Dal successo al buio: un libro su Enzo Tortora

ROMA – Non soltanto una biografia, ma lo specchio di una nazione che crea miti, poi li distrugge e li riabilita, se conviene. È Enzo Tortora. Dalla luce del successo al buio del labirinto, il libro del giornalista e scrittore Daniele Biacchessi, edito da Aliberti.
È un racconto intrecciato, strutturato su vari piani narrativi: c’è la storia d’Italia dagli anni della ricostruzione del dopoguerra, al boom economico, agli anni Settanta, agli anni Ottanta, fino al 18 maggio 1988, il giorno della morte di Tortora.
C’è la storia pubblica (perché la vita privata deve restare tale), di un grande talento della radio e della televisione, uno sperimentatore di nuovi linguaggi di comunicazione.
C’è infine la storia giudiziaria di Enzo Tortora, iniziata il 17 giugno 1983 con il suo arresto e terminata il 13 giugno 1987 con la sentenza di assoluzione con formula piena della Corte di cassazione. Quella di Tortora è la storia di un uomo innocente rimasto imbrigliato nelle pieghe di una giustizia ingiusta. È una storia che vale per tutti, ancora oggi. Perché nulla vada mai dimenticato.
«Mio padre Enzo Tortora – si legge nella postfazione della figlia Silvia – non è stato solo un presentatore radiotelevisivo come molti lo ricordano ancora oggi. È stato molte cose. Enzo Tortora era prima di tutto un giornalista, un inviato e uno scrittore. Poi era una persona colta, di buone letture, un uomo che utilizzava in modo appropriato le parole, che sapeva coniugare i congiuntivi, che esprimeva quello che aveva dentro in modo diretto, senza filtri, senza nessun condizionamento. Mio padre era soprattutto un uomo libero, da tutto: libero da schemi, da condizionamenti politici».