La romantica vita di George Byron

Byron1978. Alla scuola romana di archeologia un’ampia scalinata porta ad un grande edificio bianco, la cui parte central ricopia il modello di un tempio greco.
Il pronao è inframmezzato da otto colonne corinzie che sorreggono il frontone. Vi sono tre porte d’accesso. Quella centrale, la più grande, è l’ingresso della scuola.
Studenti vanno e vengono, si deliziano nel sole, guardano l’orologio, si fermano nell’atrio, voltandosi verso una porta laterale chiusa dove staziona un custode napoletano.
Sir John Lyon Emerich Acton barone di Dalberg e Aldemham, nato nel 1907 a Bordighera da Richard Maximilian lord acton, 1870.1924, ministro and ambasciatore di Gran Bretagna, e da lady Dorothy Lyon di Appleton.
Sir John è il figlio maggiore del ramo inglese della famiglia, diretto discendente dell’ottavo baronetto di Emmerich dell’antica famiglia, di cui si hanno notizie sin dal1643.
Il nonno John Acton barone di Aldemham fu primo ministro di Ferdinando IV di Borbone dal 1779 al 1811. Ambasciatore in Germania e dal in Italia, fu deputato liberale e cattolico e dal 1869 lord della Camera dei Comuni britannica.
Massone e antipapista, nel 1870 fu ambasciatore A Roma presso il Regno d’Italia. Dal 1895 insegnò Storia all’Università di Cambridge. Morì mentre era in vacanza in Baviera il 19 giugno 1902.
Suo nipote John, che abbiamo ritrovato alla scuola romana di archeologia, sposò a nel 1931 la nobile Daphne Strutt. La coppia si stabilì a Mancar del Valle, nell’isola di Maiorca, dove svolse l’incarico di console britannico. Ebbero 10 figli.
John si trovava a Roma con suo cugino del ramo italiano don Francesco Eduardo Maria Acton barone di Leporano, figlio di Alfredo, che nel 1959 fu direttore del Museo Civico “Gaetano Filangieri” di via Duomo di Napoli e del Museo Correale di Terranova a Sorrento, nonché di quello di Villa Livia e vicedirettore del Centro Numismatico Internazionale di Napoli, governatore della  Fondazione –Real Monte Manso di Scala e del suo archivio in Napoli, Gran Croce dei Cavalieri di Malta, dei Cavalieri di San Gennaro e del Sacro Ordine Militare Costantiniano di San Giorgio.
I due erano in compagnia in compagnia delle rispettive mogli, Daphne e la bella donna Maryda d’Ameglio.
Le due coppie dopo aver visitato il Cimitero degli Inglesi si fermarono all’ambasciata britannica. Nel pomeriggio andarono il Caffè Greco di via Margutta. Poi salirono la scalinata di Trinità dei Monti dove in una delle case abitò il poeta Percy B. Shelley, grande amico di lord Georges Byron.
Si ritrovarono poi con un noto studioso italiano di Byron, il barone di San Barbato, nato a Napoli nel 1954 e funzionario NSA (National Security Agency) negli U.S.A. dal 1977, storico, scrittore, araldista, appassionato di archeologia, mumismatica, filatelia, di nota famiglia borbonica, amico di famiglia degli Acton di Leporano, tanto che fece il suo viaggio di nozze nel 1992 a Palma di Maiorca, dove risiedevano.
Gli Acton e lo studioso napoletano in quei giorni presero ad approfondire la figura del grande poeta e scrittore romantico inglese George Gordon Byron.
George Byron nacque a Londra il 22 gennaio 1788 in Holles Street. L’infanzia la trascorse in Scozia, ad Aberdeen con sua madre la nobile Catherine Gordon, la cui famiglia era legata ai re scozzesi Stuart.
Nel 1798 divenne sesto barone di Rochdale del castello normanno di Newstead succedendo al defunto zio lord William Byron. In quegli anni studiò all’aristocratico collegio di Harrow e quindi all’Università di Cambridge, ove nel 1808 si laureò in lettere a pieni voti.
L’anno seguente George Byron entrò alla Camera dei Lord nelle fils dell’opposizione del partito Laburista.
Viaggiò per due anni all’estero dal 2 luglio 1809, visitando Spagna e Portogallo poi Albania e Grecia innamorandosi di Atene e di Giannina. Frequento pascià e governatori turchi, spingendosi fino a Costantinopoli. Non disdegnò mai il fascino femminile e nei suoi viaggi ebbe molti amori con donne straniere.
Nel 1811 divenne famoso con il suo libro “The Harold’s pilgrimage”.
Folleggiava nei salotti mondani di Londra: tante amanti, tra cui Caroline Lamb, la moglie del ministro lord Melbourne, ma anche la sua sorellastra Augusta Byron.
Si sposò il 2 gennaio 1815 a Londra con Anna Isabella Milbake, poetessa e matematica, da cui ebbe la figlia Ada. Si separarono ufficialmente il 15 gennaio 1816.
Al che Lord Byron lasciò di nuovo l’Inghilterra alla volta di Ostenda, Olanda, e poi passò in Svizzera, dove a Ginevra strinse amicizia con il poeta Percy B. Shelley.
Il questo periodo pubblicò varie opere tra romanzi e poesie.
Arrivato in Italia, a Milano conobbe lo scrittore Stendhal e l’inglesina Claire Clairmont, da cui ebbe la figlia Allegra.
