Norma Cossetto, vittima delle foibe

Norma CossettoISTRIA – È il 10 settembre 1943. I vigili del fuoco guidati dal maresciallo Arnaldo Harzarich di Pola ritrovano il cadavere di Norma gettato su altri corpi senza vita in una foiba profonda 136 metri. È lo zio della ragazza, Emanuele, a riconoscerla e ha riscontrane gli sfregi e i segni delle inenarrabili violenze subite.
Norma era vissuta in un periodo storico feroce e complesso. In Istria e Dalmazia, dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943 con cui  l’Italia cessò le ostilità contro le forze alleate Anglo-Americane, i partigiani dell’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia capeggiati dal maresciallo Tito condannarono e giustiziarono italiani fascisti e non comunisti.
Furono considerati “nemici del popolo”. Spesso gettati ancora vivi nelle foibe, cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo. Centinaia furono le vittime innocenti di questo efferato crimine di guerra, passato alla storia come “il massacro delle foibe”. Un eccidio negato, ignorato, dimenticato per troppo tempo.
Norma Cossetto nacque il 17 maggio del 1920 a Santa Domenica di Visinada, una frazione di Visignano, da una famiglia di possidenti fascisti. Il padre Giuseppe fu ufficiale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale al Comando della Milizia di Trieste. Precedentemente aveva rivestito le cariche di dirigente locale del Partito Nazionale Fascista e di commissario governativo delle Casse Rurali e podestà di Visinada. Fu ucciso ed infoibato pochi giorni dopo la morte della figlia.
Nel 1939 Norma dopo essersi diplomata al Regio Liceo “Vittorio Emanuele III” di Gorizia si iscrisse alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Padova, alternando lo studio a supplenze scolastiche ed aderendo ai Gruppi Universitari Fascisti di Pola.
Nell’estate del 1943 stava preparando la sua tesi di laurea dal titolo “Istria Rossa” -in riferimento ai giacimenti di bauxite”, seguita dal professor Arrigo Lorenzi. Così, spesso girava con la sua bicicletta per il paese in cerca di archivi dove reperire materiale per i suoi studi. Dopo l’8 settembre anche la sua famiglia subì delle minacce armate da parte dei titini.
Il 26 settembre 1943 un partigiano convocò Norma al Comando nell’ex caserma dei Carabinieri di Visignano. Qui venne interrogata e le fu chiesto di prendere parte al movimento partigiano, proposta cui la giovane oppose un secco rifiuto. Il giorno dopo fu arrestata insieme ad altri civili.
Poi i prigionieri furono condotti nella scuola di Antignana adibita a carcere dove la giovane venne seviziata e stuprata dai suoi carcerieri per giorni. La notte tra il 4 e 5 ottobre Norma e gli altri prigionieri furono gettati ancora vivi nella foiba vicina con le mani legate dietro la schiena. Le donne prima di essere uccise subirono un’ulteriore violenza sessuale.
Nel 1948 Norma Cossetto fu insignita dall’Università di Padova della laurea ad honorem su proposta del rettore Concetto Marchesi e del Consiglio della Facoltà di Lettere e Filosofia.
Nel 2005 la giovane ha ricevuto la Medaglia d’oro al merito civile dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con la motivazione: «Giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio».
Norma riposa con il padre in una piccola cappella nel cimitero di Santa Domenica di Visinada.
Dopo tanti anni, in Italia con la Legge 92 del 30 marzo 2004 è stato istituito il 10 febbraio come Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata.
Cossetto

Tiziana Muselli