La grande marineria borbonica


La marina mercantile napoletana aveva favorito lo svuluppo nella navigazione, commercio e pesca sotto Carlo III, difesa in parte dalla piccola flotta di 30 unità medie, vascelli, fregate, corvette, galere, galeotte, feluche e da 60 navi cannoniere e bombardiere di piccolo tonnellaggio fin dal 1739 al 175.
Come abbiamo visto nel precedente articolo, le flotte dei pirati barbareschi attaccavano continuamente le coste del Regno delle Due Sicilie portando distruzione, bruciando, uccidendo, facendo migliaia di prigionieri che venivano ridotti in schiavitù.
Dopo la morte di suo fratello il re di Spagna Ferdinando VI di Borbone, avvenuta il 10 agosto, il mattino del 7 ottobre 1759 re Carlo III dovette lasciare Napoli per recarsi a Madrid e cingere la corona reale; con la consorte Maria Amalia partì per il porto di Barcellona sul vascello Fenice con al seguito il Trionfante; il convoglio era preceduto da tre sciabecchi da guerra napoletani, il San Gennaro, il San Ferdinando e il San Pasquale; a retroguardia il vascello San Filippo e le fregate San Carlo, Santa Amalia, al comando di don Francesco Ategui, e Concezione, sotto il comando di Tomas de Vicuña, Domingo Pescara, don Esteban Sammartin e don Antonio Quixano. Chiudevano il corteo navale gli sciabecchi del capitano di vascello Giuseppe Martinez.
Tra il 1759 al 1761 la flotta da guerra napoletana, composta dal 30 grandi unità nel 1756, si ridusse a tre fregate, 3 galere, 4 galeotte, e 6 sciabecchi; mancavano vascelli d’altura, ma vi erano 60 barche cannoniere e bombardiere costruite nel 1738.
Le forze navali erano scarse, ormai insufficienti per proteggere le coste del Regno dalle scorrerie dei barbareschi che, servendosi di bastimenti a coffa e di veloci saette, oltre che di galere e galeotte, ripresero con maggior frequenza le nefaste incursioni lungo i litorali.
Nonostante tutto, la valentìa e il coraggio degli ufficiali sia napoletani che spagnoli erano grandi: nel 1763 la polacca procidana da pesca Sant’Antonio, al comando di Giuseppe Celentano , inseguita da un legno moro al largo di Polignano sulla costa adriatica, per salvarsi fu costretta a naufragare sulla scogliera della costa; sebbene persa, la nave distruggendosi salvò mercanzia ed equipaggio.
Ancora, due galeotte, al comando del tenete di nave don Geronimo Borras y Dola, sconfissero e catturarono una galeotta tunisina con 35 uomini di equipaggio a largo di Polignano, sulla costa adriatica pugliese.
Si cercava sempre di formare al meglio i marinai: dal maggio all’ottobre 1762 gli allievi dell’Accademia Militare di Marina andarono in crociera d’istruzione navale con il loro comandante, il capitano Benedetto Maurizio Colonna dei principi di Stigliano con due galere, Patrona e San Gennaro e due galeotte, al comando di don Antonio Angosto.
Fu però nel 1762 la reggenza di governo del tutore di Ferdinando IV – cui era stato affidato perché troppo giovane per regnare – Domenico Cattaneo principe di Sannicandro e di Domenico de Sangro, con il consigliere Stefano principe d’Acri e il primo ministro Bernardo Tanucci, decise di dare il necessario impulso alla marineria borbonica e di aumentare la sicurezza rinforzando le batterie costiere di Pozzuoli, Baia, Miseno, Miniscola, Castelvorturno, Procida, Ischia, Capri, Sorrento, Massalubrense, Gaeta, Salerno con i forti Arechi e La Carnale, il forte di Agropoli, di Castellamare, i forti di Torre del Greco e Torre Annunziata, il forte del Granatello di Portici.
Anche Napoli fu protetta con il potenziamento dei forti dell’Ovo, del Maschio angioino, di Nisida, del Carmine, di Sant’Elmo, di Vigliena.
Le strade della Città proprio in quell’anno vennero inoltre rese più sicure con l’illuminazione pubblica dei lampioni a olio.
Nello stesso tempo, si diede sviluppo alla navigazione mercantile: nel 1766 vennero aboliti i privilegi di bandiera per favorire il commercio dotando di moli militari Palermo, denominato La Muraglia d’argento e Napoli, denominato San Vincenzo; nel 1768 si dotò anche la vicina Portici del molo militare del Granatello. Si accordò inoltre la franchigia del 20% sui dazi doganali d’importazione sulle merci provenienti dalle Indie occidentali e nel giugno del 1767 fu costituita nelle isole delle Antille la Casa di Commercio navale del Regno.
Le navi mercantili venivano costruite nei cantieri sorrentini di Alimuri ad opera dei Cafiero, a Marina di Cassano, spiaggia di Piano di Sorrento, mentre a Procida si costruiva negli arenili delle Grotte e della Lingua.
