Maurizio De Giovanni ad AliMenti

  • Post author:
  • Post category:Attualità

degio1PORTICI (NAPOLI) –  Si è tenuto al Centro Ricerche Enea di piazzale Enrico Fermi, lo scorso 30 settembre l’incontro con Maurizio De Giovanni dal titolo “Città e Comunità nel noir di Maurizio de Giovanni” nell’ambito del ciclo di incontri “AliMenti cibo per la mente e lo spirito: scienza, arte, tecnologia, filosofia e…”

L’iniziativa, patrocinata dal Comune di Portici e dal Centro di Ricerche Enea, ha una finalità culturale ed informativa, il cui scopo è sollecitare l’attenzione dei partecipanti con periodici appuntamenti e rilevanti contributi,  grazie a tematiche d’interesse generale.

Il responsabile dei laboratori del centro ricerche Enea di Portici, dott. Ezio Terzini, ad introduzione del dibattito, ha così chiarito la scelta del nome dell’iniziativa: «Alimenti non deve essere inteso nel senso stretto del termine, ma come cibo per la mente e per lo spirito che possa, appunto, alimentare l’interesse della comunità».

Questo incontro ha visto la straordinaria partecipazione dello scrittore Maurizio De Giovanni, apprezzato narratore napoletano che in breve tempo ha raggiunto il successo posizionandosi tra i massimi esponenti del genere noir in Italia.

Il moderatore dell’evento, il dottor Giuseppe Cirillo, ha posto all’attenzione dello scrittore Maurizio De Giovanni il senso di fraternità insito nel vivere cominitario, sollecitando l’autore ad esporre la sua opinione sul senso di collettività, che egli ritene molto più difficile da ritrovare nell’odierna società, e nello specifico nel territorio campano.

Maurizio De Giovanni
Maurizio De Giovanni

Maurizio De Giovanni, ha esordito raccontando la differenza che egli ha vissuto in prima persona come  lettore prima e scrittore poi: in breve tempo Da scrittore ho scoperto una funzione della narrativa che non sospettavo. Da lettore credevo che un bel libro fosse un biglietto per un viaggio. Cominciando a scrivere, mi sono reso conto che soprattutto i libri del genere che scrivo – libri veri che riguardano quella parte oscura presente nell’anima di ognuno – raccontano un certo procedimento che passa dall’amore alla perversione dell’amore,  attraverso un sentimento come la gelosia, come l’invidia o le sue alterazioni, che potrebbero portare qualcuno a privare qualcun altro della vita».

Ha poi risposto alla domanda di Giuseppe Cirillo, descrivendo le caratteristiche del suo tipo di narrazione – il genere noir –  incentrato sulla città di Napoli, vera protagonista delle vicende che racconta.

Nell’esporre le differenze tra la Napoli contemporanea e quella degli anni Trenta, che  fa da sfondo alle indagini del suo personaggio più noto,  il commissario Ricciardi, protagonista di un nutrito ciclo di romanzi, ha messo in luce come certe differenze siano rintracciabili anche dal vivere della comunità. Il tempo cui gli abitanti di uno stesso quartiere erano a conoscenza di tutto ciò che avveniva all’interno della loro circoscrizione, è sfociato gradualmente in un atteggiamento permeato di riservatezza e non curanza.

«I social network oggi ci permettono di essere  informati su qualsiasi cosa avvenga a persone a migliaia di chilometri di distanza da noi, ma nessuno conosce più i suoi stessi vicini di casa», ha aggiunto.

Il vivere comunitario, i suoi spazi di socializzazione, sfumano a vantaggio di una concezione della vita sempre più individualistica e discreta, in cui il dilagarsi della criminalità può essere messo in relazione con una vera impossibilità di interessarsi agli altri, consigliarli, preoccuparsi dei loro problemi e delle loro difficoltà.

In questa analisi così accurata che De Giovanni ha tratteggiato nel suo cospicuo intervento, tenendo a puntualizzare come essa venga condotta sempre nell’ottica di un narratore e perciò non sia scientifica ma euristica, ha individuato il vero fulcro della questione nel concetto di identità. Un valore di cui è importante la riappropriazione, a cominciare dall’attenzione che dovrebbe essere riservata alla lingua napoletana, riconosciuta come lingua ufficiale, ma in realtà non dotata di strumenti atti ad una sua reale conservazione.

La città di Napoli per De Giovanni è colpita sfavorevolemente dalla cattiva opinione che si ha della stessa, come centro di criminalità e di omertà, come luogo in cui domina la violenza più incontrollata, additata come luogo di anarchia e disordine, così come specifica, a conclusione dell’intervento, e con pungente ironia, nel suo articolo su “Il Mattino” in risposta alla copertina di una edizione  del settimanale “L’Espresso”.

Pubblicata alcuni mesi fa, la copertina ritraeva un rubinetto dal quale sgorgava un liquido scuro, sulla quale immagine troneggiava la didascalia “Bevi Napoli e poi muori”. Dal suo articolo così intenso traspare allo stesso tempo il suo amore di cittadino e il dolore per la “malevolenza”, come lui stesso ha definito, che si abbatte sulla nostra città.

Il ciclo di appuntamenti riprenderà nei mesi seguenti con tematiche varie che spazieranno dalla botanica alla genetica umana, attraverso interventi di specialisti ed esperti.

Maurizio De Giovanni, Ezio Terzini e Francesca Mancini
Maurizio De Giovanni, Ezio Terzini e Francesca Mancini

Francesca Mancini