L’intervista: la fotografa napoletana Eliana Esposito

A pochi mesi dall’esposizione fotografica “Se non ora quando” al Pan di Napoli, costituita da scatti che presentano con forza l’immagine della donna in difesa della dignità femminile, la fotografa napoletana Eliana Esposito racconta, percorrendo un itinerario evolutivo, la sua vicenda professionale a partire dall’origine della sua passione per la fotografia fino ad arrivare ai suoi progetti più recenti.
Quand’è nata passione per la fotografia?
La mia passione per la fotografia è nata sul finire degli anni ‘70, inizio anni ‘80, durante gli studi all’Istituto Superiore di Educazione Fisica: tra le discipline di insegnamento c’era anche la cinematografia. Risale a quel periodo l’acquisto della mia prima reflex.
Cosa significa fotografare?
Fotografare è un insieme di cose fondamentalmente legate alla necessità di vedere la realtà e soprattutto di descrivere emozioni e sottolineare avvenimenti che hanno  importanza sia dal punto di vista documentaristico che da quello artistico. Le fotografie che scatto non sono sottoposte ad elaborazioni, non utilizzo programmi di ritocco fotografico. Preferisco riprodurre fedelmente ciò che vedo. Un colore, un’immagine per me devono essere riprodotti nella loro interezza, senza alterazioni.
La mostra “Se non ora quando”: la fotografia può riscattare l’immagine della donna?
La donna più che di riscatto ha bisogno di essere vista com’è realmente, senza trasfigurazioni, senza abusi commerciali e con questo mi riferisco soprattutto al suo corpo che viene rappresentato molto spesso come un oggetto, privo di anima  e di intelligenza.
Credo che la donna debba fare in modo che la sua immagine non sia deturpata dalle meccaniche di un sistema economico che la sfrutta. Ho rappresentato la donna che nella nostra società si batte per i propri diritti, per la sua capacità di contribuire allo sviluppo sociale e culturale di un paese.
Di recente la mostra è diventata un libro. Come nasce questa iniziativa?
Nasce da un ampliamento di quella che è stata la mostra “Se non ora quando”. Costituisce un’importante strumento di memoria viva del movimento ed io desidero che questo libro sia realmente pubblicato. Sarà edito dalla casa “Ad est dell’Equatore”: è una produzione dal basso, e sarà stampato solo quando verrà raggiunto un certo numero di quote.
Quali sono i prossimi progetti?
Sto lavorando ad un progetto volto alla  sensibilizzazione di persone, Enti ed Istituzioni riguardo al  tema di “Se non ora quando”, legato al movimento che porta avanti una politica di coscienza e crescita della donna nella società. Sto programmando con attenzione date ed incontri con le Istituzioni interessate.
Oltre a realizzare mostre ed organizzare concorsi, ho ideato l’iniziativa triennale “Scambio di visioni”; quest’anno è alla sua seconda edizione, è incentrata sulla fotografia in campo artistico e culturale. Mi auguro, inoltre, di estendere la mia mostra “Se non ora quando” anche aldifuori di Napoli, per cercare di non rinchiudermi in questa realtà che purtroppo talvolta non offre molte opportunità.
In ogni caso l’opportunità di esporre le mie fotografie al Pan è già un passo importante. Il mio impegno nel campo della fotografia è indirizzato a renderla una realtà concreta in ambito sociale e culturale.
Dove è possibile vedere le sue fotografie?
Attualmente c’è una mia mostra fotografica, composta da 20 fotografie formato 20×30 al “Semi di Sole”, ristorante Bio – Vegetariano di via Martucci. L’orario di visita è dalle 13:00 alle 15:00.  Questa mostra presenta una varietà di immagini paesaggistiche che descrivono luoghi diversi, ispirate soprattutto dal linguaggio della luce.
Per maggiori informazioni www.produzionidalbasso.com/pdb_1499.html
(Foto: Viaggio a Filicudi by Eliana Esposito)

Francesca Mancini