1845: il Congresso degli Scienziati


Napoli, 20 settembre 1845: si aprì solennemente il Congresso degli Scienziati, durato 15 giorni e concluso il 5 ottobre, il settimo in Italia.
I consessi erano iniziati nel 1839 a Pisa, seguito poi da quelli di Torino, Firenze, Padova, Lucca, Milano.
A Napoli oltre a scienziati di chiara fama erano giunti invitati e curiosi da ogni parte della penisola e del mondo.
Quell’anno in realtà il congresso si sarebbe dovuto svolgere a Roma, ma le autorità pontificie sapendo che il promotore dell’iniziativa era il principe Carlo Luciano Bonaparte, non certo neutrale politicamente, e che il segretario del congresso era Luigi Masi, già segnalato per sospetta attività liberale, avevano glissato per il timore di torbidi e disordini.
L’apertura del Congresso scientifico del 1845 avvenne alla presenza del re di tutta la reale famiglia, dei membri del governo, del corpo diplomatico, della consulta generale, le più alte cariche civili e militari del Regno delle Due Sicilie.
Dopo la parata della guarnigione borbonica ed aver ascoltato la Santa Messa nella chiesa del SS.Salvatore, i convenuti passarono al Museo Mineralogico, ove il presidente del Congresso, cavalier Nicola Santangelo, ministro degli Affari Interni, pronunziò il discorso di apertura e di saluto alle loro Maestà e ai convenuti.
Quindi dalla tribuna reale approntata nella Regia Università degli Studi di Napoli, sedente dal 1768 nell’ex convento del Santo Salvatore, Ferdinando porse la sua allocuzione di saluto e di augurio con parole elevate, idee espresse in maniera intelligente, ricordando che lui stesso dalla sua salita al trono amava porsi come sincero fautore del progresso e dell’avanzamento delle Scienze, oltre a tutte le riforme adottate tese a favorire l’ammodernamento del Regno in tutti i settori sia civili che militari.
Al termine Ferdinando si intrattenne poi con i membri della presidenza e gli scienziati convenuti; in tutto i congressisti erano 1.048, ripartiti in nove sezioni congressuali:
– Agronomia e Tecnologia, presidente il conte Gherardi Freschi, vicepresidenti Cagnazzi, De Samuele, De Luca e il conte Federico Sanseverino, segretario Antonio Scialoia;
Chimica, presidente Gioaccchino Taddei, vicepresidente Raffaele Piria, segretari Guarini e Calamai;
Zoologia, presidente Carlo Luciano Bonaparte, vicepresidente Delle Chiaie e Costa, segretari Cocco e Politi;
Chirurgia, presidente cavalier Leonardo Santoro,vipresidente Burci, segretari Secondi e Raffaele
Fisica e Matematica, presidente Francesco Orioli, vicepresidenti Melloni e Mussotti, segretari Maiocchi, Lavagna e Paci;
Archeologia e Geografia, presidente Francesco Avellino,vicepresidente De Luca, segretari Biondelli e Corcia;
Botanica e Fisiologia vegetale, presidente cavalier Michelangelo Tenore, vice presidente Meneghini, segretari Masi e Gasperini;
Geologia e Mineralogia, presidente Luigi Pasini,vicepresidente Pareto, segretari Scacchi e Spada;
Medicina, presidente Vincenzo Lanza, vicepresidente Trompeo, segretari turchetti e De Renzi.
Tra i tanti partecipanti va ricordato il clinico Lanza, un maestro della medicina nel Regno delle Due Sicilie, di illustre famiglia principesca; esiliato politico, graziato da re Ferdinando II fu poi chiamato al letto del re per diagnosticare il male che lo avrebbe portato alla morte il 22 maggio 1859.
Il Congresso degli Scienziati del 1845 ebbe grande risonanza mondiale: organizzazione capillare, personalità illustri, attualità dei temi trattati misero Napoli al centro di tutte le Scienze.
Forse fu questa l’occasione, purtroppo mancata, per presentare Ferdinando II come l’unico sovrano che avrebbe potuto aspirare alla guida del futuro Stato d’Italia.
Francesco Orioli, presidente della Sezione di Fisica e Matematica, nel ringraziare il sovrano per l’ottima ospitalità, lo paragonò a Giove tonante trasformato in Giove pacifico.
