La festa di San Giovanni Battista

sangiovanni battistaLa festa di San Giovanni d’estate del 24 giugno segue quella del solstizio del 21 giugno, festa importantissima del calendario agrario lunare sia greco-cumano che celtico e poi romano classico. Quasi sempre celebrazioni religiose si sovrapponevano a quelle pagane preesistenti, come quella di San Michele del 29 settembre s’innestò su quella a quella di Michelemass, Calendimaggio o Primo maggio a quella celtica di Valpurga o Beltane, Ognissanti ad Halloween.
A Napoli la festa di San Giovanni Battista fu introdotta dagli Aragonesi nel 1448 con Alfonso il Magnanimo che fece restaurare il Maschio Angioino e abbellire Napoli e tante città del Regno tra cui Somma Vesuviana. Alla vigilia, il 23 giugno, le ragazze in età da marito usavano donare una pianticella di grano all’uomo che avrebbero voluto sposare. Fu proprio in questa occasione che nel 1448 Alfonso d’Aragona incontrò Lucrezia d’Alagno e se ne innamorò follemente.
La festa di San Giovanni a Napoli durava un ottavario e iniziava con la Santa Messa nella chiesa di San Giovanni a mare dove c’era la preziosa statua del santo ricoperta di oro, argento e pietre preziose, che nell’800 venne stimata del valore di 700 ducati d’oro. La chiesa di stile gotico, fondata nel XII secolo, fino al 1798 fu sotto il patronato dei Cavalieri di Malta e comprendeva un ospedale per i Crociati reduci dalla Terrasanta, altrettanto famoso di quello di Sant’Eligio al Mercato dei Cavalieri Templari.
Il simulacro del Santo era portato in processione per tutto il quartiere fino alla Rua dei Francesi. Poi giungeva al Castello e i fedeli in processione si bagnavano nudi a mare. L’arcivescovo nel 1588 richiese per iscritto al Vicerè di vietare sia il bagno che la festa di San Giovanni non ammettendo la promiscuità in cui si svolgeva questo rito che ben poco aveva a vedere con la fede. Dopo l’editto delle autorità che vietò questa singolare celebrazione, il popolo continuò ad immergere fanciulli d’ambo i sessi in tinozze dette cufanature.
La celebrazione religiosa vera e propria San Giovanni iniziava il 24 un minuto dopo la  mezzanotte tra la marina e la Chiesa di San Giovanni a Teduccio. Veniva chiamava bona: per le strade si ballavano sfrenatamente tre tipi di balli popolari e si facevano scorpacciate di cibo e vino.
I balli erano la ciaccona, una specie di mazurka, la ‘mpertecata, dove danzando si intrecciavano rami, e la ‘ntrezzata, una specie di danza guerriera dove i ballerini al posto di sciabole impugnavano lunghi bastoni di legno che usavano per alzare le gonne alle ragazze. La festa fu vietata nel 1676.
In seguito veniva celebrata portando davanti la chiesa di San Giovanni a Teduccio birrocci , i carretti, calessi, carri, carrozze e si lavavano a mare o in tinozze per la benedizione.
Nel vicino quartiere di Barra si faceva invece la benedizione dei cufanature che avevano la simbolica funzione di piscine per il battesimo di San Giovanni.
I Vicerè venivano ad assistere alla festa in incognito passando per il percorso passaggio segreto del Caracò – detto così per la scala a chiocciola – che da Palazzo reale scendeva sotto il Molosiglio passando per i moli Beverello, San Vincenzo fino a quello di San Gennaro di San Giovanni a Teduccio. Anche i Borbone continuarono poi questa tradizione.
La giornata di San Giovanni Battista per la massoneria nel mondo e soprattutto a Napoli è un’importante festa detta di San Giovanni d’estate che segue quella pure massonica di San Giovanni d’inverno del 27 dicembre.
La festa del 24 giugno prevede pranzi o agapi conviviali delle logge. Il principe Raimondo de Sangro di Sansevero fu iniziato in massoneria nel 1745 proprio in questo giorno particolare. L’alchimista ed occultista Pasquale de Servis, detto Itzar di Portici nel 1875 incontrò Giustiniano Lebano …
E il 24 giugno 1979 a Villa Lebano di Trecase il medico e massone Giuseppe Cuccurullo, genero del defunto Lebano, consegnò a Nicola Ariano l’archivio dell’arcana arcanorum Scala di Napoli dell’Ordine Osirideo Egizio Misraim-Memphis che poi fu sistemato dai suoi allievi napoletani. In ultimo, il 24 giugno del 1992 venne trasmesso in quel di Cuma all’attuale custode …

Michele Di Iorio