Anche la marineria da guerra ebbe un nuovo impulso: nel 1763 i ministri della Marina Militare don Antonio Del Rio e della Guerra don Antonio Ottero costituirono il Corpo della Real Marina, detto dei Custodi dei servi di pena, che si occupava specificamente dei i galeotti sia indigeni che barbareschi; nacquero così bagni penali alla darsena del porto di Napoli, ai Granili, Castellamare, Baia, Pozzuoli, al Granatello, Gaeta, Ponza, Santo Stefano, Brindisi, Crotone e Pescara.
Vennero poi creati due battaglioni, detti anche dei Real Liparotti, di Fanti di Marina specializzati negli sbarchi. I marinai vennero arruolati nel 1762 a Lipari, Stromboli, Vulcano, Pantelleria, Favignana, Sorrento, Piano di Sorrento, Massalubrense, Gaeta, Sperlonga, Procida, Ischia, Capri, Nisida, la Puglia costiera e naturalmente Napoli.
Il reggimento, detto anche di Fanteria da sbarco o dei Real Liparotti del Re, ebbe la sede di comando generale nella Reggia di Portici nel 1773.
Tra gi ufficiali di Fanti da sbarco, vi fu anche il famoso Francesco Caracciolo, nato a Napoli il 18 gennaio 1752, che diventò capitano di vascello nell’agosto 1790; fu il futuro ammiraglio della flotta repubblicana nel 1799.
Nel 1772 si tenne la solenne cerimonia con la benedizione della bandiera dei Liparotti; le truppe di Fanteria di Marina, avevano tra gli altri al comando superiori come il maggiore don Vincenzo de Sangro e il capitano don Francesco d’Aquino. i due battaglioni avevano 4 compagnie per battaglione con 160 soldati e ufficiali per compagnia, 37 sottoufficiali e 8 ufficiali.
In seguito il principe Vincenzo de Sangro, figlio di Raimondo, fu promosso Generale di brigata d’esercito a Foggia e il principe Francesco d’Aquino, suo cugino, Cavaliere di Malta e comandante del Reggimento dei Liparotti; ancora ambasciatore del regno delle Due Sicile a Vienna, fu lui proprio a indicare come ammiraglio della flotta napoletana da riorganizzare Giovanni Acton, nato inglese, baronetto di Aldemhan e Round in Inghilterra, capitano di fregata del Granduca di Toscana Leopoldo.
Acton, con la fregata Etruria, era stato protagonista di importanti episodi nel contrasto contro i barbareschi: il 14 ottobre 1773 assaltò il porto di Tunisi e catturando una fregata marocchina presso Capo Spartevel e poi nel giugno del 1775 prese parte alla spedizione alleata contro Algeri.
L’ambasciatore straordinario cavalier Gatti, su direttiva del d’Aquino e del marchese di Sambuca, si recò a Firenze per proporgli l’arruolamento; Acton accettò. Ben accolto dalla Real corte e dalla potente regina Maria Carolina, fu subito nominato capitano di vascello e direttore generale della Segreteria di Stato della Marina; in poco tempo divenne Ministro della Marina e della Guerra, poi segretario di Stato.
Con Acton la marineria da guerra borbonica iniziò la sua grande ascesa; nell’agosto 1778 il ministro varò il piano organico della Marina, che prevedeva 4 vascelli, 8 fregate,12 sciabecchi e numerose navi da guerra minori. Nel 1779 vennero acquistate due fregate di 40 cannoni a Cartagena in Spagna, la Santa Dorotea e la Santa Teresa, e l’anno seguente a Malta due vascelli da 64 cannoni, il San Giovanni e il San Gioacchino. In virtù delle sue direttive la fotta da guerra napoletana nel 1789 contò 7 vascelli,12 fregate, 6 corvette, 6 sciabecchi,10 galeotte, 4 brigantini10 galeotte, 84 lance cannoniere e bombardiere, 8600 tra marinai e ufficiali, il reggimento di Fanteria di Marina riformato con 1027 Fanti da sbarco.
Acton fissò il bilancio per la marina a 653mila ducati per il 1779 e chiamò a Napoli come ufficiali i toscani conte Francesco Spannocchi Piccolomini e Giovanni Guillichini, gli ufficiali francesi Luois Renè de Gras Preville e il conte de La Tour e l’austriaco conte Joseph von Thurn Valvassina.
Mandò inoltre un gruppo di ufficiali napoletani di marina a studiare pratica in Francia;  partirono da Napoli per Tolone l’1 maggio del 1779 con lo sciabecco San Gennaro. al comando del tenente di vascello Marescotti.
Gli ufficiali napoletani erano Matteo Correale, Carlo Diaz, Giovanbattista Del Coral, Carlo De Stefano, Raffaele Doria, Alfonso Spatafora, Salvatore di Saint Caprais e Luigi La Granelais.
