Amori, misteri e guerra a Portici

Ettore Carafa Conte di Ruvo_clip_image016Siamo nella ridente cittadina vesuviana sotto il regno del buon Ferdinando IV di Borbone.
Dal 1797 il Regio Governatore distrettuale di Portici, Resina e Torre del Greco era lo scrittore Nicola Fiorentino, lucano di Pomarico, in provincia di Matera.
La Città di Portici ebbe grande sviluppo dal 1738, quando i Borbone costruirono la Reggia estiva favorendo l’insediamento della nobiltà in magnifiche ville vesuviane. La strada costellata di queste splendide dimore prese il nome di Miglio d’Oro. Il territorio era inoltre adiacente agli scavi archeologici di Ercolano, incuneato in un connubio felice tra Vesuvio e mare, ricco d’acque sorgive e di verde rigoglioso.
Intorno ai sovrani qui si susseguivano battute di caccia, balli, ricevimenti, escursioni, feste. La corte prosperava e prosperavano tutte le attività.
Molti erano gli ufficiali e cadetti che risiedevano a Portici, tanto che nel 1773 venne fondata una loggia massonica di rango militare in cui militavano vari porticesi,tra cui Filippo de Marini, marchesino di Genzano, Giambattista De Simone, Francesco Buonocore, Gennaro Serra duca di Cassano.
Vi facevano parte soci come l’avvocato Nicola Fasullo, e lo studioso e grecista calabrese Pasquale Baffi, bibliotecario dell’Accademia Ercolanense, che aveva sede nel Palazzo Reale. Baffi nel1786 aveva fondato in località Bagnara una grande fabbrica di seta.
Nel 1775 nel Regno vi furono molti arresti di massoni e il Gran Maestro principe Francesco d’Aquino di Caramanico per prudenza mise in sonno la massoneria.
Nel 1776 la polizia arrestò a Portici Pasquale Baffi e il suo Presentatore della loggia Giantommaso Peyrol, professore di francese nel battaglione cadetti della Nunziatella, che aveva sede nell’attuale via Giordano, collegata al mare da un cunicolo segreto.
Il 10 agosto 1763 nel feudo pugliese paterno di Andria, provincia di Bari, nacque Ettore Carafa, della famiglia principesca patrizia di Napoli, di Torre del Greco e di Portici.
Al momento della nascita di Ettore, un marmo del camino si spezzò all’improvviso. L’evento fu visto come cattivo auspicio e tra i famigli del palazzo si disse che quel bambino avrebbe fatto una fine triste.
Il giovane Ettore a 12 anni entrò nel battaglione cadetti degli ufficiali del re, la futura Nunziatella, ascrivendosi dopo qualche tempo alla massoneria militare scozzese, su consiglio di un suo zio e istitutore.
Uscì dalla scuola militare con il brevetto di “Uffiziale del Regio Esercito”, raggiungendo il grado prima di alfiere e poi di sottotenente nel 1783.
Ettore Carafa venne mandato in licenza d’istruzione in Francia, dove si appassionò ai  libri dell’Enciclopedia e dei Lumi e assimilò gli ideali di libertà, di fratellanza e di fratellanza.
Al rientro a Napoli ereditò dal padre il titolo e il feudo di conte di Ruvo in Puglia.
Nel 1786 fu promosso II tenente del Reggimento Real Mare, ovvero i fanti di Marina da sbarco, già Real Liparotti del Re, di stanza sempre a Portici alla Reggia.
Fu Paggio di Fiaccola del re Ferdinado I a Mantova, Venezia, Milano e Trieste nel 1789  e l’anno seguente Paggio di Borsa a Vienna e a Praga.
Nel 1790 Ettrore fu ascritto alla loggia massonica “I figli della libertà” della Riviera di Chiaia, di cui faceva parte anche Mario Pagano, e in seguito a quella di Santa Lucia.
