L’Italia, ieri , oggi e …. domani

Non c’è niente di nuovo sotto il sole, almeno così si pensa, ma in Italia qualcosa è accaduto.
No, no, svegliandoci non abbiamo trovato i carri armati nelle piazze principali né agli incroci, ma qualcosa di diverso lo abbiamo trovato, qualcosa di inusuale, qualcosa che nella nostra generazione vediamo per la prima volta qualcosa a cui certamente non siamo abituati.
Allora, possiamo dire che nulla di straordinario è accaduto ancorché diverso: l’Europa esige una politica economica rigorosa che restituisca all’Italia il decoro e la dignità che le spettano. Questa almeno è la versione ufficiale, o quasi, delle richieste, e per questo c’è un progetto approntato in tutti i particolari, ma il disegno si inceppa dinanzi alla ostinazione del governo che, per uscire dalla crisi, ha ben altri progetti.
Il Parlamento è in fermento: il governo non intende fare nessun “passo indietro” o almeno potrebbe farlo a condizione che le dimissioni siano fatte  da vincitori e non da sconfitti come si vorrebbe da più parti politiche.
C’è in questo un certo spirito punitivo per motivi ben più lontani dalla situazione di crisi economica europea, ma che dico, mondiale.
Se il governo non si dimette il cambiamento non può essere che peggiorativo, almeno queste sono le dichiarazioni prevalenti. Infatti, lo scioglimento delle camere manderebbe alle calende greche ogni tentativo di soluzione della crisi stessa, anzi l’aggraverebbe irrimediabilmente.
E, poi, diciamo la verità, nessun parlamentare desidera lasciare la poltrona prima della scadenza naturale: il desiderio di salvare prima l’Italia è di gran lunga più forte. Il governo decide  e si dimette  dopo, però, aver riscosso piena fiducia del Parlamento su una legge desiderata (leggi : imposta) dalla UE.
A questo punto, ha inizio la realizzazione di un disegno studiato nei minimi particolari: viene cooptato nel Senato un illustre personaggio e gli si affida la formazione di un governo “tecnico” con personaggi, a loro volta, cooptati dall’ esterno del Parlamento o, per dirla con altre parole, da personaggi non eletti dal popolo.
Da qualche parte si definisce l’operazione, però, sommessamente, molto sommessamente, come un colpo di stato. No, non è un colpo di stato: la costituzione non prevede , è vero, un’operazione simile presa nel suo insieme, ma prevede tutti i segmenti che ne compongono  il tutto.
Dunque, Italiani, tranquilli e, poi, c’è un garante della legalità dell’operazione  condotta con precisione e pazienza certosina ma perfettamente legale. Ora comincia l’opera del governo. Qualche perplessità c’è su chi ha in mano la ruota del timone.
Oddio, non c’è dubbio che ad operare sia il nuovo capo del governo ma dietro le quinte, e non troppo dietro, c’è un suggeritore non tanto sui provvedimenti quanto sul comportamento del Parlamento, a cui tocca approvare le decisioni, gli indirizzi decisi.
Non manca qualche mugugno ma si approva tutto , anche i provvedimenti impopolari, sul tavolo ci sono l’IMU, l’IVA, la riduzione del personale, l’aumento dei pedaggi, il costo della benzina e tante altre cose che gli Italiani conoscono bene. E se la cosa diventa difficile da far digerire, se ne cambia il nome.
A questo punto debbo raccontare una favoletta tramandata dal tempo di “C’era una volta un Re e una regina”: imposto un balzello, venivano mandati in giro degli  emissari per sapere se il popolo lo accettava o meno; se la risposta era negativa il balzello rimaneva a lucrare.
Un giorno accadde che gli emissari riferissero: «I cittadini ridono» e immediatamente la tassa fu tolta.
Si era  capito che i cittadini non avevano niente più da perdere.
Io credo che siamo vicini al punto di non ritorno e gli Italiani siano prossimi a ridere.
Altro? Sì, c’è molto altro da dire; per esempio non c’è alcun riferimento al futuro, ma ve lo dirò se me lo richiederete, intanto vi saluto, vostro

Sante Grillo