Il Carnevale dimenticato di Napoli

Abbiamo avuto, in verità, qualche esitazione al momento che  si è deciso d’ affrontare il tema del Carnevale nell’ambito del viaggio a noi caro della canzone napoletana.
Con  nostra, estrema, sorpresa e  “a fatica” abbiamo certificato, senza tema d’essere smentiti, che su una mole di oltre 20.000 canzoni pubblicate tra il 1890 e il 1940 …   solo 3 (tre) di queste  fanno riferimento al Carnevale, con l’”aggravante” che solo una si riferisce , nello specifico, alla Festa.
Le altre due prendono spunto dal periodo temporale durante il quale la Festa si svolge; all’analisi dei testi, ci si ritrova ad aver e a che fare con tematiche ben diverse da quello che uno si potrebbe aspettare … nella fattispecie ,ci siamo ritrovati due canzoni del repertorio di “mala”.
La più nota delle due è Carnevale ‘ngalera ; non poteva che essere firmata dall’onnipresente  E.A.Mario, il quale  la musicò e la fece pubblicare dalla sua casa editrice, nel 1923; i versi sono di Vincenzo Jannuzzi  (Napoli ,1880-Roma, 1947).
Cumpagne ‘e catene,/sta fernenno Carnevale,/mangia e beve chi se trova a llibertà!/‘A sacca sta chiena,/nuje facimmo tale e quale/pecchè ‘a ronna ‘o bene ‘e Dio ce manna ccà;/quanta cibo prelibato pe’ stasera… chesta è ‘a meglia tratturia,nun è ‘a galera!/L’urdemo martedì, Carnevale è fernuto,/chi nun è  detenuto, se po’ allero sentì,/ ma songo ‘e stesse maschere ca nuje purtammo ccà,/pur’ì  annasconn’ ‘e llacreme pe’ nun te fa ‘addunà!
Il brano è conosciuto soprattutto nella versione di Mario Merola, anche se all’epoca  lo incisero due dei cantanti più affermati: Giuseppe Milano, nello stesso anno della sua pubblicazione, e Raffaele Balsamo, nel 1924.
In tempi più recenti si cimentarono, nell’interpretarla, anche il tenore Bruno Venturini  ed Enzo Jannace.
L’altra canzone, a nostro modesto avviso, molto più bella della precedente, soprattutto grazie al tema musicale, è Mascarata, pubblicata dalla casa editrice Giuseppe Santojanni, venne inserita nella Piedigrotta del 1927; i versi sono dell’ottimo poeta  Alfonso Mangione (Napoli 1891-1957), più noto al grande pubblico per la sua famosissima ‘A casciaforte; ricamò di note questa canzone il fecondo, ma purtroppo ancora semisconosciuto, compositore Alberto Ferrara:
Mascarata ‘e Carnevale/cu…’e bbengale e ll’urchestrina,/Pagliaccio stracquato ‘e Culumbina,/mo ‘a scanza ‘e llè vo’ male…/Mmiez’’a folla d’’e ‘nvitate/già ‘nfurmate d’’a nuvità,/stasera ‘nu sfreggio ll’hadda fa!…/
Essa ‘a finto ‘e nun sapè…/…nun sape niente.. Ma nun ride cchiù!/Pagliaccio! E abbada a tte!/Attiento a tte, mo can un si cchiù tu!
Per la cronaca, solo Pino Mauro, negli anni ’70, incise questo brano.
Prima di addentrarci nella disamina dell’ultima canzone, ci permettiamo fare una considerazione: contrariamente alla città di Napoli, nella sua provincia, in particolare nella zona del nolano, in alcune località delle restanti provincie campane il Carnevale è molto più sentito e radicato nelle popolazioni  autoctone.
Ricordiamo ai nostri lettori qualcuno tra i più importanti carnevali in Campania: Terzigno e Palma Campania in provincia di Napoli; Capua,Limatola e Villa Literno in provincia di Caserta; Airola e Limatola nel beneventano, Gesualdo e Montemarano in Irpinia e Maiori, Olevano sul Tusciano e Agropoli  in provincia di Salerno.
Riguardo al Carnevale Palmese, oltre alla classica sfilata in costume e dei carri allegorici, va sottolineato che è l’unica manifestazione carnevalesca in Campania  ove ci si sfida in competizione tra gruppi di danzatori; questi  si affrontano, esibendosi ai sempre numerosissimi spettatori, nella “Quadriglia”, danza che affonda le radici nei carnevali napoletani del XVI secolo.
Una spiegazione,riguardante la “disaffezione” o, se vogliamo, del limitato interesse della popolazione napoletana verso questa Festa  e altre sue consimili, una volta numerosissime in città, può essere stata determinata dalla estrema notorietà  della Festa della Madonna di Piedigrotta, evento che ha letteralmente  schiacciato e col tempo detronizzato ogni altra manifestazione simile.
Processione religiosa, bancarelle di venditori ambulanti, sfilata militare (in periodo borbonico), sfilata dei carri allegorici rappresentanti i vari quartieri e/o circoli dopolavoristici, e dulcis in fundo ciò che ha dato notorietà a questa  coinvolgente Festa oscurando e addirittura, facendo sì che la parte Sacra, originariamente volano di tutte le manifestazioni piedigrottesche, sia passata in secondo piano.
Vivo e seguitissimo,invece, risultò, il “Concorso canoro” che a partire dal 7 settembre si protraeva per una settimana; fino a qualche decennio fa la Piedigrotta coinvolgeva gran parte del popolino, e non solo questi, della grande metropoli.
Si potrebbe quindi spiegare il fatto che versificatori e musicisti di canzoni, editori, costruttori di carri,tutte  le varie categorie di venditori (in primis quelli di generi alimentari), impresari ed artisti, messi sotto contratto già un anno prima e tante altre categorie coinvolte … venivano completamente presi dall’organizzare il tutto per la manifestazione settembrina,tralasciando altro e impegnandosi anima e corpo.
Scusandoci per la lunga analisi, veniamo all’unica canzone napoletana che tratta in modo diretto la Festa di Carnevale, il titolo: Carnevale ‘e ‘na vota!…
Paradossalmente non nasce a Napoli ma, da artisti emigrati negli U.S.A.
Anche la canzone era uno dei legami che li teneva avvinti indissolubilmente alla Madre Patria.
Fra i più noti autori vi fu Frank Amodio (Napoli 1868); giovanissimo, in veste d’attore, militò  nelle più famose compagnie teatrali napoletane d’inizio ‘900, quelle di Eduardo Scarpetta e Nicola Maldacea in particolare; successivamente, emigrò  tentando la fortuna in America.
Modio, a sostegno della nostra tesi, già nel 1927 era rammaricato dalla sfumata attenzione per la Festa di Carnevale, sia fra i nostri connazionali all’estero che nella stessa città di Napoli.
La canzone,ha nel già citato titolo Carnevale ‘e ‘na vota!… ha già nel titolo tutto un programma.
Incisa su 78 giri della casa discografica  statunitense Columbia , venne portata al successo dalla brava cantante Gina Santelia.
Napule! comme t’hanno cagnato, /mo t’hanno guastato nun  pare cchiù tu!/Napule, chelli Feste ‘e ‘na vota,/chistu munno è na rota, se gira e s’avota! /‘E tiempe ‘e Carnevale, che ffeste bellu mio…/ quanno pe’ mmiezz’a via sentive d’alluccà/‘na voce a llà e ‘a ccà!
 (La rarissima foto del 1904 di un carro di Carnevale è stata gentilmente concessa dall’Autore)

Ciro Daniele