Le origini della festa del Carnevale

carnevale-originiAnche quest’anno è tempo di Carnevale, che come tradizione vuole ricorre in una data variabile nel periodo compreso tra domenica e il martedì “grasso”, anche se negli ultimi decenni diverse manifestazioni festose si sono anticipate già nel venerdì e il sabato, soprattutto nella maggior parte dei locali notturni che approfittano proprio del weekend per organizzare feste in maschera d’ogni genere.
Sono giorni in cui le città si popolano di gente mascherata, soprattutto bambini, in un turbinio di coriandoli, palloncini, festoni variopinti e dolci tipici.
Non mancano anche sfarzose sfilate di carri carnevaleschi nelle principali città italiane caratterizzate da questo festoso evento, dove spiccano maggiormente i famosi carnevali di Viareggio e Venezia.
I festeggiamenti termineranno in quasi tutti i Paesi del mondo occidentale di tradizione cristiana il “martedì grasso”, che precede il “mercoledì santo” delle “Sacre Ceneri”, giorno considerato l’inizio della Quaresima, periodo  in cui dopo le “grasse abbuffate” è consuetudine digiunare o rinunciare alla carne nei pasti.
Infatti la parola carnevale deriverebbe dal latino carnem levare, levare la carne, e starebbe a simboleggiare l’ultimo giorno dei banchetti festivi, ovvero proprio il martedì che precede il periodo di digiuno e astinenza che comincerà col mercoledì successivo.
La festa del carnevale ha origini molto più antiche, che risalgono alle culture arcaiche precristiane. Infatti antiche forme del carnevale erano presenti già nelle feste Dionisiache greche, celebrazioni liturgiche dedicate al dio Dioniso, e nei Saturnali, ciclo di festività della religione romana, dedicate all’insediamento nel tempio del dio Saturno.
Durante queste celebrazioni era solito verificarsi un temporaneo scioglimento degli obblighi morali e il rovesciamento delle gerarchie sociali, lasciando spazio alla spensieratezza, allo scherzo e alla dissolutezza. Un periodo in cui i “potenti” si svestivano dei loro “panni illustri” per confrontarsi al pari degli umili nelle medesime feste rurali, scordandosi per una volta dei loro impegni istituzionali. Tutto ciò avveniva attraverso il mascheramento vero e proprio che simboleggiava appunto una sorta di cambio di identità.
Dal punto di vista religioso negli antichi culti pagani questa festività rappresentava invece un rinnovamento simbolico che avveniva nel “caos primordiale” rappresentato dal disordine del carnevale, cui seguiva un progressivo ritorno all’ordine naturale.
Infatti la maggior parte delle culture arcaiche erano caratterizzate da una dimensione temporale ciclica, un continuo alternarsi tra il caos primordiale e l’ordine cosmico all’interno del calendario solare contadino. Il cuore del periodo invernale era considerato  un periodo di attesa in cui regnava il caos, cadevano gli ordini sociali e si cancellavano i confini col mondo sovrannaturale. Attraverso queste “brecce interdimensionali” esseri sovrannaturali – divinità o spiriti e talvolta figure demoniache – facevano visita alla terra.
Un contesto dove il carnevale segnava un passaggio aperto tra gli inferi e la terra dei vivi, e queste  “anime dell’oltretomba”, per evitare che diventassero pericolose, venivano “onorate”. Perciò si prestavano loro dei “corpi provvisori”, ovvero i costumi e le maschere indossate dai contadini, che spesso avevano un significato simbolico-religioso,  in quanto chi le indossava assumeva le caratteristiche dell’essere “soprannaturale” rappresentato.
La stessa figura di Arlecchino avrebbe proprio una antica origine “infernale”, derivante probabilmente dalla figura del demone Hölle König di provenienza germanica, o Harlequin di derivazione francese, una figura demoniaca rurale grottesca, quasi comica, che simboleggiava la capacità di esorcizzare la paura del sovrannaturale mettendo in burla il potere dei demoni pagani sulla terra.
A questo periodo di “caos” seguiva, a cavallo tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, il ritorno all’ “ordine cosmico”, dove la terra comincia a manifestare la propria energia rinascendo a nuova vita dopo il buio invernale, in cui invece avveniva la “morte simbolica” della terra.
Infine il tempo e l’ordine del cosmo, sconvolti nella tradizione carnevalesca, ancora oggi vengono spesso tradizionalmente ricostituiti con un rituale di carattere purificatorio comprendente un “processo”, una “condanna” e un “funerale”: il rogo del “Re Carnevale”, un fantoccio dato alle fiamme durante il falò che concludevano le feste contadine.
E proprio dalle ceneri di questo rogo deriverebbe il rito purificatorio delle Sacre Ceneri della tradizione cristiana, giorno di astinenza e purificazione dagli eccessi del Carnevale, cha dà inizio al periodo della Quaresima in attesa della Santa Pasqua.
Infatti l’antico culto della “rinascita della terra” in primavera coincide proprio con la Resurrezione di Cristo.
Al di là di ogni significato antropologico e religioso, la festa del Carnevale conserva ancor oggi quel desiderio di divertirsi rovesciando momentaneamente il rigore della quotidianità, spogliandosi dei propri ruoli sociali celandosi dietro le tante maschere in modo da poter indossare i “panni” di qualcun altro.
Le maschere indossate a Carnevale aiutano dunque a dimenticare almeno per una volta ciò che si è, permettendo di proiettarsi con la fantasia in altri mondi, in altre epoche, vivendo quelle storie fantastiche e avventurose lontane dalla realtà quotidiana.

 Francesco Bartiromo