La Doppia Morte in musica

La doppia morte in musicaIl musicista Giovan Battista Baldassarre Vitali da Cremona prima dopo aver composto diversi componimenti tra ballate, inni, madrigali, contraddanze, concerti, musica sacra, Te Deum, fu affascinato dalla musica e dalle idee di Giordano Bruno e di Metastasio; inoltre studiò alchimia e kabbala negli incontri alla villa del marchese Palombara.
Durante il suo soggiorno a Roma frequentò il salotto letterario e filosofico della regina Maria Cristina di Svezia; nel marzo del 1671 scrisse nella splendida cattedrale rinascimentale di Sant’Eusebio una serie di 17 inni di tipo rosacruciano graalico. In particolare, l’ultimo spartito, il 17esimo, fu detto della Doppia Morte, in quanto pare che tra le sue note contenga un messaggio criptato.
Poche altre notizie si hanno del Vitali; si sa però che morì in modo misterioso nel 1694 nella natìa Cremona …
Quest’inno divenne famoso per la ricerca effettuata negli archivi della Santa Sede nel 1933 dal colonnello delle SS Otto Rahn e subito dopo dall’addetto militare colonnello von Hesse, con l’appoggio del maggiore Kappler. I militari tedeschi patteggiarono con la diplomazia vaticana tra il 1943 e il 1944; le trattative furono interrotte dagli eventi bellici a sfavore della Germania nazista.
Vitali nel suo soggiorno romano incontrò il marchese Santinelli, poeta, scrittore e alchimista e Gualdo, famoso alchimista e negromante, orafo tedesco, rifugiatosi da tempo a Venezia perché perseguitato in patria per le sue idee rosacruciane.
Un secolo dopo il barone svizzero Tschudy in servizio militare a Napoli, divenuto amico e aiutante alchemico del principe Raimondo de Sangro, studiò lo spartito dell’inno XVII tra il 1750 e il 1753, stabilendo il principio della doppia morte o morte del corpo fisico.
Lo studio si riferiva al momento del trapasso di una persona, della morte od oblio del corpo animico, come prescriveva l’antica religione egizia, per poter vivere tranquillamente nel mondo dei morti o reincarnarsi senza dover ricordare le proprie esperienze precedenti di vita.
Nel 1770 Cagliostro con Luigi d’Aquino, Raimondo de Sangro e il figlio di questi Vincenzo, stabilì che con l’arcana arcanorum, ovvero il Mistero dei misteri della vita e della morte, concede ai predestinati il potere di ricordare tutto di una vita precedente secondo 7 livelli di consapevolezza detti Osiridei.
Ritornando al colonnello Rahn, l’ufficiale tedesco era così ansioso di mettere le mani sullo spartito del Salmo XVII del Vitali perché tra il 1933 e il 1934 aveva trovato a Carcassonne in Provenza la testimonianza in dipinto della chiesa di Rennes le Chateau che attestava che il principio egizio della doppia morte era stato codificato in Egitto al tempo della XVIII dinastia dei Faraoni da una famosa regina molto giovane e bella e da 113 principi di casa reale che volontariamente si sottomisero a tali prove iniziatiche osiridee, conosciute impropriamente dal 1778 in Europa come Arcana arcanorum Scala di Napoli.
Questo particolare dovrebbe invitare a riflettere: chi va in depressione dovrebbe considerare che l’anima è comunque immortale e che se si vuole, studiando con umiltà, si può vincere in un certo senso la morte fisica, non dimenticando le origini solari di ognuno di noi, senza cadere in disperazioni quotidiane inutili, arrivando a vincere l’oblio, la disperazione e l’insicurezza della vita sul palcoscenico della commedia umana.

Michele Di Iorio