La casa della Fata turchina

Casina sul FusaroNon tutti forse conoscono l’incantevole luogo che secondo gli abitanti di Pozzuoli, Bacoli e Monte di Procida fu l’abitazione della Fata turchina … o almeno lo fu nello sceneggiato televisivo Le avventure di Pinocchio … ovvero la Casina Vanvitelliana.
Fu nel 1782 che Carlo Vanvitelli, figlio di Luigi, realizzò lo splendido Casino Reale di caccia sul lago Fusaro, poco distante dalla riva. Adibita a residenza di ospiti  illustri, dal sovrano Francesco II D’Asburgo-Lorena a Mozart e Rossini, e poi al secondo Presidente Della Repubblica Luigi Einaudi,  è considerata una delle più raffinate architetture settecentesche, a piana centrale ed essenziale nelle sue forme.
Restaurata con tinte pastello, la suggestiva Casina affaccia su un’area naturalistica da togliere il fiato; nei secoli ha regalato preziosi spunti agli artisti nella composizione delle loro opere.
Ancora oggi la Casa sul Fusaro  costituisce una potente attrattiva per quei musicisti che intendono  proporre il frutto del loro  passionale lavoro e deliziare il pubblico in un’ affascinante location.
È quello che faranno i Mundu Rua, gruppo musicale di origine partenopea, sabato 24 maggio dalle ore 20.
Fin dal loro primo disco Kaleidophonia, uscito nel 2012 la band post-moderna ha saputo rappresentare un incredibile viaggio tra sonorità etno-folk-arabiche, progressive e rock così come tra psichedelica e funk,  legandole sempre  in modo scrupoloso al recupero e alla valorizzazione dell’identità culturale.
3 i membri di Mundu Rua: Dario Perroni, leader e voce, Mario Di Bonito e Giandomenico Caniello presenteranno nella magica Casa di Pinocchio la loro recente fatica musicale titolata Trans Uman Zen, un  inno alle scuole di pensiero buddhista, partorito da strumenti misconosciuti al mondo della musica commerciale che produce esclusivamente per vendere, una macchina diabolica che nulla ha in comune con la vera Arte.
Il concerto dei Mundu Rua sarà un imperdibile appuntamento culturale per giovani e non che intendono puntare lo sguardo e soprattutto l’orecchio verso mondi nuovi abitati da antichissime tribù.
Accompagnati dalle sinuose movenze della ballerina Francesca Sapio, gli estasianti suoni creati da sitar, marranzano, theremin, djembe, bouzuoki, e vari flauti nonché gli incalzanti ritmi di darbuka, batteria, basso e gong, racconteranno le emozionanti storie contenute nel nuovo disco. Un’introduzione mistica folk condurrà il pubblico all’ascolto di un sonetto del sacerdote contemplativo San Filippo Neri.
‘A rena ‘e fuoco è il brano che canterà in modo piuttosto singolare il tema della Terra dei Fuochi.
La rivoluzione della primavera araba – come i media occidentali definiscono le proteste e agitazioni cominciate alla fine del 2010 – si udrà dalle note di Ramallah, città palestinese tendenzialmente aperta a culture diverse da quella islamica.
Le sonorità raga-rock-indiane  espresse nella strumentale Mamazadi rapiranno il pubblico della Casina vanvitelliana che si lascerà ancora trasportare nelle Indie attraverso  il brano tribale-rituale Khmer. Introspettive le tematiche contenute nel brano circa la massima scritta sul frontone del Tempio di Delfi, nell’antica Grecia «Gnothi seauton».
Petra canterà della crisi sentimentale di mezza età,  mentre, sgorgata dalla penna dell’artista Mario Scippa si potrà ascoltare in assoluto una delle punte di diamante del disco: ‘A resata ‘e na femmena.
Nel testo parole come scoglio, scumma, aria,  rossa o amarena così come lengua ripropongono suoni della lingua napoletana che evocano significati simbolici legati alla mitologia del territorio.
Uno di questi è la nascita di Venere, dea della bellezza, dalla bianca schiuma del mare o il sangue sempre presente nelle grandi opere barocche del Seicento, rosso come quello di San Gennaro e Santa Patrizia: tasselli dell’immagine sensibile di Partenope. La risata ammaliatrice intesa nel brano perché amara vuole sembrare dolce, è in contrasto con la lingua che la canta.
Infatti è dura, ma appare dolce: e i Mundu Rua canteranno «Si l’amarena è doce, ‘a lengua mia no! »
Non potranno mancare al concerto le dissonanze angeliche, sonorità gregoriane eretiche consuetamente tenute dalla band nel Museo Nazionale dei Girolamini per il loro affine carattere mistico.
Un’ esperienza da ripetere per il pubblico sarà poi l’emozionante ascolto di Hare Krishna,  preghiera indu-buddista di pace e libertà.
E così, in una tiepida serata primaverile il pubblico potrà drinkare gustando un frizzante concerto da una splendida terrazza protesa su un lago incantato …

Nina Panariello