In seguito, Orioli in udienza privata con il re, gli proposto ufficiosamente di porsi alla testa del movimento nazionalista e di proclamarsi re d’Italia, un’Italia federativa. Il sovrano lo aveva ringraziato senza peraltro esprimersi, pur sorridendo all’idea.
Anche un altro visitatore esclamò trasportato dall’entusiasmo: «Sire, siate voi il re dell’Italia!»
Due anni dopo, in pieno 1847, il barone Nisco accompagnò in udienza privata dal re il professor Antonio Montanari di Bologna con una lettera firmata da Cesare Balbo, Massimo d’Azeglio, Silvio Pellico e persino dal conte di Cavour, con la richiesta di aderire a una lega confederata italica con funzione antiaustriaca insieme ai principi riformistici di Piemonte e Granducato di Toscana.
Ferdinando in un primo momento, nel 1848, aderì; inviò un corpo d’armata borbonico di16mila militari contro gli austriaci in alta Italia, che combatterono nella prima parte della I guerra d’Indipendenza a Goito, Curtanone, Montanara e sul Po.
In Patria Ferdinando II concesse la Costituzione, la libertà di stampa, il Parlamento e amnistie per i politici.
Al Congresso di Napoli furono presenti, oltre e agli organi di polizia e servizi segreti del Regno delle Due Sicilie, anche quelli esteri, in specie austriaci e pontifici; in quei giorni fu notata l’assidua presenza del barone Catullo Rogier di Beaufort, oculista e ortopedico famoso, che aveva il compito di inviare lettere cifrate al governatore pontificio monsignor Morini, che poi le condivideva col cardinale Lambruschini, segretario di Stato a Roma.
Il barone di Beaufort era un acclarato 007 del tempo: da infiltrato riuscì a conoscere tutte le ramificazioni della Massoneria, Carboneria e Giovane Italia che operavano nel Sud tra il 1830 e il 1848.
Quando il 5 ottobre arrivò il giorno del commiato ai congressisti, Ferdinando II di Borbone li salutò con una serata di gala a Palazzo reale e un concerto all’Accademia di Musica. Nel suo discorso indicò inoltre il marchese Brignole-Sala quale presidente scientifico dell’ottavo Congresso di Genova del 1846 e del nono di Venezia del 1847.
Odoardo Turchetti, segretario della sezione congressuale di Medicina, scrisse giustamente che fu il più bel Congresso mai fatto nella penisola italiana, organizzato in modo splendido, ricco di avvenimenti e di premure per gli ospiti.
il 28 di settembre, durante il Congresso e davanti agli scienziati convenuti fu inaugurato anche l’Osservatorio meteorologico alle falde del Vesuvio con il discorso augurale di Macedonio Melloni.
Il 30 settembre il re, davanti ad ambasciatori, ministri, alte cariche civili e militari, congressisti, nel Cimitero nuovo di Poggioreale scoprì la monumentale statua della Religione Cattolica, opera dello scultore Tito Angelini, con discorso augurale e benedizione del padre gesuita Bernandino Latini.
Il 3 ottobre gli scienziati furono portati in visita agli scavi di Pompei e sul Vesuvio; per le loro disquisizioni scientifiche fu messo a disposizione dei partecipanti il Palazzo Francavilla, con un ricco programma d’intrattenimento con balli, simposi di lavoro e di Gran Gala, così come a Palazzo Reale di Napoli e di Capodimonte.
Tutti gli scienziati ebbero in dono una guida della Città in due volumi, opera dello scrittore e canonico Andrea de Iorio da Procida.
Come si può constatare, in pieno Ottocento si mise in campo una perfetta macchina di organizzazione di eventi praticamente al pari delle avanzatissime società specializzate dei giorni nostri, che curò i più piccoli particolari, come quello, ad esempio, di disporre tutte le facilitazioni per gli scienziati di libero ingresso alla frontiere, oltre a tutti i comfort e momenti di intrattenimento e di cultura.

Michele Di Iorio

(Foto del Museo Galileo di Firenze)