Poi il 16 maggio del 1779 gli ufficiali Giovanni Bausan di Sorrento, Giuseppe Rodriguez, Francesco Saverio Quattromani, Ignazio Granfo e Agostino Melber, agli ordini di Francesco Caracciolo, partirono da Napoli su navi da guerra inglesi per studiare pratica contro i ribelli del Nordamerica – i futuri Stati Uniti .
Destinato al vascello inglese Marlborough, Caracciolo si distinse nella battaglia navale al largo di Capo San Vincenzo contro i francesi alleati dei ribelli americani il 16 gennaio 1780.
Il ministro Acton il 4 giugno 1780 trasferì la sede dell’Accademia militare di Marina da Napoli a Portici nella casa dei gesuiti a Palazzo Riccio, affidandola al comando del capitano di vascello Antonio Lopez de Almagro.
La Marina mercantile non venne trascurata: tra 1780 e 1793 6 polacche da pesca sorrentine per conto della casa commerciale liberati e di martino raggiunsero le isole Antille e cosi la polacca procidana di Paolo Mancono da Procida, che si recò sul Mar Nero ben ricevuto dalla Russia della zarina Caterina II, con un carico di 3000 botti di vino.
Altre polacche sorrentine raggiunsero con i loro traffici commerciali l’Inghilterra, i Paesi Bassi e i porti atlantici della Francia e del Portogallo, le Canarie e Capo Verde.
La prima spedizione di merci napoletane nel Nordamerica risale al 13 aprile 1797,quando il Supremo Magistrato di Commercio Michele de Iorio da Procida autorizzò l’exregnazione su una nave mercantile di molti prodotti napoletani, tra cui vino, formaggi, frutta secca, maccheroni, torrone.
L’Acton favorì anche la costruzione di navi sul territorio: ingaggiò l’ingegnere costruttore navale austriaco Antonio Imbert che in pochi mesi al Real Cantiere di Napoli costruì i brigantini Lipari, Sparviero, Vulcano e Stromboli, tutti armati con 12 cannoni da 80 mm, le due galeotte Serpe e Vespa.
Intanto erano state demolite le vecchie galere Capitana, Patrona e San Gennaro.
Acton realizzò anche il Consiglio Superiore di Finanza e aumentò il bilancio per le spese navali del Regno, fino all’ammontare di 689.722mila ducati nel 1781.
Nel 1782 iniziò i lavori di abbellimento della Capitale, con la costruzione della Real Villa a Santa Lucia.
Nello stesso anno fondò il Real Cantiere Navale di Catellammare di Stabia; le opere presero il via il 20 giugno 1783, sotto la direzione degli ingegneri Imbert e Bianchi; la manovalanza era composta da 600 galeotti, scortati dai custodi dei servi di pena della Marina Militare.
Nei cantieri-arsenale di Castellammare, che furono tra i migliori al mondo, vennero costruite le galeotte Prudente, Rondine e Veloce, lo sciabecco Robusto e la fregata Cerere, la fregata Minerva, gli sciabecchi Diligente e Vigilante.
Tra di essi va ricordato il vascello Monarca, punta di diamante della marineria del Regno delle Due Sicilie, progettato dall’ingegner Sabatelli. Dopo l’invasione piemontese, il “Monarca” cambiò nome, diventando “Re Galantuomo”; l’esercito borbonico se lo ritrovò contro durante l’assedio di Gaeta.
Da notare che la nave scuola della Marina Militare Italiana Amerigo Vespucci, che venne varata il 22 febbraio 1931 proprio a Castellammare, ricalca fedelmente il progetto di Sabatelli, sebbene la paternità dei disegni venga attribuita al tenente colonnello del Genio Navale Francesco Rotundi.
Il motto della Vespucci è Non chi comincia ma chi persevera.
La marineria borbonica a questo punto poteva ben rivendicare un posto preminente nel  dominio del Mediterraneo: il 18 maggio del 1784 una squadra al comando del capitano di fregata Bartolomeo Forteguerri lasciò il porto di Napoli. La squadra navale era composta da due vascelli da 64 cannoni, due fregate da 30, la fregata da 40 Minerva,due sciabecchi, due brigantini,la polacca da trasporto viveri Gran Ferdinando, la polacca ospedaliera Concezione; a Palma di Maiorca si unì con 4 galere maltesi e 3 sciabecchi spagnoli.
Il 23 giugno le forze alleate erano a Cartegena per congiungersi con la flotta spagnola al gran completo; si unirono poi altre due fregate e 4 galere di Malta e due fregate portoghesi.
Il 28 giugno l’armata per Algeri per effettuare un’azione dimostrativa: la sera del 9 luglio 1784 le forze alleate cristiane bombardarono la Città spiegando tutta la sua potenza di fuoco contro i barbareschi.

Michele Di Iorio

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