L'OCSE chiede meno misure di austerità

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La crisi europea, i pericoli di stabilità dell’economia americana, il rallentamento dei Paesi in via di sviluppo, sono i segnali anticipatori di una recessione mondiale.
Questo quanto documentato dall’OCSE (in inglese l’acronimo diventa OCDE: Organisation for Economic Co-operation and Development), un’organizzazione internazionale di studi economici che raccoglie le 34 maggiori economie del mondo.
L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, in un testo intitolato “Prospettive economiche mondiali”, afferma che a motivo della crescita della disoccupazione, delle politiche di austerità e della diminuzione del commercio mondiale, si addiverrà ad una diminuzione della fiducia per il sistema economico e politico mondiali.
Secondo tale ente non è con politiche restrittive che si uscirà dalla crisi. Nel documento viene spiegato che se l’Europa non vuole deragliare non deve eccedere in politiche di austerità ma deve solo “attenersi agli attuali compromessi”.
Viene previsto, altresì , che l’economia Europea chiuderà l’anno con un -0,4% e l’anno prossimo con una crescita pari solo ad un +0,1%.
L’OCSE afferma che sarà in diminuzione anche la crescita degli USA, quella della Gran Bretagna e quella del Giappone.
Pier Carlo Padoan, economista capo della OCSE, afferma: «In un contesto così precario non è difficile immaginare che la situazione possa degenerare, che ad esempio uno Stato beneficiario di un accordo di assistenza finanziaria internazionale si mostri incapace di mantenere gli accordi o che i nuovi meccanismi di riscatto dell’UE non possano essere messi in atto in tempo o con un impatto sufficiente».
(Foto: logo OECD)

Alessio Buonomo