I segreti di Villa Lebano


In adesione agl’insegnamenti dei maestri pervenuti,per grazia divina,ad un elevato grado di evoluzione spirituale,operanti attraverso il succedersi delle generazioni,con nuovi involucri corporei,e accumunati dalle medesime virtù interiori che permettono loro di riconoscersi come fratelli di un’unica famiglia al servizio della pace,nel comune segno di riconoscimento della Rosa C. per il fine dell’autorealizzazione spirituale appartenente a tutte le tradizioni, procediamo con umiltà, e come storici,alla pubblicazione delle opere inedite dell’illustre maestro Giustiniani Lebano, affinchè i suoi insegnamenti siano accessibili a chiunque senza distinzione di sesso,razza, cultura, ceto.
Tali verità spirituali avendo una radice universale non si contrappongono a nessuna religione o credo, verso i quali rimane intatto il nostro grande rispetto.

M.D.I.

In una dolce mattinata del settembre del 1979 – spirava un vento tiepido e leggero – quando raggiunsi in treno la località di Trecase dopo Torre Annunziata.
M’incamminai per la via del cimitero, costeggiata da una verdeggiante pineta, tra le cui chiome gli uccelli cinguettavano canti melodici in cui quasi mi persi, fino a quando un grande cancello arrugginito tra gli alti muri di cinta sormontato da un antico stemma ducale, mi riportò alla realtà: ero giunto a villa Lebano.
La villa fu costruita nel 1862 e ampliata nel 1885, per conto del suo proprietario, l’avvocato napoletano Giustiniano Lebano, uomo noto per i suoi aiuti umanitari alle popolazioni locali, nato nel 1832 a Napoli e morto in villa nel 23 novembre del 1910, patriota liberale, garibaldino, storico, scrittore, letterato, amico del poeta Giosuè Carducci.
Il guardiano della villa fu molto gentile con me, e mi accompagnò tra i viali trionfanti di piante; il mio sguardo fu rapito dal grande esagramma kabalistico scolpito sulla facciata dell’ingresso al posto del solito San Gennaro a mo di protezione di molte ville vesuviane vicine, e della statua della dea flora, vicino l’ingresso, quasi un muto messaggero di pietra di un pensiero arcano per chi sa, mentre le note di un vicino pianoforte all’interno dell’edificio riempiva il posto di una musica celestiale.
Dentro i saloni della villa mobilio d’epoca, tra simboli classici scolpiti in modo elegante ma sobrio, insieme alla ricca biblioteca Lebano; si estendeva nei tre saloni a pianoterra, che prendevano i nomi dal colore dei muri dipinti, bianca, blu e rossa, con 5000 volumi rari e antichi, di cui alcune edizioni del 1500.
Nella villa si respirava l’aria di grandi studiosi che avevano affollato la vita di Giustiniano Lebano: la blavastky, il colonnello americano Alcott, l’inglese Annie Besant, il romano Leone Caetani …
Ancora i Petriccione padre e figlio, i Carafa d’Andria, il nobile Proto, il Kremmerz da portici, Enrichetta Caracciolo di Torchiarolo, Giosuè Carducci, Enrichetta Capecelatro, il sindaco e senatore napoletano Pasquale Del Pezzo, i Ricciardi, i Loffredo, come pure i grandi giornalisti di “Il Mattino” e del “Roma” di Napoli di fine ottocento, e il medico tedesco Franz hartmann, medico, tutti ospiti di Villa Lebano per qualche tempo.
Gli argomenti dei volumi della biblioteca erano tra i più svariati, letteratura, filosofia, storia, archeologia, geografia, botanica, zoologia, kabala, alchimia,teologia,matematica, giurisprudenza, araldica,poesia, musica, gnosi,teurgia, più 2033 manoscritti antichi vari, e i libri pubblicati da Domenico Bocchini, il giovane Kremmerz di Portici e lo stesso Giustiniano Lebano, e opere di fine ottocento.
Dal 1985 la biblioteca venne messa al sicuro da vandalismi di ogni sorta a Castellamare di Stabia dagli eredi di Lebano, in particolare da suo genero, il medico Giuseppe Cuccurullo.
Le cantine di Villa Lebano, tra i sedili di pietra di tufo e vasi romani autentici, gli scranni in pietra di fine ottocento per gli ospiti di riguardo, erano il cenacolo letterario e storico, il cosiddetto sinedrio osirideo, caro a studiosi del settore per argomenti preziosi che vi si trattavano: dalla tradizione egizio,ellenica, tra socratici, egizi,pitagorici, kabbalistici,alchimisti, fino ai filosofi ermetici della schola napolitana tra Medioevo e Rinascimento, per arrivare a Giordano Bruno, al Panormita, a Tommaso Campanella, a Della Porta.
Migliaia di libri di antica saggezza classica che trattavano anche del mondo romano antico senatoriale repubblicano e poi imperiale, con manoscritti in rotoli, e preziose testimonianze dell’umano sapere ritrascritte nei monasteri benedettini e circestensi della Campania, salvati dalle persecuzioni contro catari e albigesi, valdesi, gnostici, templari, rosicruciania, alchimisti, rabbini ebrei, kabbalisti, astrologi in un filone che si perde nella notte dei tempi della civiltà umana, dai sumeri,babilonesi, egizi, assiri,celti,greci, romani, mediovalisti e rinascimentali, sfuggiti alla cieca e sorda caccia di inquisitori di religioni umanizzate ma che avevano dimenticato il messaggio di pace fraterno agli uomini dell’unico Dio vivente Gesù e della sua grande umiltà.
Questi importanti documenti erano stati custoditi a Napoli nei palazzi nobiliari, tra cui quello dei Principi di Sansevero, di Capecelatro, di Capecezuto, dei Carracciolo, oltre che in molti monasteri napolitani e nelle ville vesuviane, tra cui Prota, De Gennaro, Carafa, a Torre del Greco in specie, e poi custodite dal 1862 fino al 1985 in villa lebano a Trecase.
Lebano morì nel 1910 e venne seppellito ufficialmente nella confraternita dei nobili nel cimitero intercomunale di Torre Annunziata accanto alla defunta moglie, la belllissima Virginia, che tentò di suicidarsi dandosi fuoco per depressione, morta nel1904, dove venne anche inumata anche Silvia, moglie di Cuccurullo, unica figlia superstite di d quattro morti in tenera età in epidemie di colera e di pellagra.
Villa Lebano dal 1990 rimase completamente disabitata, a parte la presenza del suo fedele custode il Di Martino.
La villa recentemente è stata set cinematografico del film storico documetaristico del 2012, V.I.T.R.I.O.L., girato dal regista Francesco Afro De Falco su sceneggiatura di Giovanni Mazzitelli, entrambi giovani porticesi, sulla simbologia ermetica di Napoli e di molti comuni vesuviani, con un messaggio che rilancia gli studi coltivati nel ‘700 da Raimomdo De Sangro di Sansevero e nell’800 da Giustiniano Lebano e da altri del tempo ma anche di oggi, all’ombra silente di Villa Lebano di Trecase …
(Foto: web)

Michele Di Iorio