È morto Pulcinella evviva Pulcinella

  • Post author:
  • Post category:Attualità


NAPOLI – Nel cratere dell’Averno, protetti dall’ombra del tempio di Apollo, il Dio della poesia, sabato 8 giugno Mario Scippa ha presentato “Magma”, il suo primo lavoro teatrale, un’idea nata insieme al musicista Dario Perroni.
Allo spettacolo hanno preseo parte, Daniela Esposito, Francesca Sapio, Mario Di Bonito, Giandomenico Caniello, oltre agli stessi ideatori Dario Perroni e Mario Scippa che ha curato anche la regia.
Magma, come il fuoco ardente degli inferi, dell’aldilà, lo stesso fuoco dove il Sommo Poeta, Virgilio, accompagnò la Poesia, Dante, nel viaggio nell’oltretomba.
La stessa metafora del fuoco, dalla quale nello spettacolo,  la figura ideale del Poeta, interpretato da Mario Scippa, tira fuori la maschera di Pulcinella, per meglio dire un frammento di maschera salvato dal fuoco e della melma dello stereotipo e del luogo comune.
Pulcinella, sempre interpretato da Scippa, si presenta al pubblico denudato del suo costume, nero, come carbonizzato dai secoli, con la sola maschera, il suo volto che ha ancora voglia di parlare e dire.
Parla, dice e canta, costruendo monologhi intorno ad alcune parole chiave, dal forte potere evocativo della classica canzone napoletana, parole  che da sempre  ha dentro di sé e che sono riuscite da sole a tenere in vita l’essenza della maschera che più rappresenta Napoli nell’immaginario mondiale.
Il Pulcinella messo in scena nello spettacolo scritto e diretto da Mario Scippa, rappresenta l’archetipo della vitalità del popolo, l’espressione degli istinti primigeni, l’anti-eroe ribelle e irriverente, simbolo universale della napoletanità, è ravvisabile di una natura duale.
Attraverso la gestualità, in modo sottile, l’autore  mette in evidenza anche un dualismo atavico di questa maschera che si esprime con l’ermafroditismo intrinseco del personaggio.
Sempre con il gesto e con una attenta mimica l’autore fa vivere anche la simbologia classica associata a Pulcinella che è quella di un fallo in movimento, persino in attività masturbatoria, che rappresenta  l’indecenza e la licenziosità del desiderio.
Tutto sullo sfondo di musiche e atmosfere sonore, scritte apposta sulle parole dell’autore da Dario Perroni, magistralmente suonate dai componenti del gruppo sperimentale MunduRua, formato dallo stesso Perroni, Mario Di Bonito e Giandomenico Caniello insieme alla melanconica fisarmonica di Daniela Esposito e una leggerissima Francesca Sapio che con i suoi sinuosi movimenti ha dato vita sensibilità e corpo, alla “parola”.
Lo spettacolo ha avuto un andamento “sinusoidale”: momenti di trascinante ritmica, dove sono state  evocate sonorità arabe, celtiche, africane, gitane, venivano alternate da monologhi prima del Poeta ideale, poi di Pulcinella.
Al centro dello spettacolo anche direttamente dall’autore, dove Pulcinella interrompe un suo monologo alzando la maschera e dà spazio a Mario Scippa senza maschera, lasciandolo intervenire.
Si completa così il trittico dei personaggi interpretati dall’Autore: Il Poeta ideale, Pulcinella ovvero la Poesia, e se stesso.
Nonostante sia senza il costume,  simbolo della risalità dalle Fiamme degli inferi,
questo Pulcinella si configura nello stesso modo che nell’immaginario comune: come eroe della trasgressione, con tutti gli attributi tanto della virilità espressa quanto della femminilità iscritta nel suo stesso corpo.
Nei dipinti e nelle antiche incisioni, Pulcinella è rappresentato come ”ermafrodito autofecondante”, in quanto il vecchio Pulcinella muore al termine del Carnevale subito dopo avere partorito il nuovo Pulcinella dalla gobba oppure dal deretano.
È la prosopopea non solo del mito di Ermafrodito, ma anche di quel mondo alla rovescia teorizzato da Michail Bachtin, nel quale il materiale prende il posto dello spirituale, il bassoventre sostituisce la testa, il comico subentra al serio, il popolo ai potenti.
Nello spettacolo si è voluto sottolineare delicatamente il potere della maschera, che permette alla società di  liberarsi ritualmente del peso del peccato e della vergogna, della sopraffazione e dell’arroganza.
Con l’inganno della maschera riesce a superare i tabù psico-culturali e insieme a prenderne coscienza e annullare l’inquietudine, evidenziando l’estrema necessità di allontanarsi dagli steretopi di chi vuole rintracciare quella potenete energia naturale, dalla forza salvifica per il mondo: la bellezza.
In Magma non si è neanche tralasciato lo stretto legame simbolico tra la maschera di Pulcinella e il concetto di morte: non si dimentichi che la sua veste bianca è un sudario, e la sua faccia nera dal profilo di uccello ricorda antiche e arcaiche divinità demoniache del regno dei morti.
(Foto by Luigi Coppola)

Alberto Sarti