Si stabilì dunque a Venezia a palazzo Mocenigo sul Canal Grande, con 16 domestici al seguito, cani e pappagalli, vendendo con fortuna libri di opere e di poesie, oltre che i suoi beni inglesi per 95mila sterline.
Qui ebbe una liasion con la veneziana Margherita Cogni e poi con donna Teresa Gamba Guiccioli dei conti di Ravenna, che diciottenne era andata sposa ad un nobile sessagenario.
Con quest’ultima visitò nel 1816 Roma per la prima volta, rincontrando l’amico inglese Shelley a Trinità dei Monti. Con Shelley brindò in un teschio che si portava dietro da Newstead insieme ad altri 4 portati dalla Grecia.
Byron credeva nella reincarnazione, ed era convinto che una maledizione avesse colpito la sua famiglia e quella materna dei Gordon. Attraverso i teschi compiva evocazioni spiritiche e magiche. Consultava anche la kabala, l’astrologia e le divinazioni, completando il perfetto quadro dell’uomo britannico originale e romantico.
Poi si trasferì a Firenze nel 1817, arrivando a Napoli nel 1818 per un breve soggiorno. Visitò Capri, il Vesuvio, gli scavi di Ercolano, Pompei, di Stabia, Paestum, Baia, Capua,la necropoli di Ischia, la regge di Caserta, di Capodimonte e Portici.
Nei due mesi in cui soggiornò nella città delle sirene strinse legami com massoni e carbonari della loggia “La vigilanza” del conte e scrittore Pietro Colletta e con quella dei “Figli della Sapienza” del barone Lorenzo di Montemayor, Gran Maestro del rito egizio di Cagliostro e del Misraim di Francia,
Byron fu amico anche dell’abate calabrese Ierocades e della famiglia Gamba Guiccioli.
Raggiunta Ravenna lord George si stabilì proprio nel loro palazzo, entrando nella locale vendita carbonara.
Nel 1820 plaudì alla rivoluzione carbonara di Napoli e di Nola e ai moti spagnoli di Cadice e Madrid e così a quelli in Emilia Romagna.
Nel 1821 l’esercito austriaco forte di 51mila soldati occupo facilmente i ducati di Parma e di Modena e i territori ribelli pontifici di Ferrara e di Bologna e avvicinandosi velocemente a Ravenna. Byron e i Gamba Guiccioli fuggirono a Pisa, nel tranquillo territorio granducale toscano, che lord George non mancò di visitare minuziosamente.
Il grande poeta romantico inglese viaggiava sempre accompagnato da 5 carrozze personali con il suo guardaroba, 16 domestici, il segretario personale, il Polidori, il medico personale Francesco Bruno, nonché un serraglio con un corvo, pavoni, pappagalli, gatti, cani, tra cui il suo preferito, un terranova. Il suo nutrito  seguito era diretto dal suo fedelissimo maggiordomo Flecter.
L’inquieto George Byron da Pisa, facendo rapida tappa a Firenze e a Arezzo, visitò di nuovo Roma il 16 aprile del 1821 fermandosi al Caffè Greco di via Margutta, il famoso ritrovo letterario e il Cimitero degli Inglesi. Fu assiduo delle osterie con il suo grande amico Shelley, frequentando massoni e carbonari.
Nel 1822 prese parte al rogo di cremazione di Percy Shelley, perito nel naufragio del suo battello Ariel nelle acque di Lerici, in provincia di La Spezia.
Quando il corpo fu restituito sulla spiaggia di Viareggio, dopo un lungo iter burocratico ottenne il permesso dai ministri del ducato di Lucca di cremarlo, secondo il desiderio dell’amico. Con grande commozione seppellì poi le ceneri a Roma nel cimitero inglese.
Colpito e ammirato della rivolta dei Greci contro l’occupante turco, dalla Toscana partì via mare per andare a combattere contro gli ottomani, sempre accompagnato dal suo seguito al completo e le sue donne.
Era il venerdì 17 giugno 1823. Nonostante la sua forte superstizione, volle vincere le sue paure spronato dall’esempio del conte piemontese Santorre di Santarosa, caduto contro i turchi a Sfaceteria.
Attraversò lo stretto di Messina e sbarcò a Cefalonia. Su appello del principe Mauro Cordato, uno dei capi della resistenza greca e membro della setta carbonara di “I Filadelfi ed Esperia”, si spostò come osservatore militare e finanziatore presso i combattenti greci a Missolungi, ove fu nominato capitano dei Dragoni a cavallo greci.
Dimenticati tutti gli agi che si era sempre portato dietro ovunque andasse, lord Byron dormiva su un lettino da campo.
Teneva sempre a mente la profezia che una zingara gli aveva fatto a Roma il 16 aprile 1821 per i vicoli di Santa Maria di Trastevere: gli aveva predetto la morte al compimento dei 36 anni. Gli disse anche che sarebbe tornato a vivere in reincarnazione in suo nipote, che avrebbe avuto il suo stesso ciclo di vita.
Dopo una passeggiata di ispezione militare a Missolungi sotto un terribile uragano, bagnato fradicio e infreddolito, contrasse la polmonite che al crepuscolo del 19 aprile 1824 lo portò alla morte. Aveva 36 anni.
Suo nipote, ottavo barone di Rochendale, George II Byron, letterato e romantico, mori anch’egli a circa 36 anni …

Michele Di Iorio