Il mistero del motto FERT e la Santa Sindone

Sindone (2)La Santa Sindone, il sacro lenzuolo che avvolse il corpo del Dio unico vivente, il grande Architetto divino dei mondi cosmici, Gesù il Cristo, è custodita nel Duomo di Torino.
È una delle massime reliquie preservate dalla Militia Christi o Cavalieri del Tempio di Gerusalemme, insieme alle altre memorie sacre rinvenute nelle stalle di Salomone, tra le rovine del Tempio ebraico, tra cui la santa lancia di Caio Cassio detto Longino, il centurione romano che sul Golgota si accertò che Gesù fosse morto, lancia che dopo la fine dei templari fu conservata ufficialmente dagli imperatori Asburgo a Vienna nel museo imperiale.
Altri Strumenti della Passione o reliquie, come l’Arca dell’Alleanza e il Sacro Graal presero altre vie dopo la persecuzione dei Templari nel 1307 in Francia.
Volendo seguire l’itinerario templare stabilito dal 1303 e ribadito nel 1306 per mettere in sicurezza tali reliquie, si tracciò il sacro percorso di Santiago de Compostella, portandole via terra a Blanchefort, nelle miniere di Ornolac e di Montsegur e poi dal settembre 1307 da Bezu sui Pirenei spagnoli, fino in terra catalana di Barcellona e in Castiglia; nel 1317 arrivarono a Tomar in Portogallo.
Da questo momento le reliquie vennero divise: parte effettuarono un percorso scozzese, parte quello del sud Italia, passando per Brindisi, Castel del Monte, Torremaggiore, Ariano irpino, Avella, Nola, Marigliano, San Vitaliano, i castelli templari di Cicciano e Volla e infine Napoli, secondo le indicazioni date nel 1306 dal Gran Maestro de Molay.
Intanto, il Gran Precettore italiano Jacopo de Montecucco, nominato nel 1304, fuggito da Parigi con nave templare e sbarcò a Genova nel gennaio del 1308; fu ospitato fino alla sua morte dei Savoia nella pieve di Alessandria piemontese.
Gli allora conti di Savoia, era una famiglia che si distinse nelle crociate in Terra Santa; Amedeo III parti per Gerusalemme nel 1146 con il nipote Luigi VII re di Francia per la seconda crociata indetta da San Bernardo di Chiaravalle, regolatore dei Templari dal 1128, morendo a Nicosia di Cipro nel 1148 come capo crociato.
Tommaso III di Savoia, padre di Amedeo, morì dopo aver pugnato come crociato il 7 febbraio 1259 e fu sepolto nel duomo di Aosta, con il misterioso motto araldico di famiglia, FERT, scolpito sulla tomba.
Secondo alcuni studiosi FERT potrebbe significare Fretes Et Rectores Templi, fratelli e dignitari del Tempio …
Altre famiglie nobili piemontesi come i Ferrero e i Ferrara di Torino ebbero invece il motto araldico In non nobis Domine … dal salmo CXV di David, come il motto dei Cavalieri Templari.
Il conte Amedeo v detto il Grande si distinse sia alle Crociate che nei conflitti europei; morto nel 1325 ebbe per le crociate il feudo di Acaia e vince gli Asburgo nella campagna di Fiandra, alleato di Filippo il Bello e in compenso fu tranquillamente lasciato indisturbato nella protezione dei Templari nei suoi possedimenti.
Dal 1307 al 1312, dopo il Concilio di Vienna e dall’abolizione ufficiale dell’Ordine dei Templari, i loro beni nel Piemonte furorno tranquillamente assegnati ai Cavalieri di Malta; intanto il conte Amedeo v di Savoia entrò nell’Ordine di Malta nel 1306 e nel 1309 si distinse nella conquista di Rodi sventolando il vessillo di famiglia con il misterioso motto FERT … Amedeo morì nel 1323 ad Avignone mentre era presso la Santa Sede
Suo figlio Amedeo VI detto il Conte Verde nel 1353 conquistò Sion nel Vallese e prese parte alla Crociata del 1366 contro i Turchi, dove libero dall’assedio Bisanzio e conquistò Gallipoli. Nel 1364 in memoria dei Templari fondò l’Ordine dei Cavalieri della Madonna della Santa Annunziata: il motto era FERT. Motto che nel 1383 venne scolpito anche sulla sua tomba.
Suo nipote Amedeo VIII, divenuto poi duca di Piemonte, nel 1434 fondò un nuovo ordine cavalleresco accanto a quello dell’Annunziata, quello di San Maurizio, santo burgundo di Francia, perpetuando ancora il ricordo dei misteriosi Templari …
La Santa Sindone, il sudario di Gesù Cristo, in un primo tempo appartenne nobile famiglia francese de Charnay della regione dello Champagne.
I de Charnay furono tra i primi cavalieri templari di Francia, signori di Edessa in Terrasanta, dove il nobile Goffredo rimase fino al 1291; qui diventò proprietario del Sacro Lenzuolo; poi fu a Cipro con de Molay fino al 1297, e dunque nominato Gran Precettore templare della Normandia. Nel 1303 fece costruire la chiesa di Notre Dame de Liery, dove erano il suo feudo e il suo castello, per custodire la Santa Sindone cristica.
Arrestato con de Molay a Parigi, insieme prigionieri a Chinon ed entrambi arsi sul rogo il 18 marzo 1314, de Charnay ebbe sequestrati i suoi beni.
Nel 1358 i suoi possedimenti furono restituiti alla famiglia de Charnay dal re di Francia, nella persona del suo pronipote Goffredo per i suoi meriti militari.
Dall’inventario dei beni risulta che nel 1389 la Sindone era sempre custodita nella chiesa di Notre Dame di Liery.
Nel 1453 sarà Margherita de Charnay a donare la Santa Reliquia di Cristo al duca Amedeo VIII di Savoia, che nello stesso anno la portò a Torino.
Infine nel 1983 Umberto II di Savoia, ultimo re d’Italia, la donò alla Santa Sede di Roma …
Non nobis, Domime, non nobis sed nomine Tuo da gloriam
Santa Sindone

Michele Di Iorio