Nonostante gli arresti della polizia borbonica, che poi sfociarono nel grande processo del 1793, Ettore Carafa risvegliò la loggia massonica scozzese di Portici, aprendo l’anno seguente una sezione femminile, cui fu ascritta anche la giovane marchesa Eleonora de Cillis.
Eleonora, studiosa di latino, greco, letteratura, filosofia, storia, lingua italiana, nonché poetessa e scrittrice, era nata nel 1781 a Torre del Greco nella villa paterna in contrada La Lava, oggi Leopardi, e aveva studiato in collegio dalle suore francesi di Napoli dal 1786 al 1793.
Durante l’ultimo anno di scuola aveva partecipato a un ballo a villa Serra Cassano di Bellavista in Portici. Qui aveva conosciuto Ettore Carafa. I due si innamorarono profondamente.
Individuato come massone e giacobino, nel 1795 Ettore venne arrestato e condotto a Castel dell’Ovo. Riuscì ad evadere dalla fortezza con l’aiuto del fratello Carlo, grazie a funi procurategli dalla figlia di un ufficiale borbonico, innamorata del bellissimo giovane che aveva sempre tanto successo con le donne, e fuggì via mare.
Ettore Carafa riparò a Bellavista nella villa dei suoi amici Serra Cassano, che condividevano le stesse idee politiche. Qui s’incontrava segretamente la sua amata, la marchesina de Cillis.
Intanto nel 1798 le truppe francesi del generale Championnet entrarono a Roma spodestando il governo del papa Pio VI Braschi. Ettore si allontanò da Napoli e fece domanda di arruolamento nell’esercito francese, combattendo contro i borbonici a Civita Castellana il 5 dicembre 1798 insieme alla legione napoletana che aveva costituito con 1000 fuoriusciti giacobini. Venne nominato colonnello capolegione dallo stesso Championnet e insieme a lui rientrò vittorioso a Roma.
Combattè pochi giorni dopo contro i guerriglieri borbonici delle bande di Gaetano Mammone di Sora e e di Fra’ Diavolo, alias Michele Pezza di Itri e ancora contro i soldati borbonici sotto Capua il 3 gennaio 1799.
Entrò trionfante con le truppe francesi a Napoli il 23 gennaio 1799.
Instaurata la Repubblica giacobina protetta dalle baionette francesi, il 14 febbraio Ettore Carafa organizzò la Guardia Civica nei vari paesi e cittadine, mentre i giacobini a Napoli si festeggiavano la rinascita delle logge e dei club massonici.
Così il Carafa rientrò anche nella rinata loggia di Portici, rivedendo la sua amata segreta donna Eleonora dei marchesi de Cillis prima della Pasqua 1799.
Passò poco tempo e il governo repubblicano si trovò a fronteggiare insurrezioni filoborboniche in tutto il territorio dell’ex regno, favorite dallo sbarco del 5 febbraio 1799 in Calabria del cardinale Fabrizio Ruffo. Il suo esercito popolare sanfedista e filorealista nel giro di un mese occupò facilmente l’intera Calabria e la Basilicata. Contemporaneamente negli Abruzzi, Molise Puglia vi furono rivolte popolari filoborboniche.
Nel territorio sconvolto della repubblica napoletana, si ricorse alla coscrizione militare repubblicana, chiamando alle armi 20mila militari che in diverse legioni combattevano al fianco delle truppe francesi per inviarli a contrastare i ribelli.
In Irpinia vennero inviati il marchese di Genzano e il generale Florestano Pepe, ma i ribelli li misero in sacco nelle gole di Monteforte. Arrivò dunque Ettore Carafa d’Andria con la sua legione napoletana e mise in fuga i ribelli sia a Mercogliano che a Monteforte. Poi marciò sulle Puglie massacrando i partigiani della resistenza popolare a Casamassina e a Sansevero.
Nell’aprile 1799 la sua avanzata continuò verso Bari. Occupò il suo feudo comitale di Castel del Monte di famiglia e a maggio espugnò la città di Andria, che gli aveva dato i natali.
