Il tesoro dei Templari

castello di GisorsIl francese Gérard de Sède nel 1962 pubblicò il libro I templari sono tra noi, dove si racconta che il loro tesoro è ancora nascosto in Francia, in Normandia, nel castello di Gisors.
Secondo lo scrittore, pochissimi sono i documenti riguardanti l’Ordine del Tempio: tre copie della regola ufficiale conservate a Roma, Digione e a Parigi, due libri di conti, pochi cartulari provinciali ed estratti del processo 1307-1311.
Napoleone Bonaparte nel 1809 fece prelevare documenti riservati dall’Archivio Vaticano, estratti del processo e interrogatori di alcuni templari interrogati a Poiter da papa Clemente V; tali documenti furono poi restituiti nel 1815.
Nel 2002 la scrittrice Barbara Frale durante le sue ricerche rinvenne le due bolle pontificie del 1312 di da papa Clemente V di sospensione e non di scioglimento dell’Ordine Templare Mondiale con assegnazione dei loro beni in Europa ai Cavalieri di Malta, ai Teutonici, a quelli di San Lazzaro, ai monaci domenicani, agostiniani, francescani e antoniani.
Secondo Gérard de Sède rimane un mistero la sparizione dei documenti del Tempio in Francia nel 1962 e così del tesoro contenuto in 3000 forzieri templari custoditi fino al 1307 a Parigi del valore di 18 miliardi di franchi francesi del 1962, di cui a re Filippo il Bello ne furono consegnati nel 1307 solo 150mila fiorini.
De Sède afferma infatti che i Templari temendo che il re francese potesse impadronirsi dell’intero tesoro e con questo sanare i gravi debiti di stato e personali, fin dal 1303 approntarono il progetto di metterlo al sicuro tra Spagna, Portogallo, Scozia e Napoli; scortati da 50 cavalieri templari detti del Rossiglione, sulla frontiera francese dei Pirenei, comandati dal Precettore Jan de Goth, nipote di papa Clemente V, su indicazioni del cavaliere templare della Commenda di Artois, Evrad il giovane, portarono via nell’arco di tre anni dalle catacombe di Parigi, che si trovavano sotto la fortezza del Tempio, i primi forzieri nelle miniere di Blanchefort vicino le rovine del castello dei marchesi omonimi – distrutto nel 1343 perché albigese – scavate nel 1140 da Bertrand de Blanchefort, terzo Gran Maestro templare mondiale.
Tre anni dopo i forzieri furono trasferiti a Parigi dai cavalieri del Rossiglione della commenda di Aix en Provence e poi nel 1306 alle rovine della fattoria templare di Bezu sui Pirenei, ai confini con la Spagna.
il 1 settembre 1307, i Templari sempre più preoccupati, pur fidando il Gran Maestro de Molay nella protezione di papa Clemente V, trasferirono 300 forzieri su 3000 a Bezu e poi in terra di Castiglia lungo un percorso con 12 punti templari tra fortezze, commende e chiese del Tempio e poi ancora in Catalogna fino a Barcellona e a San Giacomo di Compostella. Il percorso venne tracciato su una pergamena in latino del 1306, conservata nella parrocchia di Rennes le Chateau in Provenza, sotto l’altare maggiore.
Nelle casse del tesoro del Tempio rimasero dunque 150mila fiorini – che furono poi sequestrati dal re di Francia – e 300 forzieri residui nascosti nelle catacombe di Parigi.
Nella notte del 3 settembre 1307 40 templari a cavallo uscirono con tre tesorieri del Tempio su carri trainati da buoi con i forzieri nascosti sotto la paglia; dopo l’arresto generale dei 140 cavalieri templari insieme con il Gran Maestro de Molay, il templare Jean de Chalon confessò agli inquisitori regi che il tesoro aveva preso la strada per il porto di La Rochelle, dove furono imbarcati su 18 navi templari 3012 cavalieri in fuga.
