopo, il tutto è finalizzato a un impianto per la produzione di energia elettrica, in comunione con l’imprenditoria. A questo punto, se l’istituzione pubblica che deve garantire il cittadino, entra nell’affare, che garanzia dà a me cittadino? Pensa all’affare e non a me cittadino!
Ma lei ne fa una questione di forma o … 
È una questione di conflitto di interessi!
Sicuramente! Ma nello specifico poi, è stato rilevato un pericolo effettivo? 
Come no! I problemi, a Ischia come nei Campi Flegrei, sono dovuti a un sottosuolo che è già instabile naturalmente, abbiamo ogni tanto il bradisismo, si ricordi poi il terremoto di Casamicciola del 1883, andare quindi a intervenire in un sottosuolo instabile è di per sé un campanello d’allarme ma qual è il vero problema?
È quello che il progetto prevede la produzione di energia elettrica tramite il getto di vapore ad alta pressione proveniente dal sottosuolo.
Ma il pericolo qual è? Questi fluidi estratti dal sottosuolo, vengono utilizzati per l’energia elettrica, ma poi non possono essere dispersi in atmosfera perché sono pericolosi per la salute umana, perché contengono gas pericolosi.
Questo è stato già verificato dai pozzi fatti dalla joint venture ENEL/AGIP negli anni settanta/ottanta. Quindi, non potendo essere dispersi si iniettano nel sottosuolo in un pozzo vicino, pompandoli a forte pressione. in un pozzo dove con un compressore si spinge a una pressione tale da vincere quella esistente all’interno della crosta.
E il problema è proprio questo! La pressione di fluidi ad alta pressione in un suolo instabile.
Quindi più che il pozzo in sé, che viene usato per sondare, è questa re iniezione che lei teme? Ma questo è un suo timore o esistono già pubblicazioni a riguardo? 
Ne esistono già molte, ad esempio, nella zona del monte Amiata, nel 2000 ci fu un terremoto provocato da un pozzo geotermico, dove stavano pompando acqua nel sottosuolo per estrarla calda.
Quindi l’estrarre gas di per sé non provocherebbe grandi problemi? 
Bisogna stare molto attenti perché ci potrebbero essere delle eruzioni laterali perché stiamo andando a stuzzicare dei gas a pressione altissima con temperature al di sopra dei duecento gradi e le sorprese ci possono sempre essere.
L’ultimo evento sismico è stato provocato vicino il lago di Costanza, in Svizzera, dove stavano facendo un pozzo geotermico ad alcune migliaia di metri di profondità e a un certo punto il pozzo è entrato in eruzione, incominciava a uscire fluido profondo e per contrastare questo hanno pompato fluidi pesanti nel sottosuolo per cercare di tamponare la perdita e come hanno incominciato a pompare s’è verificato un terremoto di magnitudo tre, tre e qualcosa. E siccome sono eventi che avvengono a bassa profondità e anche se la magnitudo non è molto elevata, ci possono essere molti danni. Ad esempio per il terremoto del monte Amiata del 2000 vi furono una ventina di casolari danneggiati.
Un terremoto antropico in pratica!
Esatto e siccome stiamo parlando di aree fortemente antropizzate, quello che io ho sempre sostenuto, è che non credo sia opportuno insistere.
Ma praticamente dove sono state fatte queste perforazioni?
A Bagnoli, nell’ex area industriale è stato fatto un pozzo di 500 metri e in una zona fortemente inquinata e dove c’è anche un forte rischio per gli operatori! In futuro dovrebbero farne un altro di 2.500 metri che va in direzione Pozzuoli
Anche questa contempla lo stesso rischio e soprattutto l’iniezione dei fluidi è già avvenuta? 
Solo così si può fare, una volta uscito il fluido inquinante non lo si può disperdere e devono obbligatoriamente essere re iniettati.
(Foto by Ciro Teodonno)

Ciro Teodonno