Dopo aver massacrato 6mila ribelli attacco Ruvo, altro suo feudo, passò alle armi 8mila insorti. Insieme con le truppe francesi occupò poi Bari e Brindisi.
Intanto l’alto comando francese aveva deciso di ripiegare verso nord, lasciando la repubblica napoletana alla sua tragica sorte.
Ettore Carafa ripiegò allora verso il Molise e l’Abruzzo attestandosi a Pescara, ma senza l’appoggio militare dei francesi.
Venuto a conoscenza dell’armistizio di Napoli del 22 giugno 1799 tra il governo repubblicano e le milizie realiste del cardinale Ruffo, il Carafa si arrese a discrezione e prigioniero di guerra venne condotto « … in gabbia di ferro» nel forte del Carmine della capitale del Regno.
Attendeva di essere liberato per partire per la Toscana o per la Francia, esule volontario. Ma il regime, sobillato dall’ammiraglio Nelson e dagli onnipresenti inglesi, dall’Europa coalizzata contro la rivoluzione e dalla stessa regina Maria Carolina, convinse Ferdinando IV a non riconoscere l’armistizio siglato dal Ruffo con i repubblicani. I ribelli furono imprigionati e considerati tutti prigionieri di guerra, sia quelli catturati che quelli costituitisi.
Ettore Carafa venne condannato a morte per decapitazione dalla Giunta speciale di Stato per i rei politici. Il luogo prescelto per l’esecuzione f piazza Mercato, dove, nonostante le lacrime di parenti, amici e soprattutto della sua amata Eleonora, fu giustiziato il 4 settembre 1799, morendo con grande dignità: « … volle giacere supino, per vedere sprezzante scendere dall’alto la lama … »
Lapide_Ettore_Carafa
 
Dopo quasi cento anni, nel 1893, nacque a Torre del Greco a villa Carafa d’Andria, in contrada Leopardi, la piccola Eleonora Carafa d’Andria, figlia del senatore Riccardo, XVIII duca, figlio di Ferdinando e nipote di Ettore.
Sua moglie, la duchessa Enrichetta Capecelatro, fu famosa traduttrice dalla letteratura russa amica dell’avvocato Giustiniano Lebano di Torre Annunziata, che tanto somigliava alla sua antenata Eleonora de Cillis.
Sempre a Torre del Greco nel 1874 nacque un bambino nella famiglia dei marchesi de Cillis, don Luigi, che ricordava nel viso e nel carattere l’Ettore Carafa giustiziato nel 1799.
I due giovani nobili si conobbero nel 1906 nella cittadina vesuviana. Si rincontrarono tre anni dopo a contrada Leopardi il 5 agosto 1909 per l’inaugurazione della chiesa della Madonna del Buon Consiglio.
Eleonora aveva appena sedici anni, Luigi 35. Si sposarono a Napoli nel duomo il 4 febbraio del 1918. Eleonora divenne la nuova marchesa de Cillis.
Un caso? O reincarnazione?…
Amica del parroco don Raffaele Scauda del Buon Consiglio di Leopardi in Torre del Greco, la giovane marchesa Eleonora Carafa d’Andria de Cillis fece molta beneficenza. Diresse i lavori di insegnamento della scuola laica parrocchiale elementare e degli orfani, oltre a fare tanta carità. Fu famosa per le sue opere di carità non solo a Torre del Greco ma anche a Torre Annunziata, Portici ed Ercolano, insieme a 6 suore stimmatine, ospiti insieme al parroco Scauda nella sua villa.
Quando durante la seconda guerra mondiale, il 15 settembre del 1943, un bombardamento aereo distrusse la chiesa del Buon Consiglio la marchesa donò la somma necessaria per il rifacimento dell’edificio sacro, come riporta la cronaca del bollettino parrocchiale “Il nuovo trionfo”, diretto da lei stessa.
Eleonora Carafa d’Andria de Cillis, che in sé racchiudeva un lontano amore troncato tragicamente nel 1799, nel 1947 scrisse una poesia dedicata a Ettore Carafa …

Michele Di Iorio