Il gioiello del giorno prima: la scelta delle donne vesuviane

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“Maria, oggi esco, prendimi i gioielli dal comò.” Quante volte le nostre nonne, le mamme, ce l’hanno chiesto … Quante volte l’abbiamo sentito! Il gioiello, nel suo essere, scandisce da sempre lo scorrere del tempo, sia come elemento di possesso, sia come evoluzione e cambiamento dei gusti. Il bisogno di apparire con un oggetto unico nel suo genere, è sempre stato elemento importante di ogni singola esistenza: i gioielli non rappresentano solo ricchezza, ma diventano l’archetipo della nostra individualità.
Non c’è storia che tenga, i gioielli da sempre ornano l’umanità: inutili, rimaneggiati per assecondare il gusto di persone e popoli, snaturalizzati, smontati, fusi, arricchiti, hanno attraversato i secoli per arrivare indenni in una società dove l’individuo determina scelte che comunque implicano  la trasformazione e , quasi senza volere,  il gioiello diventa simbolo di un codice “vestimentario”.
È sbagliato dire: “Sono cambiati i tempi”, perché, piuttosto, è cambiato e ridimensionato il rapporto che noi abbiamo con una società dove l’immagine deve essere vincente, dove realtà e  finzione sono paradossalmente la stessa cosa. Ecco che il gioiello perde la sua funzione originaria e diventa prodotto che comunica sensazioni di sensualità, di potere: possederlo aiuta a raggiungere un sogno, diventa mito.
Il possesso di un gioiello, però, deve necessariamente essere un attaccamento momentaneo, perché va sostenuto da reali rapporti di scelta, condizionato da leggi di mercato. Il punto è proprio questo: la sua forza e, allo stesso tempo, la sua debolezza comunicativa del momento, dell’istante, si disfa, senza reggere il tempo, e il significato dell’oggetto diventa soggettivo, personale.
Il nostro territorio, dai colori forti, dagli accenti spettacolari, condiziona le scelte delle donne mediterranee, e i gioielli finiscono per rispecchiare fortemente la nostra personalità. Noi donne vesuviane abbiamo bisogno di esprimerci con i colori, con le dimensioni,  di avvolgerci e farci travolgere completamente da tutte le bellezze che ci circondano. Non abbiamo, infatti, il timore di osare: il bello è ovunque e fa parte di noi.
Comunque, anche se le nostre scelte di donne vulcaniche sono diverse, diamo sempre lo stesso valore simbolico all’obsolescenza: il gioiello subisce il “fuori moda” e in un attimo viene dimenticato.
Anche nel nostro territorio, intriso di tradizioni  e cultura, i concetti cambiano e la scelta di un gioiello non esige più responsabilità. La comunicazione, allora, diventa fondamentale per dare valore ad un oggetto prezioso, realtà indiscussa delle nostre esigenze, del nostro attuale modo di percepire ed affrontare la vita: “Non posso uscire così, sono disperata senza il mio Breil!”
Eppure, riscoprendo il gioiello antico, ritroviamo le varie tecniche di lavorazione, ormai perse dalla memoria del tempo, e
toccandoli e indossandoli, riviviamo la nostra storia. Quella che, in fondo, è la storia di tutti.

Maria Coletta