Concilio Vaticano II: 50 anni

Nelle sale dell’Appartamento Papale si aggiravano, sul far dell’alba, due figure che passeggiavano, sfilando come filiformi evanescenze, lentamente, senza parlare; ma più conflittuali non potevano essere nella loro diversità fisica, a limite di una gag.
L’uno era bassino e tracagnottello anziché no; si muoveva a passettini agili e leggeri, a dispetto di quella che sembrava una sua corpulenza. La sua andatura era sicura, concentrata su quello che stava pensando, non su quello che gli altri sembravano vedere su di lui: ed era stato sempre così, fino al punto di trarre in inganno chi gli rivolgeva lo sguardo o l’incontrava per la prima volta.
L’altro, invece,  era più alto, ma soprattutto aveva un’andatura lenta e concentrata: sembrava avere attorno  a sé una “naturale” aura ieratica.
A stento riconoscevano quegli spazi, in cui pure avevano abitato per  tanti anni.
«Allora, Santità, sempre qui anche lei? », così si esprimeva il più bassino, rivolto all’altro.  «Sì, come lei, sono stato evocato da questo desiderio di ricordare il  nostro Concilio». «Lo può ben dire … Non possiamo allontanarci da questi luoghi che ci hanno visto ‘Felicemente regnanti’…», replicò con una punta di ironia, cosa che era solito fare anche da vivo, con disappunto dei suoi astanti, che spesso rimanevano spiazzati, tranne il fidato e amico  Loris Capovilla, suo  segretario : salvo poi ad essere rinfrancati da quel sorriso fresco e vivace che caratterizzava il suo volto.
Per questo suo modo di fare, così dolce con tutti, ma ricco di ironia, era chiamato il Papa Buono , prima per chi lo conosceva da vicino, poi per tutti: era Giovanni XXIII, Papa Angelo Roncalli.
Il suo interlocutore era il suo successore Paolo VI, Papa Giovan Battista Montini . «Si, ha ben ragione a dire “nostro” Concilio: senza la sua perseverante opera, successiva alla mia dipartita, sarebbe finita così …».
«Ma era impossibile! L’intera Chiesa lo capì benissimo, perciò il Conclave, dopo appena diciotto giorni (il 21 giugno1963), trovò l’unanimità sulla mia persona: non sarebbe potuto essere diversamente. Se lo immagina lei se il suo successore avesse detto: abbiamo scherzato, Cardinali, tutti a casa, non è successo niente? …Va bene che, anche lei, mi aveva dato una mano: mi aveva  praticamente indicato come suo successore, quando al primo Concistoro (l’”assemblea”  dei Cardinali convocata dal Papa ), mi aveva eletto Cardinale …».
«Beh, sì, non potevo dirlo ad alta voce», fa lui sorridendo maliziosamente, «ma era certo , che se c’era uno che poteva continuare il Concilio, era lei».
Dopo un attimo di silenzio, Papa Roncalli riprese: «In verità quasi credevo di non farcela, a cominciare il Concilio Vaticano: tale e tanta era la mole dei lavori preparatori, la chiarificazione dei concetti su cui ci si doveva muovere, le difficoltà teologiche, ma soprattutto del vecchio pensiero e dei tanti, tantissimi che si opponevano allo svecchiamento e al cambiamento, che a volte mi assaliva una vera e propria angoscia…E  poi, sentivo che il tempo a  mia disposizione si accorciava, giorno dopo giorno…
A volte mi svegliavo nel cuore della notte assalito dai fantasmi e dalla cattiveria di chi metteva bastoni tra le ruote, a volte con ipocrita sollecitudine, a volte con violenta veemenza, e a nulla servivano le parole di Loris, l’unico al quale osavo confidare le mie pene…Ma si vede che il buon Gesù dall’alto mi ha guidato e protetto».
«Si, posso capirlo. All’epoca della preparazione ero Arcivescovo di Milano , ed ero informato di quanto avveniva in Curia…
«Ed ero io, se posso osare dirlo», soggiunge Papa Giovanni, con un sorriso sornione , ma sempre illuminato dall’ironia dei suoi occhi, «che facevo arrivar notizie precise sugli schieramenti sia interni alla Curia, prima, nella preparazione del Concilio, che tra i Presuli dopo,durante lo stesso, perché volevo che il mio più sincero amico, sapesse bene cosa sarebbe successo “dopo” la mia dipartita, che sapevo non troppo lontana.
E pregavo la Provvidenza che mi prendesse dopo che l’avessi aperto, questa Assise di gloria a Dio: e mi ha esaudito …».
Dopo qualche attimo di silenzio, riprende Papa Montini « È stato un grande dono della Provvidenza essere riusciti a vararlo. Ed è stato un fardello enorme averlo continuato. Questa era la volontà di Dio: ma senza questo immane sforzo, avrebbe potuto la Santa Chiesa resistere agli sconvolgimenti di quegli anni? Il Concilio le ha dato quello slancio che ha permesso al nostro successore polacco (Giovanni Paolo II) di essere all’altezza dell’appuntamento della storia quando si dissolse il Muro di Berlino e cadde l’URSS (1989). Ma quante sofferenze! Quante incomprensioni! … È vero – continua con dolcezza il Papa Buono – la Santità Vostra è stata oggetto dell’ incomprensione più totale. Ma davanti al Magistero della Storia io dico: finalmente capiranno la grandezza vostra».
Così dicendo si era fermato e l’aveva fissato intensamente negli occhi. Poi, continuano in silenzio a passeggiare per  le stanze che si stanno lentamente riempiendo di gente indaffarata attorno al Papa Regnante che si era svegliato.
(fonte foto: rete Internet)

Francesco “Ciccio” Capozzi