La stretta di un abbraccio immortale

Amanti di ValdaroVALDARO (MN) – Una storia gentile, d’amore e di tenerezza giunta da tanto tempo fa, 600 anni: nel febbraio 2007, durante gli scavi su una villa romana, degli archeologi fecero uno straordinario e toccante ritrovamento. Emersero dallo scavo due scheletri amorevolmente abbracciati: le gambe raccolte ed incrociate le une alle altre, le braccia di lui intorno al collo di lei e quelle di lei sulle spalle di lui. A sinistra lui, a destra lei.
Gli scheletri, risalenti al Neolitico furono rinvenuti in una necropoli; vennero battezzati Gli amanti di Valdaro, perché le analisi effettuate al Museo Civico di Como rivelarono che si trattava di un uomo e una donna, desumendolo dalla forma dei bacini, dei crani e delle ossa.
Lei era di un’età compresa tra i 16 e i 20 anni ed era alta un metro e 49 centimetri; lui, tra i 18 e i 22 anni ed era alto un metro e 46 centimetri.
Dall’usura della dentatura, emerse che avevano sofferto carenze nutrizionali durante la crescita. Insieme ai loro resti furono ritrovate alcune lame e una punta di freccia, realizzati in selce. La freccia si trovava accanto alle vertebre cervicali del giovane; sotto il braccio di lei si notavano le due lame, mentre l’altra lama, molto lunga, fu ritrovata sulla coscia di lei.
Sulla loro morte sono state fatte diverse ipotesi: è possibile che i giovani siano stati uccisi da queste armi; invero, non è improbabile pensare alla vendetta di un capo tribù geloso e possessivo, ma al contempo l’ipotesi è da escludere, poiché non stati ritrovati segni traumatici sulle loro ossa.
Pertanto, è possibile che siano morti di freddo, cercando di scaldarsi in un abbraccio, oppure a causa di una malattia.
Tuttavia, la tesi più accreditata è quella della professoressa Silvia Bagnoli, che ritiene che mani compassionevoli abbiano voluto seppellire le salme dei giovani e porle in questa posizione per esaltare e far perpetuare, anche oltre la morte, ciò che deve essere stata una storia d’amore.
Pertanto, le lame in selce, secondo questa teoria, rappresenterebbero il loro corredo funerario; la loro posizione fa intuire che venisse deposta prima lei e poi lui. Inoltre, dall’ottimo stato in cui furono ritrovati si desume che probabilmente i loro corpi siano stati avvolti in sudari.
Questo è l’unico esempio di sepoltura doppia nell’Italia settentrionale, ed è una scoperta unica al mondo sia per l’era storica, sia per la singolare posizione in cui  sono stati ritrovati i resti.
i due scheletri
Dopo il ritrovamento nacque immediato il problema della conservazione ed esposizione dei due amanti. In un primo tempo, per non recare danni agli scheletri  fu sollevato l’intero blocco di terreno – una zolla di due metri cubi – e riposto in una cassa di legno collocata in una stanza del Museo Archeologico Nazionale di Mantova.
rimozione della zolla
In realtà, era necessaria una teca in cristallo e ferro in cui deporre la zolla di terra, quasi un letto per i due giovani del Neolitico; tuttavia, mancavano i fondi necessari per realizzare la teca idonea alla conservazione, come spiegò la direttrice del Museo Maria Elena Melotti: la realizzazione richiedeva un costo di 40.000 euro circa.
Pertanto, per i successivi sette anni, gli amanti continuarono a rimanere chiusi nella cassa di legno, esposti solo in alcune occasioni, come durante l’evento del Festivaletteratura del 2011, tenutosi a Mantova.
Al fine di dare agli Amanti di Valdaro una degna e onorevole collocazione, il 14 febbraio 2011 – non a caso  giorno di San Valentino – fu fondato il Comitato degli Amanti, costituito dall’associazione Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani, dal Comune di Mantova e dalla Provincia di Mantova.
La professoressa Bagnoli, presidente del Comitato, raccontò: «La parte del leone l’ha fatta il Comune che ha donato 30.000 euro, ma sono arrivati aiuti anche da altri enti, fondazioni, associazioni e privati cittadini. Senza l’intervento del Comitato gli scheletri sarebbero ancora chiusi nella cassa di legno, non visibili al pubblico. Lo Stato, da cui dipende il Museo Archeologico Nazionale dove saranno esposti, in questa vicenda ha brillato per la propria assenza».
Vicenda amaramente non insolita nel nostro Paese che vanta un grande passato storico, culturale ed artistico.
Finalmente, l’11 aprile 2014 i giovani amanti furono esposti definitivamente nella tanto sospirata teca al Museo Archeologico di Mantova, posta all’altezza giusta per permettere al pubblico di osservarli.
La delicata storia d’amore degli Amanti di Valdaro ha commosso e intenerito tutto il mondo: nel 2009, la band anarco-metal Quitting Heaven dedicò loro una canzone Skeleton Kiss (Il bacio dello scheletro).
Fu realizzato anche un albo a fumetti, Amanti a Mantova, che narrava, romanzandola, la storia romantica dei due giovani stretti in un abbraccio senza tempo.

Tiziana Muselli