Mentre due tesorieri si lasciarono arrestare fuori La Rochelle nei giorni seguenti e un terzo dignitario fu sorpreso nel sonno e arrestato nella locanda del porto di La Rochelle, la flotta templare era intanto riuscita a partire con il grosso del tesoro ed archivi alla volta della Scozia e del Portogallo.
506 templari con 7 navi templari sbarcarono in terra scozzese e altre 18 unità navali a Tomar, ben accolti dai templari portoghesi e dal re, cui vennero donate 17 navi su 18 i in cambio di asilo politico ai duemila profughi.
La diciottesima nave, la Santa Maria del Tempio, era poi ripartita con documenti, 30 forzieri e 506 templari per Genova rifugiandosi nel gennaio del 1308 nel regno di Piemonte protetti dal conte Amedeo VII di Savoia. Poi la nave proseguì per Barletta, dove sbarcò il tesoro e sei profughi nel marzo del 1308, mentre otto templari locali si lasciarono arrestare per facilitare la loro fuga.
I fuggiaschi si nascosero tra i monaci benedettini di Torremaggiore; due mesi dopo, travestiti da monaci, si rifugiano a Castel del Monte tra gli amici cavalieri teutonici; poi, scortati da loro, giunsero a Marigliano per ricongiungersi con i templari campani delle commende locali accampandosi nelle terre di San Vitaliano, lasciando armature e spade e rifugiandosi nel castello di Cicciano. Alcuni proseguirono per il castello Caracciolo di Volla e vi nascosero 30 forzieri nei sotterranei.
Secondo Gérard de Sède  le 7 navi sbarcate in Scozia nel 1307 avevano portato in salvo, sotto la protezione di re Robert Bruce, ben 1600 forzieri, nascondendoli nel feudo dei lord Sinclair.
Ricapitolando, 1600 forzieri furono messi al sicuro in Scozia, 1100 in Spagna, 200 in Portogallo, 30 a Rennes le Chateau; poi, 40 furono trasferiti in Italia meridionale, giungendo infine a Napoli. Altri 30 forzieri furono portati via terra da 36 templari superstiti francesi nel settembre 1307 evitando la strada consolare da Parigi a La Rochelle, e percorrendo invece quella della Normandia, l’antica via gallo-romana che passava per Gisors, dove c’era il castello costruito tra il 1090 e il 1184 dal conte Jean.
Il ricchissimo conte Jean de Gisors, nato nel 1133, fu cavaliere e Precettore templare fino alla sua morte nel 1220; fu vassallo del re inglese, con proprietà personali nel Sussex in Inghilterra e il castello di Titchfield nella contea di Hampshire e cavaliere del Santo Sepolcro di Gerusalemme o di Sion. Gli successe Marie e poi Guillame, sempre cavalieri e alti dignitari dell’ordine equestre pontificio. Il castello di Gisors fu scelto dai templari come nascondiglio perché proprio legato al pontefice e quindi non perquisibile.
Secondo i racconti dello scrittore francese de Sède la leggenda dei tre carri allude ad una verità astronomica e astrologica: infatti la costellazione dell’Orsa minore e quella dell’Orsa maggiore ogni anno, alla mezzanotte del 24 dicembre, si trovano agli antipodi del cosiddetto Carro dei Mari o Nave, allineati su una retta che passa per Gisors.
Sotto un torrione del castello si trova un sotterraneo – detto la spina in gergo templare – i cui accessi vennero murati: lì venne nascosto il tesoro, protetto da griglie di ferro ermeticamente chiuse, che si sarebbero aperte solo alla mezzanotte del 24 dicembre di ogni anno, durante la messa di Natale, nell’istante in cui il sacerdote legge la genealogia di Gesù. Da notare inoltre che l’Orsa maggiore o Grande Carro, era chiamata anche Carro di Davide, il re ebraico da cui discende Gesù.
