Lo stereotipo Made in Sud

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Per caso mi è capitato di vedere questo programma, Made In Sud,  trasmesso dalla Rai, dagli studi del centro produzione di Napoli.
Sarò il solito criticone, il solito che non gli sta bene mai niente, ma non ce la faccio più ad assistere a questa immagine stereotipata di Napoli e del Sud che, puntualmente, passa per i media: cinema, giornali, libri e televisione.
Ma è mai possibile che l’unica immagine popolare della Città sia ancora quella della comicità costruita sulla violenza, sull’arroganza, sulla furbizia, come se di riflesso si rappresentasse sempre la stessa immagine: la Napoli violenta, arrogante, furba!
Vedere un teatro pieno e tutti che ridevano su battute scontate, squallide, che riflettevano la solita scontata e squallida immagine mi ha rattristato molto, e mi rattristava ancor di più pensando che in quel momento milioni e milioni di Italiani da casa loro ridevano di quello squallore trasmesso in un programma sulla tv pubblica che ricalca, copiando in cattivo modo, schemi linguistici e format di quelli trasmessi da altri format della televisione commerciale, spesso vuote e volgari, con  l’unico scopo di riempire il silenzio con spot pubblicitari.
Basta! Non se ne può più!
Credo che una riforma della televisione pubblica debba passare prima di tutto sulla scelta della qualità dei programmi da trasmettere.
In quello spettacolo di ieri sera ho visto una macchina organizzativa incredibilmente perfetta: luci spettacolari, regia, riprese fatte da grandi operatori professionisti, una macchina tecnica organizzativa perfetta, un eccezionale e costosissimo contenitore per contenere il Vuoto, uno squallido vuoto.
Non dico di fare gli struzzi, far finta di non accorgersene dei problemi che assillano la nostra Napoli.
Non dimentico i problemi di Napoli, non li posso dimenticare: li vivo quotidianamente.
La questione è un’altra, quella di speculare sui problemi della città, facendoli diventare stereotipi, luoghi comuni, identificando un modo di essere di una parte della città con tutta la città, quando poi non è così.
A Napoli esistono tantissime realtà culturali: teatro, spettacoli, libri, sperimentazioni musicali di grandissima qualità, che spesso non hanno spazi, mezzi e visibilità,  ma di carattere internazionale, pur mantenendo una identità col luogo di appartenenza.
Quelle realtà mi piacerebbe fossero rese visibili a milioni di telespettatori.
Invece ci viene propinata sempre e solo la stessa immagine, ormai diventata  veramente fastidiosa.
Un’immagine che mi sento addosso anche se non mi appartiene: ogni volta che mi sposto da Napoli, quando parlo con qualcuno vengo sempre associato a quello stereotipo dal quale, con tutte le mie forze, cerco, con tanti sacrifici, di staccarmi, di allontanarmi, qualsiasi cosa faccio, scrivo o rappresento.
(Foto: Logo Rai)

Mario Scippa