I vecchi, cari buoni libro

PORTICI – Nonostante anche quest’altro anno scolastico è cominciato già da un po’,  tuttora non sono stati ancora emessi dal Comune i famosi “buoni libro”.
Questo tradizionale tipo di contributo per l’acquisto dei testi scolastici, che consiste nel farsi consegnare “gratuitamente” alcuni testi dalle librerie tramite la consegna di una cedola, rappresenta un impegno del Comune nel rimborsare i librai in tempi successivi.
Solitamente veniva erogato direttamente dalle singole scuole ove gli studenti aventi diritto ne facevano esplicita richiesta di solito verso la metà d’ottobre, anche se di anno in anno, per lentezze burocratiche o scarsa copertura, l’emissione è slittata verso la fine di novembre.
Quest’altro anno, invece, le famiglie di molti comuni del vesuviano, Portici compresa, hanno appreso con disappunto che i buoni libro con molta probabilità non verranno dati.
Il motivo principale sarebbe dovuto alla mancata copertura finanziaria; la recessione colpisce indistintamente imprese e Enti locali a tutti livelli. Ma molti librai hanno dichiarato che anche nel caso in cui il Comune avesse emesso i buoni libro difficilmente li avrebbero accettati, per un motivo molto semplice: tuttora non sono stati ancora pagati agli esercenti quelli  degli anni precedenti.
In effetti il rimborso dei buoni libro è sempre stata una operazione molto lenta e dilazionata nel tempo; le prime rate del rimborso da parte del comune avvenivano solitamente a inizio primavera, e successivamente veniva versato il resto.
Ma stavolta, ad un anno dall’ultima emissione, i buoni libro non sono stati ancora rimborsati. Gli Assessorati alla Pubblica Istruzione hanno comunicato che il rimborso avverrà di sicuro, ma che a causa dei tagli al Bilancio non si possono ancora prevedere i tempi del rimborso.
Molti i disagi sia per le famiglie sia per gli esercenti, primi referenti della clientela, che ogni volta si trovano in imbarazzo nel fornire spiegazioni logiche.
Senza dimenticare il fatto che ogni anno la spesa totale dell’acquisto di testi scolastici aumenta sempre più a causa delle speculazioni commerciali nel settore dell’editoria.
Afferma il titolare di una storica libreria porticese: «I nostri clienti già all’inizio della campagna scolastica (15 settembre) si sono lamentati spesso con noi degli elevati costi dei libri e della mancata emissione dei buoni libro. Abbiamo anche ricevuto una telefonata dall’assessore alla PI che ci invitava a venire incontro alle famiglie promettendoci tutto il sostegno del Comune, non potendoci però garantire la copertura finanziaria. La richiesta ci è apparsa a dir poco ridicola, dal momento che in molti si dimenticano che i testi scolastici costano molto anche per noi, e che ogni anno ci ritroviamo ad anticipare cifre elevatissime per garantire la fornitura alla nostra clientela, e se adesso ci adoperassimo anche a “regalare” libri senza alcuna garanzia di copertura finanziaria falliremmo all’istante, e non potremmo nemmeno più garantire questo servizio alla nostra clientela. Infatti in quest’ultimo decennio abbiamo visto chiudere molte storiche librerie!»
In effetti la mancata emissione dei buoni libro di quest’anno, e il mancato rimborso di quelli emessi negli anni precedenti sono sì sintomo d’una diffusa crisi finanziaria, ma con buona probabilità anche d’una radicata cultura della mala amministrazione
Altro fattore da non trascurare riguarda il tradizionale commercio del libro usato. Fino a una decina d’anni fa il mercato dell’usato si rivelava un’ottima risorsa sia per le famiglie che per gli esercenti, senza dimenticare il mercato “amatoriale” dei libri usati praticato direttamente nelle scuole. Le varie riforme scolastiche che si sono alternate nel corso degli anni, accompagnate da manovre di speculazione editoriale da parte delle case editrici, hanno però decretato la lenta morte del mercato dell’usato, dal momento che i testi scolastici vengono rinnovati ogni anno.
E intanto ancora una volta è il cittadino comune a pagarne il conto, dal momento che genitori dei studenti ed esercenti librai appartengono alla medesima categoria sociale, lavoratori padri di famiglia che devono dividersi tra tasse e spese quotidiane.

Francesco Bartiromo