A Capua, oltre il tempo …

CapuaQuesta volta siamo nella bellissima Città di Capua, nell’alto casertano, sorta da Capua antica o Santa Maria Capuavetere, insediamento etrusco risalente al 900 a.C., che fu in lotta con Cuma e Napoli greche dal 524 al 474 a.C. e venne conquistata dai Sanniti nel 338 a. C. e poi dai Romani nel 290.
Divenne dunque municipio romano dal 90 a.C., sede di legioni romane imperiali e, tra il 1241 al 1312 in particolare, città fortificata medievale, con Commende e ospedali di cavalieri crociati degli Ospedalieri di Malta e Cavalieri Templari.
Capua, in una posizione ideale sulle sponde del Volturno, teatro di scontri spettacolari tra borbonici e francesi nel 1799 e cosi nell’ottobre e novembre del 1860 tra borbonici e garibaldini, e anche nella seconda guerra mondiale tra tedeschi e alleati.
Una città dai suggestivi palazzi medievali e rinascimentali, dimore patrizie superbe, strade lastricate, chiese e basiliche, veri capolavori d’arte, culla di tradizioni carnevalesche famose in tutta la Campania.
È il 4 luglio, festa americana dell’Independence day; fa un caldo torrido.
Siamo ancora insieme, noi studiosi del gruppo di ricerca Marcina, composto oltre che da me, dal professor Luigi Caracciolo e dalle quattro studentesse universitarie di Fisciano di Salerno, Angela di Cava de’ Tirreni, Lucia di Pontecagnano, Emilia di Salerno, Tonia di Fratte. Ci muoviamo tra centinaia di turisti e la gentile e laboriosa popolazione dei capuani, come sempre molto ospitale.
Dopo aver studiato le vestigia di Marcina, di Irna e le tombe etrusche di Siano, ci siamo spostati a Nola, Acerra, Castelvolturno, arrivando alla capitale dell’antica lucumonia campana nel periodo compreso tra il 900 e il 290 a.C.
Fu da allora che gli ultimi etruschi scacciati dall’avanzata romana ripararono in parte a Cuma greca e in parte a Vulci nel Lazio; già il  17 luglio 250 a Perugia 3000 Tirreni, uomini, donne, anziani, fanciulli, militari e civili si erano suicidati nel sacrario etrusco del fanum di Voltumnia per non finire prigionieri dei romani vittoriosi, buttandosi sulla punta delle lance e dei pugnali o lanciandosi nel fiume di fango bollente del bullicame, alimentato dal torrente Riello, affluente del Savone delle Ferriere, che da Teano arriva a Roccamonfina e poi va ad alimentare il grande Volturno, fiume sacro e divinità suprema etrusca.
È mattina e passeggiamo tra le strade piene di suggestione, tra le mura medievali di Capua; ci fermiamo davanti al palazzo di Ettore Fieramosca e le ragazze prendono a fotografare e filmare tutti gli angoli di questa città arcana ricca di vestigia romane, etrusche, templari e maltesi, fortificazioni e simbolismi solari di epoche diverse.
Ci riposiamo, ospiti di una nobile famiglia capuana che ci riceve in una sala da pranzo dove ci sono corazze e armi medievali e una ricca biblioteca, libri, tomi e manoscritti di argomenti diversi dalla copertine di cuoio istoriate, del 1400, del 1500, fino al 1800, racchiusi in una libreria di noce come gioielli in uno scrigno …
Visitiamo poi la cantina che si estende in profondi e lunghissimi condotti sotterranei, dove trovano posto botti di rovere e orci di olio sotto le volte di tufo dell’antico palazzo dei Caetani di Sermoneta, ora palazzo dei marchesi Landi.
… Una nuvola azzurra si leva dal suolo davanti a noi e il professor Caracciolo avanza incuriosito, seguito da tutti noi, preceduti dalla studentessa più coraggiosa, Angela di Cava.
… Compare una coppia di entità di iperspiriti etruschi dell’atrale ipogeo sotterraneo di Capua, sotto il palazzo trecentesco, non lontano dall’antico ospedale dei Cavalieri Templari … Sono ancora i fantasmi dei giovani etruschi Galeana e Varu, che fuggiti da Capua nel 290 a.C. si erano rifugiati nell’ultimo avanposto etrusco in Umbria, Perusia, nel fanum di Voltumina, al seguito di Metul, l’ultimo larthe della confederazione tirrenica degli etruschi italici.
Galeana, per non esser fatta schiava dei romani si gettò sulla spada di Varu, il soldato etrusco di cui era tanto innamorata … Varu, vedendola morire, la baciò e l’abbracciò stretta, coprendola con il suo corpo, fino a che le lance dei legionari romani, brutali come sempre, non lo trafissero a morte. Rimasero così, l’uno sull’altra, con i corpi disposti a croce …
In quel palazzo la leggenda vuole che il mese di luglio ogni anno appaiano gli iperspiriti di Varu e Galeana che si abbracciano e si baciano …
Riuscire a vederli è di buon auspicio: proteggono chi assiste al prodigio, e dopo c’è l’usanza di buttare monetine nella vicina fontana per propiziarsi fortuna in amore …
Galeana e Varu, come Giulietta e Romeo, due amanti etruschi nel profondo sud, terra di sole e d’amore …

Michele Di Iorio