Il film: La Battaglia di Solferino

NapoliFilmFestival_HarariNAPOLI – All’Institut français di via Crispi in occasione del Napoli Film Festival sabato 4 ottobre si è svolta la presentazione del film “La Battaglia di Solferino” (Francia, 2013) di Justine Triet.

A discapito di ciò che si potrebbe trarre dal titolo, il film non ha nulla a che vedere con la celebre battaglia del 24 giugno 1859.  Il titolo rinvia alla nota strada parigina, la Rue de Solferino, sede del partito socialista francese, che il 6 maggio 2012, in seguito alle elezioni presidenziali, ha portato alla vittoria il suo leader, François Hollande.

La realtà dinamica della folla che si appresta a festeggiare il leader scelto ripresa in diretta durante l’intera giornata del 6 maggio viene alternata alle vicende personali della protagonista, Letitia, giornalista incaricata di documentare con un reportage le reazioni della fazione vittoriosa, ma al tempo stesso madre di due bambine che è costretta a  lasciare al babysitter Marc per l’intera giornata, nonostante sia preoccupata dall’irruzione nel suo appartamento dell’ex compagno Vincent, da lei ritenuto pericoloso e instabile.

Al termine della giornata impegnativa,  dopo essere tornata a casa e aver congedato il babysitter, viene sorpresa di notte dalla visita di Vincent e del suo amico e aspirante avvocato Arthur, dove ha luogo un accesa e violenta discussione tra i due genitori, che Arthur cerca di mitigare diplomaticamente, e che dopo l’arrivo di Virgil, l’attuale compagno di Letitia, si conclude in maniera inaspettata e bizzarra.

Il film, presentato alla 66esima edizione del Festival di Cannes nella sezione ACID, e secondo Cahiers du Cinema, la prestigiosa rivista cinematografica francese, tra i dieci film dell’anno, ha conquistato il Premio del pubblico al Paris Cinema IFF, e d è stato nominato ai César come Migliore opera prima.

Justine Triet non è nuova a questo tipo di docufilm. Il suo primo cortometraggio, “Sur place” del 2007, è stato girato nel bel mezzo di una protesta di 2.006 studenti.

La vera novità del film sta nella modalità di ripresa e nell’economia di mezzi utilizzati, che può far pensare ad una volontà di rifarsi al modo di rappresentazione della nouvelle vague.

 La troupe è riuscita a procurarsi molte migliaia di comparse, evitando di pagarle, completando le riprese di circa il 20% del film complessivo in un solo giorno, il giorno appunto delle elezioni presidenziali.

Per le scene negli interni, che si riducono quasi esclusivamente all’appartamento di Letitia, la riuscita del film è dipesa dalla gestualità e dalla bravura recitativa dei due attori protagonisti, dei veri performers e artisti di teatro.

Arthur HarariAl termine della proiezione, ha avuto luogo l’incontro ravvicinato con Arthur Harari, che nel film ha interpretato il ruolo di Arthur, amico di Vincent. Harari, regista nonché compagno di Justine Triet, ha sostituito la Triet, impossibilitata a venire a Napoli, ed ha fornito alcuni elementi utili alla comprensione del film, rispondendo alle domande degli spettatori presenti in sala.

 «Ho seguito tutte le fasi della rappresentazione dall’ideazione del soggetto al montaggio finale. Posso dire che per quanto riguarda l’intensità emotiva che caratterizza i personaggi, è stato importante pensare ad una traiettoria, ad un crescendo di emozioni che ridiscendono in una situazione finale di calma.

Il film coglie una realtà con grande efficacia, mostrandone l’aspetto violento. « centrato sulla realtà contemporanea e Justine Triet ha pensato a rappresentare una fascia di popolazione poco mostrata dal cinema francese. Si tratta di persone che pur non avendo molti soldi, sono affascinate e legate alla borghesia. Questo tipo di messinscena, dotato di una sua propria verità sociologica, anche se visto tra 10 o 20 anni saprà restituire la verità della rappresentazione».

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Francesca Mancini