Commento a “Paolo e Francesca” di Dante

Ho sotto gli occhi i versi straordinari di Dante con i quali lo stesso Poeta immortalò le due anime immaginandole nell’inferno trascinate in un turbinio di vento infernale avvinghiati l’uno all’altra in un’attrazione fatale. Dante stesso è  coinvolto dal tragico racconto che costò la vita ai due  amanti fino a perdere persino i sensi.
Penso che il poeta sia stato travolto non dalla tragedia ma dall’intensità della passione delle due anime che restano ancora dominate da un sentimento  senza limite che li trascina ancor dopo il trapasso della vita stessa. Io non amo quella passione che va oltre i limiti della consociazione umana, che trascina, che travolge i sensi, che annebbia la mente fino ad annullarne ogni tipo di volontà, che rende ogni atto brutale e violento. No, assolutamente no, la mia idea dell’amore è in piena contrapposizione alla brutalizzazione dei sensi, che annulla l‘essere uomo.
La mia idea non è neppure platonica, ma si matura attraverso percezioni delicate di dolcezza, che fa sentire la presenza dell’altro essere con un brivido di desiderio che attraversa tutta la persona, in un’attrazione dolce e misurata che dà il tempo di commisurare le altrui sensazioni e ne percepisca l’ansia e ne veda la trasformazione nello sguardo,nella crescita dei battiti del cuore nel colorirsi della pelle, nel desiderio forte ma pacato di aderire anche con il pensiero oltre che con il corpo alle sensazioni dolcissime che  si trasmettono nell’inimitabile pensiero dell’amore.
Dunque Amore sì, ma Passione no. Allora? Non sono per la perdita dei sensi di Dante ma sono per un sorriso grande che sia un ringraziamento  senza limiti alla vita, a chi ce l’ha data, alla grande poesia del mondo, alla delicatezza dei sentimenti che uniscono e creano e che battono all’unisono il tempo dell’amore.
Grazie, Dante, per le reazioni che inneschi nell’animo degli uomini in un contrasto di sentimenti che coinvolgono tutti, proprio tutti.
 

Prof. Sante Grillo