La tradizione ermetica napoletana e i Templari

Tradizione Ermetica NapoletanaIn Egitto dopo la fine della dinastia dei faraoni Ramsete II, Akenaton, Tutankamon, la 18esima famiglia reale partorì 113 principi e adepti che grazie al Libro dei Morti e alle piramidi di Abido divennero immortali.
Nell’anno 67 d.C. una colonia di alessandrini si trasferì stabilmente a Napoli, ai quartieri napoletani osiridei, con il permesso dell’imperatore romano Nerone. Una parte di egizi di essi edificò il misterioso tempio di Iside nell’antica Pompei.
Nel 385 d. C. con il dilagare del cristianesimo sotto l’imperatore Teodosio, gli Egizi alessandrini di Napoli si integrarono con la popolazione locale, mantenendo segretamente una gilda di iniziati ai misteri di Osiride e Iside.
Intorno al milleduecento si fusero con i seguaci della kabala ebrea di Capua e di Abulafia, dando vita alla Schola napolitana filosofale ermetica con il collegio antoniano di Antonio Becchola napolitana aderirono i filosofi Giovanbattista Della Porta, Tommaso Campanella e il grande Giordano Bruno, che teorizzò il ritorno alla gloria dell’antica sapienza solare dell’Egitto classico dei faraoni.
In seguito, tra 1647 al 1910, vi fecero parte illustri esponenti della cultura napoletana come il marchese Santinelli, Raimondo de Sangro e suo figlio Vincenzo, il barone Tschudy, Luigi d’Aquino, Cagliostro, fino all’abate Marino, al barone Lorenzo de Montemayor, Pasquale de Servis, l’Izar di Portici, e Giustiniano Lebano.
Questi uomini in modo diverso annullarono il tempo e lo spazio creando una scuola e l’Ordine Napolitano Egizio Osirideo, che approfondì gli studi sui misteri, che vennero continuati dal Kremmerz, dal principe Leone Caetani, per poi confluire a Torre Annunziata con Vincenzo Gigante e Giuseppe Cuccurrullo.
Gli studi sui misteri proseguirono anche a Napoli con Pasquale Del Pezzo e il suo allievo Antonio Ariano, il cui nipote Nicola ariano fu allievo del Gigante, allevato nella tradizione desangriana e lebaniana.
A questo punto è necessario un flashback storico.
Nel 1308, fuggendo da Parigi nell’imminenza dell’arresto generale dei Templari, un gruppo di cavalieri italiani si recò via terra alle rovine del castello di Blanchefort e da li a Bezu, poi in Catalogna fino ad arrivare a Tomar, in Portogallo.
Aiutati dai Templari portoghesi si imbarcarono dunque per Genova giunsero a Barletta, per poi risalire tutta la Puglia con destinazione al castello templare di Cicciano, da dove 40 templari italiani travestiti da monaci benedettini fuggirono verso Napoli, accampandosi a Volla al castello amico dei marchesi Caracciolo.
Nel 1310 trovarono rifugio tra i monaci dell’Ordine Antoniano, nascondendo i loro archivi. Due anni dopo papa Clemente V ha sciolse l’Ordine Templari mondiale, e i cavalieri si trasferirono a Caserta vecchia, nel castello dei Caetani, che li accolsero mettendoli al sicuro nei loro feudi. Dopo di che se ne persero le tracce.
Fu Antonio Ariano a riprendere nel 1949 gli studi sugli Egizi alessandrini di Napoli e sui Templari spariti in Campania nel 1312.
Nel 1950 si sposa in seconde nozze con donna Rosaria Valerio Landi di Caserta, farmacista e biologa, appassionata zoologa, erborista, teosofa, sciamana, alchimista, parente dei principi Caetani di Sermoneta e dei Gaetani di Laurenzana, che affianco il marito nelle sue ricerche.
Dopo la morte di Antonio Ariano nel 1956, donna Rosaria si recò varie volte a Torre Annunziata per incontrare Vincenzo Gigante; dopo la scomparsa di questi nel 1968, si riunì spesso a palazzo Landi Valerio di Sala di Caserta con Nicola Ariano per continuare gli studi sugli Egizi alessandrini e sui Templari italiani, alla ricerca dei loro archivi, portati via da Napoli al castello Caetani di Caserta vecchia nel 1312.
Appurarono insieme che erano stati trasferiti dai Templari stessi in una proprietà dell’alto casertano, dopo Capua, feudo dei principi Caetani di Sermoneta,e non lontano da sessa Aurunca, feudo dei Gaetani di Laurenzana, cugini sia dei principi Caetani che dei marchesi Landi.
Alcuni di questi feudi vennero espropriati dai Borbone nel 1744; gli archivi rimasero nascosti dai Caetani di San Marzano, in una località segreta vicino Sessa Aurunca.
La marchesa Landi fece ricerche insieme a Nicola Ariano e a me, figlio della figlia di Antonio e Rosaria Landi Ariano. Insieme approfondimmo le tappe del percorso del Templari campani, seguendo il corso del fiume casertano Savone delle Ferriere fino a Teano, lasciandosi alle spalle Capua, Sessa, Mignano Montelungo, e tendendo altresì conto che gli antichi templari avevano commende importanti a Capua e a Maddaloni, dove potevano trovare il supporto necessario.
Il percorso proseguiva lungo il torrente Riello, fino ai feudi in origine proprietà dei Caetani, dei San Marzano, dei Gaetani e dei principi Colonna di Stigliano, all’ombra del santuario della Madonna dei Lattani di Roccamonfina.
Dopo la morte di mia nonna nel 1975, continuai le ricerche con mio zio Nicola; alla sua scomparsa nel ’78 proseguii gli studi con Giuseppe Del Noce, nostro amico di famiglia.
Nel 1983 fondai un cenacolo rosicruciano e teosofico per coordinare tutte le ricerche in proposito, collaborando con la scrittrice Bianca Capone della Larti, libera associazione ricercatori templari di Torino, con l’ausilio di storici, archeologi, astrologhi, rabdomanti, kabbalisti, filosofi ermetici di varie città italiane.
Nel 1986 riunii in congresso a Cuma, all’antro della Sibilla studiosi rosicruciani e della tradizione templare italiana antica, perfino alcuni sciamani.
Nel 1990 il convegno fu ripetuto a Roma e poi a Cicciano, all’antico castello templare dei duchi Mastrilli.
Nell’anno di grazia 2003, completate con soddisfacente risultato tutte le ricerche tra misteri, difficoltà di ogni genere, studi comparati, svoltai in una dimensione spirituale incredibilmente segnata dalla dignità immacolata dei puri Cavalieri del Tempio, vittime innocenti di ipocrisie umane perpetuatesi nel corso dei secoli.
… «Coloro che riusciranno s penetrare il mistero della morte, acquisiranno un potere illimitato, uccidendo la morte fisica. Diventeranno i custodi dell’immortalità, i guardiani del tempo» …

Michele di Iorio