Lettera a Michele, l’Americo-Italiano

emigrazioneCaro Michele,
la telefonata via Skype di ieri sera mi ha lasciato interdetto. Hai inveito contro lo Stato che secondo te vuole africanizzare l’Europa, accordando ai migranti il diritto di asilo e la cittadinanza.
Ti dirò, non che sia d’accordo pienamente con l’idea, né mi piace vedere le nostre città e paesi affollati da stranieri multicolori, con usanze ed abitudini diverse.
Oramai, ne dobbiamo prenderne atto, l’invasione da parte dei migranti del nuovo secolo è attiva e senza sosta. Giorno dopo giorno arrivano migranti in continuazione. Fortunatamente pochi di loro tendono a rimanere in Italia, moltissimi sono solo di passaggio: è solo la burocrazia a trattenerli sul suolo italiano, con la forza di leggi non del tutto adeguate.
Vedi ad esempio le proteste contro i Ministri che si sono recati a Lampedusa; vediamo poi come sono accolti nei campi di concentramento che sembrano, per forma e trattamento, lager dell’ultima guerra.
La retorica politica dice il contrario, ma quanto si apprende dalla tv conferma l’impressione: mai una volta che l’organizzazione pubblica faccia vedere di essere organizzata e non maldestramente servile e disorganizzata.
Facciamo ogni giorno le brutte figure che ci contraddistinguono nel mondo.
E sì che siamo un popolo speciale … Solo male governato.
Cinesi, Filippini, Indiani, Indonesiani, Africani, Asiatici, Est Europei, di tutto e di più forma lo scenario internazionale quotidiano nelle strade delle città, e oramai dei paesi, di tutta l’Europa.
Ben lo sai tu, migrante, che quasi sessant’anni orsono, con la tua valigia ed il sogno di una vita diversa, ti sei imbarcato verso il Canada, terra da sogno, e poi trasferito in America, dove hai messo radici e hai cresciuto bene la tua famiglia. Certo, avevi una laurea in medicina e un posto di lavoro assicurato, ma sempre migrante eri.
Non è detto che con la crisi che ci attanaglia presto dovremo espatriare anche noi, anche se non più giovani. Già un preventivo lo abbiamo fatto per la costruzione di legno, con il nostro esclusivo sistema, di un’appendice di una scuola  a pochi km da New York, dove stanno raccogliendo i fondi necessari alla costruzione. A quanto sembra la direttrice dell’istituto è convinta della nostra tipologia costruttiva, compatibile con i costi locali, ma molto più robusta e rifinita che quelle Usa.
Vedremo i futuri sviluppi.
Ritornando ai migranti, caro Michele, anche se i tempi e i modi sono differenti, le migrazioni volontarie o forzate fanno parte dell’uomo, della sua voglia di migliorarsi, di conoscenza, e non vi è nulla di nuovo.
L’africanizzazione dell’America è avvenuta con metodi inumani, forzati.
L’africanizzazione o l’internalizzazione dell’Europa sta avvenendo quasi con la stessa forma, anche se oggi si mettono in viaggio spontaneamente, sempre nelle mani di mercanti vanno a finire, e spesso anche dopo il loro arrivo.
Ora, la gran parte di questi migranti è acculturata: hanno le loro abitudini, la loro educazione, cosa anche buona che può arricchirci in cultura e conoscenza, ma debbono integrarsi con noi, con le nostre usanze, con le nostre leggi e ciò non è facile.
Un domani non lontano forse, avremo anche noi il nostro Presidente di colore come Obama. Chissà che non sia migliore dei politici che ci hanno governato e ci governano a tutt’oggi.
Nel frattempo la ministro Kienge già c’è.
Le migrazioni sempre esisteranno: ieri è toccato a te, oggi a loro, domani toccherà a noi migrare, in considerazione della crisi, che sta affondando la nave Italia, condotta dai vari politici.
In tutti questi anni non si sono curati di controllare se la chiglia della nave fosse troppo intaccata da teredini o molluschi morali e finanziari, che potevano destabilizzarne l’integrità materiale e morale, necessaria ad una buona navigazione.
E tuttora vorrebbero resistere, tornare al comando. Scelleratezza all’italiana!
Per anni la politica non si è innovata, né assicurata alla ricerca il dovuto sostegno.
Ci siamo lasciati scappare i cervelli migliori, i grandi marchi, i capitali, e per ultimo le fabbriche e il lavoro, per accontentare l’amico o il politico di turno,  anche a causa delle tasse aumentate di anno in anno in modo esponenziale. Fidando su ufficiali e sottoufficiali della politica corrotta siamo arrivati a questo punto catastrofico, da cui non si vuole, o non si sa, come uscire. A tutt’oggi si parla del singolo, del praticello, non della Nazione.
Bisogna comunque dire per correttezza, che in questi anni, salvo le crisi decennali ricorrenti, abbiamo tutti vissuto relativamente bene da cicale, illuse che sarebbe durata per sempre.
Caro Michele, la tua vita l’hai vissuta. Lascia che il mondo giri come sempre, tanto né io, né tu, né altri, possiamo cambiare il futuro!
Un abbraccio

 Gilberto Frigo, l’ Uomo del nord