Il castello di Gisors fu feudo di varie famiglie nobili legate ai duchi di Lorena e ai duchi di Guisa; quest’ultimi ereditarono il castello tramite il matrimonio nel 1527 della duchessa Anna d’Este contessa di Gisors con Francesco duca di Guisa. Il successivo castellano fu il loro figlio Enrico e poi Carlo, morto senza eredi.
Gisors fu acquistato quindi dal potente ministro delle Regie Finanze di re Luigi XIV di Francia Nicolas Fouquet; suo nipote Nicolas II Fouquet marchese di Belle – Isle cedette alla corona l’isola con 1770 armigeri suoi feudali in cambio del ducato di Loungueville e della contea di Gisors, che nel 1742 fu innalzata al titolo di marchesato di Gisors dal re di Francia e nel 1748 a ducato e feudo; fu tenuto dalla famiglia normanna fino allla rivoluzione francese del 1790, con il duca Massimiliano di Lorena, duca di Guisa, di Loungueville e di Gisors.
Da questo momento in poi il tesoro dei Templari sembrava essere definitivamente assurto a leggenda. Bisogna infatti arrivare al periodo della II guerra mondiale, dal 1940 al ’43, quando Roger Lhomoy, un colto contadino, fu assunto come giardiniere dai tedeschi che occupavano il castello di Gisors; Lhomoy seguì con interesse i misteriosi scavi effettuati da un’unità speciale militare tedesca agli ordini dell’ufficio politico dell’Hanberbe, scortata dalle SS, che usava prigionieri ebrei come manovali.
Dopo la ritirata tedesca divenne custode e guida del castello; conoscendo la leggenda del tesoro dei Templari iniziò a scavare una galleria verticale profonda di 21 metri sotto il torrione, che gli costò un lavoro di due anni, dal 1944 al 1946.
La notte della vigilia di Natale del 1946 Roger Lhomoy rinvenne un’antica chiesa romanica lunga 30 metri, larga 9 e alta 4,50 metri; al suo interno c’erano 19 sarcofaghi di pietra di cavalieri templari morti tra 1307 e 1324 e 30 grandi cofani di metallo in tre file da dieci, più tredici statue del Cristo e i suoi Apostoli, un altare con tabernacolo di pietra. I 30 forzieri si aprirono da soli mostrando al loro interno 30 cassoni di oro, argento, pietre preziose, metalli.
Credendo di aver trovato il tesoro dei Templari di Francia, il giorno dopo il guardiano del castello si presentò dal sindaco di Gisors per metterlo al corrente della scoperta. Questi, scortato dalla polizia municipale e dalla gendarmeria si recò sul posto per mettere tutto a tacere, facendo murare gli scavi da prigionieri tedeschi e licenziando il Lhomoy.
Al guardiano non restò altro che presentarsi a Parigi dallo scrittore Gérard de Sède; si fece dunque assumere come cameriere e giardiniere. Era il 1959, e un anno dopo de Sède si recò a Gisors, cercando invano notizie nelle biblioteche pubbliche e private per scrivere un articolo … e due anni dopo pubblicò il libro.
Poco dopo, due altri giornalisti francesi in visita agli scavi di Gisors furono addirittura allontanati con colpi di fucile.
Nel 1992 nel castello Caracciolo di Volla, lo scrittore napoletano e storico Michele Di Iorio con l’equipe di Televolla girò un filmato e fece fotografie nel cortile, dentro il pozzo detto del Cavallo templare bianco e agli ingressi dei 4 sotterranei del castello e cosi al loggione del primo piano del maniero da caccia appartenuto agli antichi marchesi di San Sebastiano e poi alla nobile famiglia Pollio, che lo tenne in feudo fino al 1806.
Nella notte successiva alle riprese il giardino del castello fu bruciato e gli ingressi del castello chiusi con lamiere e catenacci, come venne incendiata due giorni dopo l’auto dello storico napoletano, una Fiat uno rossa, proprio sotto la sua casa a 2 km di distanza …
Di Iorio riprese le sue ricerche nel medesimo luogo ancora il 24 luglio 2010. E cominciarono strane minacce e telefonate anonime …
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