La tragedia della miseria e il grottesco della nobiltà

Benedetto_Casillo_02NAPOLI – Il Teatro Sannazaro ospiterà venerdì 30 gennaio alle 21 (repliche dal venerdì alla domenica fino al 15 febbraio), Benedetto Casillo in “Miseria e nobiltà”, tre atti di Eduardo Scarpetta di cui l’artista partenopeo firma anche l’adattamento e la regia.
Presentato da Teatro Sannazaro e Prospet, l’allestimento si avvale della presenza in scena di Maria Del Monte, Matteo Salsano, Patrizia Capuano, Ingrid Sansone, Marco Lanzuise, Ettore Massa, Luciano Piccolo, Gennaro Morrone, Enza Barra, Angelo Murano, Luca Gallone, Giuseppe Fiscariello, Manila Aiello, Davide Iengo. I costumi sono a cura di Isa Di lena, le scene di Esseventi srl.
“Miseria e nobiltà”, è uno dei testi più celebri di Scarpetta, certamente il più famoso e riuscito. Cavallo di battaglia dei più grandi attori napoletani (e non) del secolo scorso, oggi è Benedetto Casillo, a cimentarsi con questo capolavoro scarpettiano, che vide la luce nel 1888.
La commedia, ben nota anche per la riduzione cinematografica diretta nel 1954 da Mario Mattioli e magistralmente interpretata dal grande Totò, narra della povertà napoletana che s’ingegna, grazie alla naturale predisposizione di chi ne è vittima, a “inventarsi” un imbroglio per tirare a campare.
Due famiglie che convivono sotto lo stesso poverissimo tetto che, stremate dalla più nera indigenza, su richiesta di un ricco rampollo della nobiltà partenopea si prestano a inscenare un’improbabile finzione.
La commedia ha come protagonista Felice Scioscammocca, scrivano, celebre maschera di Eduardo Scarpetta, e la trama gira attorno all’amore del giovane nobile Eugenio per Gemma, figlia di Gaetano,un cuoco arricchito.
Il ragazzo è però ostacolato dal padre, il marchese Favetti, che è contro il matrimonio del figlio, per il fatto che Gemma è la figlia di un cuoco.  Eugenio  si  rivolge  quindi  a Felice  per  escogitare  una soluzione.
Felice e Pasquale, un altro spiantato, assieme alle rispettive famiglie, s’introducono a casa del cuoco, fingendosi  i parenti  nobili  di Eugenio. La situazione s’ingarbuglia, poiché anche il vero Marchese Favetti è innamorato della ragazza, al punto di frequentarne la casa sotto le mentite spoglie di Don Bebè.  Il figlio, scopertolo e minacciatolo di  rivelare la  verità, lo costringerà a dare il suo  consenso  per le nozze.
I colpi di scena sono incalzanti, e danno vita a una serie di esilaranti equivoci, alla fine dei quali, ovviamente, l’amore trionferà.
«Portare in scena questa commedia  – ha spiegato Benedetto Casillo – mi è sembrata un’operazione interessante. È stata una scelta personale affrontare, anche oggi, un racconto semplice e ingenuo, che, nonostante gli anni, riesce ancora a far ridere senza particolari artifici. Nell’allestimento ho scelto di puntare sulle battute sostanziali e più familiari del testo, tentando di rendere più fluido un linguaggio ottocentesco».
“Miseria e nobiltà”, è una commedia piena di verve e d’intrighi che evoca appieno la tradizione dei canovacci della commedia dell’arte, con scambi di persone, travestimenti e l’arte di arrangiarsi tipica napoletana.
Ci si trova a ridere, di quel riso amaro che fa da sfondo al tema della povertà e che giustifica ogni espediente. Una «miseria vera», come recita una battuta della commedia.