Goran Bregovic al Pomigliano Jazz

goranbregovicPOMIGLIANO D’ARCO (NAPOLI) – Il Festival del Jazz, ideato e diretto da Onofrio Piccolo, giunto alla ventesima edizione, si conferma sempre più come punto di riferimento culturale per l’intera area vesuviana. Oltre Pomigliano  ha coinvolto  anche i comuni di Avella, Casoria, Cimitile, Ottaviano, Pollena Trocchia, Sant’Anastasia e Somma Vesuviana.

Al Festival hanno partecipato artisti della musica internazionale con concerti esclusivi per l’Italia e produzioni inedite. Inoltre agli eventi musicali sono stati affiancati itinerari turistici e visite guidate, mostre, e workshop, spettacoli per bambini e degustazioni di prodotti enogastronomici.

Due settimane ricche di musica di qualità in location incantevoli. L’ultimo appuntamento del Pomigliano Jazz ha visto protagonista il 13 settembre Goran Bregovic e la sua tradizionale Wedding & Funeral Orchestra, una band gitana di fiati, percussioni e voci bulgare, nell’ambito del tour europeo “ If you don’t go crazy, you are not normal!”, ( Chi non diventa pazzo non è normale) all’anfiteatro romano di Avella, regalando una serata davvero travolgente ed emozionante.

Ad aprire l’ultima serata del Pomigliano Jazz,  la giovane vocalist Simona De Rosa,  accompagnata dal suo quintetto, composto da Daniele Scannapieco al sax, Michele Di Martino al pianoforte,  Tommaso Scannapieco al contrabbasso e Luigi Del Prete alla batteria. La sua voce calda e raffinata ha proposto brani molto distensivi. Ha inoltre presentato il suo nuovo lavoro discografico, Waves.

Dunque nell’anfiteatro è entrato Goran Bregovic e la sua tradizionale Wedding & Funeral Orchestra, vestita con costumi tradizionali,  marciando fino al palco dalla platea. Bregovic è stato accolto calorosamente dal pubblico che se in un primo tempo è riuscito a rimanere seduto, è stato poi letteralmente rapito dai ritmi travolgenti di due ore di pura energia. Completamente coinvolto ha iniziato a ballare, a scatenarsi all’unisono con l’ensemble, che ha proposto i suoi grandi successi, oltre agli ultimi album Alkohol e Champagne for Gypsies.

Non è stato possibile resistere alle travolgente musica di Goran, ascoltare note tzigane dirompenti ed esplosive e non lasciarsi andare a danzare sulle sonorità derivanti da temi zingari e slavi. Una fusion di musica popolare dei Balcani e tango, affiancati dalla chitarra elettrica e dalle percussioni tradizionali con accentuazioni rock, il tutto con lo sfondo di un’orchestra d’archi dai ritmi sostenuti e da un coro di voci maschili. Lo spettacolo dei suoi concerti non nasce da effetti speciali, ma dagli stessi musicisti.

Le composizioni di Goran Bregovic mescolano le sonorità tradizionali bulgare, la chitarra elettrica e le percussioni tradizionali con il rtimo rock dando vita alla sua particolarissima musica. Nascono alla frontiera balcanica, sua terra d’origine,  un luogo misterioso dove si incrociano tre culture differenti: ortodossa, cattolica e musulmana, che lo stimolano a ricercare sempre nuove sonorità, ad aprirsi alle contaminazioni musicali.

Nato a Sarayevo da madre serba e padre croato, Goran creò i suoi primi gruppi rock a soli sedici anni. Il rock è stato fondamentale nella sua vita: era l’unica possibilità che aveva per poter esprimere pubblicamente il proprio malcontento senza rischiare di finire in galera. Per compiacere i suoi genitori, Goran studiò filosofia e sociologia, studi che avrebbero dovuto portarlo all’insegnamento, ma lil grande successo del suo primo disco cambiò la sua vita.

Seguirono  quindici anni con il suo gruppo White Button e tredici album venduti in sei milioni di copie.  Molti tour per Goran, che lo faranno  diventare un simbolo per la gioventù jugoslava. Successivamente, agli inizi degli anni ‘80, Bregovic si ritirò in una piccola casa sulla costa adriatica realizzando un sogno dell’infanzia.

Poi fu costretto dalla guerra a trasferirsi a Parigi. Qui comprese veramente fino a che punto la musica sia un linguaggio universale, nata prima delle parole stesse. Quanto sia capace di avvicinare i popoli e aiutare a superare le tensioni etniche nella sua terra martoriata dall’odio.

Molte ed eterogenee le colonne sonore scritte da Bregovic per il cinema, in particolare per le pluripremiate opere di Emir Kusturica: da quelle del terzo film del regista jugoslavo “Il Tempo dei Gitani” a quelle dell’intenso “ Arizona Dream”,da “ La Regina Margot” a “ Underground”, entrambe Palma d’Oro al Festival di Cannes.

Dopo varie e fortunate collaborazioni con il mondo del cinema, Bregovic tornò alla musica dal vivo con una serie di trionfali tour. Tante infatti le sue performance, anche in  Italia: basti ricordare il concerto dell’1 Maggio a Roma, davanti a 500mila persone o la sua esibizione a Tornino  alle Universiadi 2007. Per non dimenticare la XV edizione della Notte della Taranta a Melpignano: una vera magia ad opera di un Goran in veste di Maestro Concertatore davanti a 150mila persone. Un vero delirio!

Il concerto di Bregovic si è concluso con un doppio bis. L’ultima richiesta del pubblico  è stato il brano “ Bella Ciao”. Acclamatissimo Bregovic: nessuno avrebbe mai voluto smettere di ascoltare la sua meravigliosa e intensa musica.

Bregovic e  Wedding & Funeral Orchestra
Bregovic e Wedding & Funeral Orchestra

 Antonietta Montagano