La "Particella di Dio", il bosone di Higgs

HiggsMONTE SANT’ANGELO (NAPOLI) – Nell’Aula Ciliberto del Campus universitario di Monte Sant’Angelo lo scorso mercoledì 11 febbraio il professor Gerard ’t Hooft, fisico olandese della Università di Utrecht, vincitore del Nobel insieme a Martinus Veltman, ha tenuto la seconda “Antonio Barone Lecture” del Dipartimento di Fisica dell’Ateneo federiciano per cercare di chiarire alcuni aspetti del “bosone di Higgs”.
Questa serie di conferenze pubbliche è stata istituita nel 2014 dal Dipartimento per celebrare la memoria del Professor Antonio Barone, uno dei massimi fisici che ha operato nell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
La conferenza “The Higgs particle, pivot of the Standard Model for the subatomic world” era destinata non solo a studiosi ma anche ad un pubblico di non esperti
La scoperta del bosone, teorizzato dal fisico Premio Nobel Peter Higgs, fu annunciata dal CERN solo nel 2012 ponendo il suggello finale al modello delle tre interazioni fondamentali fra le particelle elementari.
Il modello è basato sulla cosiddetta “teoria quantistica dei campi”. Una teoria che, almeno fino al lavoro di Gerard ’t Hooft, era vista quasi con imbarazzo: molte quantità di interesse fisico risultavano avere valori infiniti.
Questi infiniti vanno rinormalizzati, cioè il valore fisicamente misurabile della quantità emerge da una procedura rigorosa che ne ricalcola il valore in condizioni leggermente diverse, ovvero imponendo un taglio superiore alle energie, o in un numero di dimensioni leggermente inferiore a quattro. Una teoria dei campi che non sia rinormalizzabile non è di alcun uso.

Melissa De Pasquale