Il film: 300 – L’alba di un impero

300 - L’alba di un imperoDopo aver sconfitto gli Spartiati di Re Leonida alle Termopili, le migliaia di navi persiane di Re Serse, ancora più ebbro di sangue e la sua ammiraglia Artemisia, si dirigono verso Atene: ma gli ateniesi con Temistocle sono pronti…
Ebbene si, lo confesso: questo film (USA, ‘14) mi è piaciuto e mi ha divertito, nonostante le molte stroncature. Non ho fatto che lasciarmi andare al fascino ipnotico del suo ritmo visuale, poderoso, articolato, sinuoso e stratificato fino all’infinito, come in un gorgo incubico marittimo senza fondo.
Un ritmo che correva inarrestabile, non solo sui piani visuali, ma anche quelli dell’azione; che non lasciava né tregua né respiro.
Solo un qualche (raro) spettatore ingenuo può dar credito ai trombonistici discorsi con cui il forzuto Temistocle, appena un po’ più umano del tetro Leonida del primo 300 (‘07) di Zack Snyder, spinge i suoi alla battaglia: tutto serve a fare esplodere la tensione repressa e far gettare tutti nella mischia, ardente e sanguinaria.
Una mischia che non è più sul terreno, ma sul mare: questa è la importante variante grafica, rispetto al film del 2007, nei confronti del quale si pone come sidequel, perché illustra avvenimenti quasi contemporanei.
Sono citati i due importanti episodi storici di Capo Artemisio e, soprattutto, di Salamina: l’isola davanti alla quale s’infranse il sogno di Serse di conquistare militarmente la Grecia.
È comunque dato un giudizio storico, fantasioso ma verisimile, secondo cui re Dario, dopo Maratona, nel 490 a.C., cioè 10 anni prima della spedizione di suo figlio Serse, non l’avrebbe ripetuta; in realtà Artemisia, la vera fetentona del film, avrebbe liquidato il re per permettere a Serse di accedere al trono del Re dei Re, e combinare ciò che anche lei desiderava con tutte le sue forze: vendicarsi dei Greci.
Quindi, anche se la graphic novel del grande Frank Miller, l’autore del fumetto 300, realizzata in occasione del film, si intitola Xerxes, la vera protagonista è lei, Artemisia.
E, bisogna dire, l’attrice francese, Eva Green, scoperta da Bertolucci in The Dreamers, ha temperamento e carisma: una forza interiore che le permette di sostenere l’intero film. Tale che, quando incontra Temistocle, l’unico che le tiene testa sia sul piano militare che su quello personale, riuscendo a resistere alla sua insaziabile sensualità, lo fa sembrare un pescetto di cannuccia.
Come anche molto intensa è la ri-presenza della regina spartana Gorgo: l’attrice inglese, nota in tv per Il Trono di Spade, Lena Headey.
Il regista è l’israeliano Noam Murro: ma Zack Snyder, come lo stesso Frank Miller, ideatori dello stile del precedente, avevano la produzione esecutiva: cioè hanno messo mano alla sua realizzazione artistica.
Come anche identico era il produttore, italiano ma stabilmente integrato a Hollywood, Gianni Nunnari, che ha fortemente voluto e architettato la messa in cantiere dei due film.
L’autore della concretezza figurativa, che dà quella coerente e armonica  visionarietà nel suo insieme al film è il geniale e multitalentoso scenografo francese, ma di origine greca, operante da tempo alla Mecca del cinema, Patrick Tatopoulos. Il suo è uno stile molto personale e ardito, ma funzionale alle speciali tecnologie e agli sviluppi narrativi del film: è una bellezza che s’inserisce con autorevolezza nel suo fluire: ne implementa la presa emotiva.
CharleyHenley, già in nomination per “Il Gladiatore”, e Richard E. Hollander sono i principali coordinatori dell’immane lavoro di digitalizzazione visuale del film. Nessuna scena cui assistiamo è reale: ognuna è costruita in CGI, ovvero come in un continuo, enorme, rutilante videogioco.

Francesco “Ciccio” Capozzi