Catturato l’escobàr italiano


Roberto Pannunzi, denominato  Pedro “El Magico”, l’escobàr italiano, è stato arrestato il 5 luglio a Santa Fé in Colombia e subito estradato da noi.
Ma chi è costui?
Fino a qualche giorno fa del tutto era ignoto al grande pubblico, ma non ai lettori del libro “ZeroZeroZero” di Roberto Saviano cui è addirittura dedicato un capitolo; e né, ovviamente, ai magistrati della DDA reggina che da tempo erano sulle sue tracce.
Per saperne di più lo chiediamo direttamente a lui, in questa intervista onirica.
«Ma chi è lei, Pannunzi?»
«Un uomo d’affari … un cosmopolita … Un cittadino del mondo»>, mi risponde con sorriso autoironico, di complicità e di attenzione su un perfetto sconosciuto come me, che vorrebbe sminuire ulteriormente la portata del suo dire ma in realtà la rende ancora più enigmatica.
Ma riprendo: «Non cerchi di sminuire il suo ruolo in quel business …»
Risponde, sfoderando ancora quel sorriso che non è di grottesca arroganza o di disprezzo.
Al contrario: è di chi vorrebbe intavolare col suo interlocutore, chiunque si trovi ad essere in quel momento, una linea di reciproca ragionevolezza. In cui è molto difficile che perda la calma o il controllo del suo dire.
«Non lo sminuisco affatto … Del resto, è per questo che sono qui», e il suo sguardo, che gira intorno all’ambiente, in quella stanza con vetro laterale, da cui ci parliamo con una specie di telefono  è, ancora una volta attraversato da un lampo d’ironia. E di tranquilla sicurezza.
Sì, è questa l’idea che suggerisce di sé: non di banale tracotanza, come nei boss di strada delle Mafie; e nemmeno quell’animalesca passività, quel lasciarsi andare a quella specie di banalità esistenziale, quando sono, invece, dei boss di primissimo piano, che non hanno nemmeno voglia di collaborare.
E come dare torto ad un uomo che per ben due volte, restando invisibile e del tutto sconosciuto sulla natura e l’importanza  dei traffici che facevano capo a lui, è riuscito a scappare, nel più pretto stile da film, spacciandosi per malato?
E comunque, non ha perso il suo aplomb e il suo stile, diretto, pervaso da un umorismo sardonico e spregiudicato, per cui ha voluto, da subito parlare col Procuratore Aggiunto di Reggio Calabria dott. Nicola Gratteri, che l’ha fatto condannare due volte; che due volte – a Roma nel ‘98, dagli … arresti domiciliari, e ancora nel 2004 da una compiacente Clinica Privata – se l’è visto scappare: ma che ora l’ha beccato di nuovo. E che ha accettato.
Cerco di incalzarlo e continuo: «Indubbiamente. Però, perché Saviano le ha dedicato un intero capitolo sul suo report sull’affare planetario della cocaina? E il Ministro della difesa della Colombia in persona e la Procura di Reggio hanno diffuso un comunicato, che è stato ripreso da tutti gli organi di stampa del mondo , web, tv e cartacei, con un’evidenza che ha scosso l’intera opinione pubblica?
Lei è o non è il titolare degli scambi di circa l’80% della coca che gira nel mondo? Che poi è controllato dalla ‘Ndrangheta calabrese».
Continua a guardarmi con quell’aria di chi ha davanti a sé un bambino impertinente, ma che trova piacevole ascoltare, e che trova invece spiacevole rimbrottare; prende tempo, ma risponde: «Vedo che lei, invece, va diritto al punto, pur sapendo che qui tutto ciò che diciamo è registrato», ma lo afferma con la leggerezza di chi quasi si dispiace e si conduole di questa maleducata e inappropriata violazione della privacy, dimenticando che stiamo in una zona di massima sicurezza del carcere di Reggio Calabria.
Continua: «Pur ammettendo in via puramente teorica – ma dovranno ancora una volta provarlo i giudici – che ciò sia in una qualche misura rispondente ai fatti, io affermo con la più totale veridicità, che  non sono mai stato affiliato di una delle Mafie operanti, sia italiane che mondiali, comprese quelle colombiane …»
«È vero – lo sollecito, per non dargli spazio a quella che, nelle sue parole, dovrebbe essere una sorta di principio attenuante – ma proprio questo le è stato contestato, lei faceva affari con tutte le Mafie, e anche al loro interno con le Famiglie tra loro nemiche …»
Al che soggiunge: «Lei mi sta dipingendo come un cinico finanziere senza principi …»
Lo interrompo: «Il cinismo? Bah!…  Ma è proprio questo che la rende unico nel panorama attuale. Il fatto che lei gestisca flussi di denaro in quantità enormi.
Se consideriamo che il prezzo della coca al kilo passa da 1500 euro dati ai produttori ai 36mila euro all’ingrosso; e che la ‘Ndrangheta ha un giro d’affari di 27mlrd di euro dalla coca all’anno, coca da lei movimentata, senza nemmeno vederla da vicino, in giro per il mondo, come delle partite finanziarie che riguardano titoli o azioni, ci rendiamo conto che i soldi che vanno a lei sono quantità rilevantissime.
Ancora di più se pensiamo che le Mafie devono mantenere in vita eserciti, corruzione, organizzazioni, cointeressenze politiche e sociali, se vogliono restare sul territorio, lei invece i soldi se li tiene per lo più lei, senza dar conto a nessuno. E probabilmente nemmeno lei sa quanti sono …»
E qui m’interrompe: «È vero. Non so se sono quanti lei mi attribuisce; ma sicuramente non ne so esattamente la quantità: è da poveri parvenus contarli …»
La sua interruzione fa capire che lui non si sentiva tale, e si poneva in una posa di modesta sorridevolezza, come se si aspettasse dei complimenti …
Ma aggiungo: «Questo la rende ancora più pericoloso …»
«Ohibò!», m’interrompe come se ad una cena elegante avessi fatto una battuta un po’ deplacée, (fuori luogo),ma che lui mi abbuonava con elegante complicità.
Tuttavia continuo: «Queste quantità di soldi fuori controllo alterano i flussi finanziari del mondo intero, e aiutano a rendere la finanza internazionale  ancora più opaca …>
Però non riesce a non dire: «Beh, diciamo che ai vari tavoli delle trattative, posto che ciò che lei dice sia vero, e non un parto di Saviano e della Procura reggina o della DEA che mi voleva incastrare, nei salotti di irreprensibili società finanziarie, i soldi che porto hanno lo stesso peso di altri e più famosi soci, compresi nomi a lei familiari e insospettati …»
Ribatto: «Mi creda: lo so benissimo che tutti i nostri più sedicenti integerrimi industriali o operatori bancari, che tuonano contro la speculazione,in realtà, sotto altra veste societaria, stanno insieme agli speculatori che fanno questo di mestiere …»
«E allora …>, mi fa quasi con un sospiro, a dire implicitamente: “Di che ti lamenti?” e i veri mafiosi sono solo quelli che portano quel marchio? ”
Ma la domanda che pongo è: «Ma allora le Mafie vogliono impadronirsi dell’economia mondiale? »
Ma lui non risponde, mi sorride, poggia delicatamente il telefonino del parlatorio, con un cortese cenno mi saluta e lentamente, come se andasse a fare un’altra piacevole attività, e non in un’angusta cella, si allontana …
(Foto: web)

 Francesco “Ciccio” Capozzi