Omaggio a Francesco Rosi

DCIM100MEDIANAPOLI – «Il ricordo svanisce ma la memoria resta». Sono queste le parole con cui Nino Daniele, assessore comunale alla Cultura ha dato inizia alla commemorazione del grande regista Francesco Rosi, recentemente scomparso.
Martedì 3 marzo la Sala dei Baroni del Maschio Angioino era gremita di persone, autorità o semplicemente coloro che hanno amato il cinema d’inchiesta del citizen Rosi, come venne definito negli Stati Uniti.
E lui amava questo appellativo che gli era stato dato, ne era orgoglioso come se avesse ricevuto un grande riconoscimento. Era un cittadino e da questo nasceva il suo modo di fare cinema.
Alla cerimonia, promossa dal Comune di Napoli e dall’Università degli Studi Federico II, sono intervenuti il sindaco Luigi de Magistris, i registi Giuseppe Tornatore, Roberto Andò, Mario Martone, e lo scrittore Raffale La Capria.
In sala era presente la figlia Carolina, insieme al compagno Luca De Filippo e da Massimo, fratello del regista.
Dopo il discorso di Nino Daniele, la celebrazione è proseguita con la proiezione del docufilm “Citizen Rosi. Omaggio a un grande maestro di cinema”, realizzato da Giovanni Bellotti per Arci Movie, in cui la vita di Francesco Rosi è stata ripercorsa attraverso alcune scene dei suoi film e spezzoni di interviste.
Francesco Rosi nacque nel 1922 a Napoli, città che conservò sempre nel cuore, ed è scomparso a Roma lo scorso 10 gennaio.
Dopo le affettuose memorie di Andò, Tornatore e La Capria, amico da sempre di Rosi, il sindaco Luigi de Magistris ha consegnato una targa alla figlia Carolina, che visibilmente commossa ha commentato: «Mio padre parla attraverso i suoi film che sono sempre testimonianza attiva del suo essere cittadino e regista».
Nel discorso iniziale l’assessore Daniele aveva infatti sottoneato come « … l’immaginazione di Rosi abbia aiutato a cambiare Napoli e tutta l’Italia».
Aveva poi aggiunto: «Rosi per la prima volta ci ha fatto vedere il doppio Stato che ci ha angosciato nella vita della prima Repubblica».
Riprendendo il discorso funebre tenuto da Carolina Rosi, nel quale si rivolgeva al padre ricordando che per tutta la vita l’aveva semplicemente chiamato Franco e che invece da quel momento l’avrebbe sempre ricordato come papà, Daniele ha concluso: «Oggi lo chiameremo padre come i padri a cui dobbiamo la nostra formazione e il patrimonio che dobbiamo trasmettere con grande forza alle nuove generazioni».
Rosi
 

Tonia Ferraro