Intervista allo storico Gianni Oliva

Gianni Oliva
Giornalista e studioso del ‘900 italiano, Gianni Oliva racconta nel suo ultimo libro L’Italia del silenzio, edito per Mondadori, la storia di un Paese che risente profondamente delle ferite del suo passato.
Molto vicino alla filosofia del film Sliding Doors (1998) di Peter Howitt, dove la protagonista dopo essere stata bruscamente licenziata si dirige in tutta fretta verso la metropolitana, momento in cui la sua vita si dividerà in due dimensioni parallele: lei, Helen, perderà la metropolitana; lei, Helen, prenderà la metropolitana.
Gianni Oliva, allo stesso modo di Howitt, in un contesto e in un tempo diverso, mostra l’altra faccia di una data che ha segnato l’Italia: l’8 settembre 1943. Tra dettagli e commenti, Oliva descrive un altro 8 settembre: il giorno del silenzio.
Ricostruendo gli eventi drammatici del 1943 – 45, Oliva racconta la storia italiana di settanta anni fa, mai realmente metabolizzata. 
Cosa è stato decisivo per la stesura del libro L’Italia del silenzio?
Il constatare che gli uomini sono ancora schiavi di organismi e di sistemi che annullano i veri ricordi e la storia di un popolo.
E questo cosa ha comportato?
Nel 1945 l’Italia non ha vinto nessuna guerra. Il nostro Paese, con cartina geografica alla mano, in quell’anno dimostrò di essere più piccolo degli anni precedenti: l’addio alla Dalmazia e all’Istria hanno segnato per sempre l’Italia.
Molte, sono le zone grigie dove volontariamente sono spariti i riflettori. Il regime fascista ha usato la violenza, ma anche il controllo dell’informazione e dell’insegnamento. Sotto il regime, l’uomo è diventato schiavo e ha dimenticato tutto il resto: i crimini di guerra commessi dagli italiani in Jugoslavia, in Grecia e in Albania.
E quindi nel suo ultimo lavoro lei si è proposto di realizzare un rewind?
Assolutamente sì.
Per provocazione o altro?
Per imparare dagli errori e per conoscere la realtà delle cose. Il passato, accantonato, rimosso, mai elaborato, è una piaga sociale ancora aperta. L’Italia deve fare i conti con il proprio passato. Ora, necessariamente.
Per quale motivo continua a sostenere questo?
La società ha bisogno di individuare le origini delle dittature i cui danni arrecati, ancora oggi, immobilizzano l’uomo. Il controllo dell’informazione è un rischio da capire, ma soprattutto da affrontare.

 Lucia Cirillo