Nessun filo spinato potrà mai fermare il vento

fotografia Cesare AbbateNAPOLI – Al Teatro Bellini di via Conte di Ruvo vernissage della mostra fotografica del giovane fotografo napoletano Cesare Abbate in programma domenica 16 febbraio alle 11.
24 fotografie, due scritti in versi, di cui uno inedito, a cura del drammaturgo Manlio Santanelli che con ironia valorizza le immagini, quasi una narrazione a più voci che ripercorre il passato parlando al presente.
Il commento storico delle fotografie è a cura del professor Ciro Pizzo dell’Università Suor Orsola Benincasa; previsti interventi in musica e parole a cura del chitarrista Francesco Scelzo e dell’attrice Federica Aiello, protagonisti della lettura drammatizzata di alcune pagine del diario di viaggio realizzato da Cesare Abate in occasione del reportage.
Classe 1967, Cesare Abbate lavora da sempre nel campo dell’informazione e della comunicazione come fotogiornalista, lavorando con le maggiori agenzie di stampa italiane e europee. I suoi scatti raccontano frammenti del nostro territorio di cui riesce a catturare i più sorprendenti dettagli, mostrandocelo come non si è mai visto. Attento osservatore della realtà che lo circonda, è autore di numerosi reportage sia in Italia che all’estero.
Nel corso della sua carriera ha partecipato a diverse collettive e realizzato mostre personali. È tra gli artisti che ha esposto all’interno delle Catacombe di San Gennaro nell’ambito della rassegna Paleocontemporanea, appena conclusasi con grande successo di critica e pubblico.
Fermare la Storia, raccontarla per immagini, cristallizzarla in un gesto, un volto, uno sguardo. Per testimoniare ciò che è stato e ciò che è, per non dimenticare.
È questo l’intento che muove e ispira la ricerca fotografica di Cesare Abbate, fotogiornalista di lunga esperienza, autore di numerosissime pubblicazioni sia in Italia che all’estero.
Attento osservatore della realtà che lo circonda, con la mostra Nessun filo spinato potrà mai fermare il vento, punta l’obiettivo su vicende lontane eppure vicine, distanti nel tempo ma segnate dallo stesso dolore:  Auschwitz, Israele e la Palestina.
Abbate parte da un interrogativo dolente e lo rilancia a chi osserva: come può un popolo che ha subito l’Olocausto rendersi colpevole di efferate atrocità nei confronti di un altro popolo? Sono forse gli uomini incapaci di imparare gli insegnamenti della Storia?
Senza ricorrere a scatti che trasudano violenza, ma ricorrendo ad immagini fortemente simboliche ed evocative in cui è la quotidianità, la “normale” quotidianità ad essere immortalata, Cesare Abbate rende partecipi e consapevoli della realtà storica e sociale ebrea e mediorientale da un punto di vista unico e originale, in cui è la discrezione, l’attenzione e il rispetto per l’altro a fungere da metro di misura per ogni inquadratura.
E senza farsi portatore di alcuna unica risposta possibile dinanzi alle tante domande che il suo reportage inevitabilmente solleva, lascia che siano gli occhi di ciascuno a colmare di senso il racconto, a vestirlo con i propri pensieri, a leggerlo secondo il proprio, individuale codice interpretativo.
Ciò che ne scaturisce è un viaggio, intimo e universale insieme, attraverso i due principali avvenimenti che hanno segnato la Storia contemporanea. A fungere da ponte l’Uomo, con i suoi credi religiosi, le sue paure, la sua onnipotenza, la sua fragilità.
La mostra gode del supporto della Cooperativa sociale Onlus Ambiente Solidale http://www.ambientesolidale.it/),
L’ingresso alla mostra è libero; l’esposizione fotografica resterà in allestimento fino a domenica 23 febbraio nei seguenti orari: da martedì a sabato, dalle 18 alle 22; domenica, dalle 17 alle 20.
Per maggiori informazioni e contatti: 347 096 38 08
(Foto by Cesare Abbate)