La triste storia di Matilde di Hainaut

MatildeNAPOLI – La prigionia a Castel dell’Ovo avrà consumato l’anima ed il cuore di Matilde. Per lungo tempo il suo sguardo forse volò lontano sul mare, ardendo di dolore e nostalgia.
Aveva lottato strenuamente per la difesa del suo amore, invano.  Lei, oggetto, pedina di scambio nei giochi di potere. Ora che è stata liberata la luce del sole le ferisce il volto, gli occhi, dopo tanto buio. Si recherà ad Aversa, che si rivelerà un altro luogo d’isolamento dove attendere la morte.
Matilde di Hainaut nacque il 29 novembre del 1293, figlia di Fiorenzo di Hainaut, statolder di Zelanda, signore di Braine le Comte e di Hal nella città belga di Hainaut, e di Isabella di Villehardouin, principessa titolare di Acaia e di Morea, il cui principato era regnato da Filippo I d’Angiò già principe di Taranto e Imperatore di Costantinopoli.
Quando nel 1297 morì il padre, Matilde divenne signora di Braine le Comte e di Hal e nel 1311 ebbe confermati dalla madre i diritti sul principato di Acaia e di Morea.
La giovane rimase vedova due volte, prima di Guido II de La Roche, duca di Atene, e poi di Luigi di Borgogna, re titolare di Tessalonica e principe consorte di Acaia per diritto di matrimonio.
Matilde poi volle unirsi in matrimonio segreto con il cavaliere Ugo de La Palice, un’unione d’amore. Filippo I d’Angiò aveva però pensato di darla in sposa a suo fratello Giovanni, conte di Gravina e duca di Durazzo, affinché il principato di Acaia rimanesse agli Angioini. Infatti, temeva che nuove nozze potessero sottrarre al casato la sovranità sul prezioso principato. Si faceva forte della norma  del regno di Napoli che gli dava diritto di veto sulle terze unioni matrimoniali.
Vano fu il rifiuto di Matilde e il suo tentativo di ricorrere all’aiuto del Pontefice fuggendo a Roma: Filippo I la fece rapire e portare a Napoli per costringerla a sposare Giovanni l’11 luglio del 1318, con dispensa papale. Lei reagì rifiutandosi di concedersi al marito per restare fedele a Ugo de La Palice, né volle cedere i suoi diritti sul principato.
Tutto invano, perchè sposando segretamente de La Palice Matilde aveva violato l’impegno preso dalla madre Isabella, secondo cui «le figlie titolari del principato di Acaia non avrebbero potuto contrarre matrimonio senza il consenso del sovrano di Napoli».
Il principato rimase a Giovanni d’Angiò per diritto di matrimonio. Matilde non avendo mai consumato le nozze venne ripudiata e rinchiusa nel Castel dell’Ovo. Morì ad Aversa nel 1331.
Dalle sue unioni non ebbe figli e quell’ultimo amore cui la donna donò tutta se stessa forse fu l’unico periodo felice della sua vita.

Tiziana Muselli