II palazzo Cuomo tra storia e leggende

Palazzo_ Cuomo_Museo_FilangieriNel 1442 Alfonso d’Aragona conquistò il regno di Napoli e di Sicilia, succedendo  agli Angioini, che lo governavano dal 1266.
Abbellì Napoli con tanti edifici pubblici e privati. Sposato con Maria di Castiglia, s’innamorò a della bella dama di corte Lucrezia Coppola d’Alagno, figlia di  Niccolò I duca di Sarno e di Somma Vesuviana, dove fece costruire per la sua favorita un castello. Le donò anche tante ville e palazzi nei comuni vesuviani. A Napoli al seggio di Portanova, nei pressi del Duomo, commissionò per lei una bellissima magione, con belle finestre gotiche con colonnette bifore e trifore.
In seguito il figlio di Alfonso, Ferrante, il 4 dicembre 1488 donò il palazzo al ricco mercante laniero Angelo Cuomo per servigi resi alla corona.
Il nuovo proprietario affidò il progetto di ampliamento e restauro del fabbricato all’architetto Angelo da Maiano. Il lavori vennero riveduti dagli architetti Rubino di Ciolfo da Cava de’ Tirreni ed Evaristo da Sansevero, che ricrearono un palazzo bellissimo con un ricco giardino. Le opere furono eseguite da Agnolo Aniello Fiore e Novello di San Lucano.
Il palazzo Cuomo divenne famoso per apparizioni del munaciello e di altri spettri, tra cui quello della bellissima Lucrezia d’Alagno.
I figli del mercante Angelo Cuomo, Giovanni e Fabio, in contrasto con il primogenito Leonardo, lo fittarono ai canonici della cattedrale, che però in seguito diedero disdetta del fitto per paura dei fantasmi. Subentrò dunque Tommaso Salernitano, ma anche questi lasciò impaurito il palazzo.
Nel 1587 l’edificio fu venduto per una cifra irrisoria a Marcello de Bottis che, terrorizzato dalle presenze, nello stesso anno lo rivendette alla Congregazione   di Santa Caterina da Siena che vi unirono due costruzioni vicine per creare altre celle per i numerosi monaci.
Nel 1806 Giuseppe Bonaparte soppresse molti ordini religiosi, e donò l’edificio alle vedove dei suoi soldati.
Nel 1815 fu venduto a un austriaco, il signor Antonio Mennel che ne fece una fabbrica di birra.
Nel 1824 in seguito al concordato tra Stato Pontificio e Regno delle Due Sicilie, il palazzo venne destinato alle suore della venerabile madre Giovanna de Lestomac con la badessa Leonora Santisilio.
Nel 1826, dopo una misteriosa apparizione di fantasmi, crollò il soffitto del refettorio uccidendo e ferendo le monache, che lasciarono subito l’edificio. Vi subentrarono i Frati Minori Osservanti che ne fecero una casa di cura per religiosi.
Quando tra il 1861 e il 1863 furono nuovamente soppressi gli ordini religiosi, il Municipio di Napoli lo requisì e ne fece una sezione comunale.
Il palazzo continuò comunque ad essere considerato maledetto o quantomeno sfortunato: il progetto edile del 1839 dell’architetto Luigi Catalano e l’ingegnere Giovanni Bausan per l’allargamento e strada di via Duomo di 60 palmi sulla destra da via Foria fino a via Marina, prevedeva una demolizione parziale del palazzo Cuomo, che in base al nuovo progetto edilizio del 1853 di Luigi Capuano e di Antonio Francesconi, pur approvato da Ferdinando II, non venne mai attuato.
Il 18 ottobre 1860 Garibaldi firmò il decreto dittatoriale di allargamento di via Duomo. I lavori iniziarono solo nel marzo del 1861 e continuarono fino all’anno 1870.
Nel 1872 si riunì una commissione edilizia per riprendere i lavori di ampliamento. Anche in questo progetto si prevedeva l’abbattimento parziale di palazzo Cuomo, ma  a tale scempio si opposero vivamente tanti ingegneri e scrittori napoletani, come Carlo Tito Dalbono, Luigi Catalani e Luigi Settembrini. Si decise perciò di spostare l’edificio di 20 metri mantenendo integra sia internamente che esternamente la costruzione, che nel frattempo era diventata sede della Pretura del Pendino. I lavori terminarono nel 1880 a cura degli ingegneri Eduardo Cerrillo, Carlo Martinez e Alberto Pedone.
Venne dunque adibito con onore a sede del Museo e Biblioteca Civico “Filangieri”, dove trova posto l’archivio, la pinacoteca e i libri dell’economista Gaetano, donazione del nipote omonimo nel 1888 insieme alle collezioni d’arte sculture, miniature,monete e armi medioevali e borboniche.
Gaetano Filangieri junior fu il primo direttore del Museo fino alla sua morte nel 1889. I dipendenti raccontavano che il suo fantasma apparisse di sera in biblioteca a studiar libri …
Suo nipote Riccardo Filangieri di Candida Gonzaga, nato a Napoli nel 1882, Cavaliere di Malta e del Sacro Ordine Militare Costantiniano di San Giorgio, fu docente universitario di Storia dell’Arte, presidente della Società Numismatica di Napoli, segretario dell’Accademia Pontoniana,  nonché direttore della Commisisone Araldica e sopraintendente generale dell’Archivio di Stato di Napoli e vicepresidente della Società napoletana di Storia Patria.
Dal 1923 al 1952 fu direttore del Museo Civico Filangieri. Un suo grande vanto era che fosse guidato dall’anima dell’avo Gaetano junior.
Riccardo morì nel 1959 e si dice che la sua anima aleggi ancora nei luoghi degli studi a lui cari …

 Michele Di Iorio