Il libro: Gaeta, il fuoco e la polvere

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Il primo romanzo di Aldo Vella (foto) “Gaeta, il fuoco e la polvere” è la cronaca appassionata del crepuscolo di un regno, vista con gli occhi di un’intraprendente giornalista francese, Silvie Fraissinet.
Attraverso le sue pagine presenta al lettore una visione limpida e intensa della nostra storia.
 L’inverno incalza e contrariamente alla tendenza dell’annuale e ben pubblicizzato best seller di Bruna vespa, l’intenzione è quella di affrontare l’altrettanto stereotipato Natale, con spirito diverso e propositivo.
Come? Non certo col decoder o con la parabola, per vedere partite di calcio dall’esito scontato e non certo per assistere a quegli insulsi e catastroficamente banali film americani; bensì con uno dei più antichi metodi di narrazione, un tutt’altro che scontato buon libro.
Sì, perché, non per voler accelerare i tempi ma esiste ancora chi non si rassegna a smettere di leggere, a prescindere le stagioni, come ci si vuol dar a intendere, più o meno propizie alla nobile e antica pratica.
Ma leggere sì ma non per passare il tempo, quello, ahinoi passa inesorabile! Ma per passarlo bene, e passarlo scandito col proprio ritmo, non quello imposto dagli spot, e magari allargarlo, arricchirlo con il filtro dell’immaginazione, senza che sia plagiato da un prezzolato palinsesto televisivo.
Il consiglio è quindi di leggere, anche dopo le esaurite celebrazioni unitarie e per meglio entrare nelle vicissitudini che fecero il Paese a scapito di un altro altrettanto legittimo, il consiglio è di leggere un bel libro di affine argomento.
L’autore è un conterraneo d’adozione ma vesuviano a pieno titolo, l’irpino architetto Aldo Vella.
Il romanzo: “Gaeta, il fuoco e la polvere”, Edizioni Il Castello, porta alle fasi finali dell’assedio di Gaeta da parte delle forze sabaude e immette, con atmosfere tutt’altro che retrò, in un ambito che, se non fosse per la cronologia, risulterebbe affine, per fatti e crudezza, a uno dei tanti scenari bellici della nostra attualità.
La cronaca realistica ma non truculenta va parallelamente alle sorti dei suoi personaggi, anch’essi in buona parte assimilabili a una realtà non distante dall’autore e da quella di cittadini meridionali a cavallo dei due secoli. Su tutti, a nostro avviso ma non solo, spicca quella che definiremmo una sorta di Madame Bovary c’est moi, il personaggio di Silvie Fraissinet, che entra, nelle fasi cruciali che cambieranno la storia d’Italia, ma con la dirompente leggerezza che solo una donna può avere.
La sua figura, le sue peripezie donano al lettore un piacevole contrasto con il fatale destino della città borbonica e del Regno delle Due Sicilie.
Il clima del libro scorre leggero tra un’analisi storica aggiornata, che i personaggi  offrono così come lo spaccato non meno importante della vita di quel tempo e che è anche e soprattutto radice della nostra attuale essenza.
L’immagine che da questo libro è come una foto a colori, magari un’istantanea di quelle muraglie, di quelle barricate, di quegli uomini e di quelle donne, un’immagine più nitida e più realistica di quelle pur se affascinanti, spiritate lastre color seppia, ma che allontanano da quegli eventi dei quali forse, ancor oggi se ne vivono le conseguenze.

Ciro Teodonno