Lance Armstrong è maglia nera

  • Post author:
  • Post category:Sport

Lance Armstrong, condannato per doping dalla "USADA" (foto: web)

STATI UNITI – Lance Armstrong cancellato dal mondo del ciclismo. Questo è il verdetto dell’ Uci nei confronti dell’ormai ex campione texano. La decisione dell’Unione Ciclistica Internazionale, arriva in seguito ad un inchiesta condotta dall’ Usada, agenzia antidoping americana, che ha accertato l’utilizzo di pratiche dopanti da parte di Armstrong e della sua squadra, l’ Us postal, nel periodo che va dal 1999 al 2005. In quel periodo, il ciclista vinse sette volte il Tour de France riuscendo a scrivere il suo nome tra le leggende dello sport a due ruote.
Lo sportivo americano, nel periodo che va dal 1987 al 1988, inizia la propria carriera come atleta di triathlon, sport multidisciplinare individuale, tra le cui specialità c’è proprio il ciclismo.
La sua carriera, nel 1996, gli riservò la sfida più grande, la scalata più dura: ad Armstrong viene diagnosticato un cancro ai testicoli che gli rallenta la scalata verso l’elite del ciclismo. Nel 1998, però, Armstrong vince la sua battaglia personale facendone simbolo e icona dello sportivo. Lance, non dimentica la sua battaglia al cancro e con numerose iniziative, come la Lance Armstrong Foundation finanziando il braccialetto Livestrong, inizia a divulgare quel coraggio utile per vincere la “corsa” più dura della vita.
Armstrong torna alle gare nel 1998 vincendo il Giro di Lussemburgo e, con il team Us Postal nel periodo che va dal suo ritorno in strada fino al 2005, porta a casa sette Tour de France di cui ben cinque consecutivi, impresa riuscita a pochi eletti come Indurain, Anquetil Merckx e Hinault.
Al texano, però, non è riuscita l’impresa più grande: ingannare il sistema scegliendo la strada del doping illudendo fino alla fine tutti quelli che hanno creduto nella sua innocenza. Ben presto l’immagine di Armstrong cambia radicalmente passando da icona ed esempio sportivo al protagonista di una delle più tristi pagine dello sport che, come dichiarato dal presidente dell’ Uci, Pat McQuaid, “non ha più posto nel ciclismo” confermando la radiazione (sentenza già emessa il 23 agosto scorso dall’ antidoping americano) e la revoca dei setti titoli  conquistati, lasciando così un grande vuoto nell’albo vincitori del Tour.
Davanti a questa vicenda non si può non chiedersi a chi spettasse il compito di controllare e vigilare in modo da evitare che la credibilità dell’antidoping fosse messa in discussione e, allo stesso Armstrong, la vergogna di essere ricordato come uno dei più grandi inganni dello sport in bicicletta. Ad uscirne a pezzi da questa storia non è solo l’ex campione, non è solo l’uomo che rischia il carcere, è soprattutto il ciclismo.
 

Antonello Chiaese